Il nostro compleanno (il manifesto è nato il 28 aprile 1971) cade in una giornata particolare, lo stesso giorno in cui nasce il governo dell’accordo tra il Pd e Silvio Berlusconi. E dunque le ragioni per essere in campo con un giornale come il nostro sono oggi ancora più forti di ieri. Innanzitutto perché larga parte dell’informazione nazionale, con tutte le sfumature possibili, sarà condizionata, per scelta politica, per interessi economico-editoriali dall’accordo del governo Letta-Letta. Certo non mancheranno problemi e contraddizioni (come già si è reso evidente con la candidatura di Stefano Rodotà ), ma la maggior parte delle grandi testate canteranno in coro le lodi dell’unità nazionale.

Per il manifesto si aprono spazi nuovi di informazione e di campagna politica, come e’ avvenuto nell’ultimo periodo con la nostra iniziativa di indicare Rodotà al Quirinale (candidatura poi sostenuta dal Movimento 5stelle), e prima ancora con il giornale promotore della grande area dei movimenti per i beni comuni. Se il Pd avesse appoggiato questa scelta di cambiamento, cosI’ come era emerso dal voto di febbraio, oggi forse non ci ritroveremmo spettatori del vecchio film del berlusconismo appena riverniciato di moderatismo.

Nonostante le buone intenzioni del nuovo presidente del consiglio, nonostante l’immagine di facciata della compagnone ministeriale, nonostante le facce ripulite e rinnovate (le otto ministre ne rappresentano un aspetto di rilievo) è evidente quanto questo governo nasca condizionato. Berlusconi ha tutto l’interesse a far pesare tanto più il suo sostegno quanto più su di lui gravano processi e imminenti sentenze (alla possibilità di vederlo nominato senatore a vita non vogliamo credere). A prescindere dal programma e dalla lista dei ministri, anche i più sprovveduti sono in grado di capire quanto la durata dell’alleanza sia nelle sue mani. Il Pd arriva a questa prova squassato nel suo gruppo dirigente, diviso sul che fare,e duramente criticato dalla base.

Non sarà facile nemmeno per il gruppo di Vendola praticare un’alleanza “costruttiva” perché si è rotto il patto di centrosinistra e sarà difficile persino recuperarlo a livello delle amministrazioni locali.

Per il manifesto si apre una fase stimolante, come già abbiamo vissuto durante le elezioni. L’area politica, sociale e sindacale di riferimento si allarga. Il nostro contributo giornalistico e intellettuale dovrà tener conto delle nuove sollecitazioni, tutte riconducibili a un obiettivo non di breve termine; la nascita di una sinistra diversa, capace di cogliere, organizzare, connettere quanto c’è di meglio nella tradizione politica e culturale del pensiero anticapitalista. E quanto c’e di nuovo nel fermento degli ultimi anni.

Oggi l’area dell’opposizione si allarga e dentro questo mare il manifesto naviga e navigherà. Non certo senza difficoltà. Quello che abbiamo costruito nell’ultimo anno, come abbiamo già scritto molte volte, lo abbiamo strappato a chi aveva decretato la nostra fine. Siamo usciti dalla Liquidazione amministrativa, abbiamo fatto nascere una nuova cooperativa (senza debiti), abbiamo mantenuto le vendite e il maggior numero dei posti di lavoro. Una parte dei fondatori non ha condiviso questa scelta, e ha lasciato il giornale, nonostante la nostra disponibilità a mantenere aperto il confronto. Abbiamo superato una dura prova grazie all’impegno della redazione che ha mostrato una grande dedizione alla testata, grazie ai collaboratori che ci aiutano ad approfondire il dibattito nella sinistra, e soprattutto grazie alla fiducia e al sostegno, anche critico, di lettrici e lettori.

E’ con voi che stiamo costruendo il nuovo manifesto.  di voi che avremo bisogno per le prossime campagne editoriali (soprattutto abbonamenti) che dovremo affrontare per l’acquisto della testata, perché continui a vivere un futuro senza padroni, né padrini, nel solco tracciato dai fondatori quarantadue anni fa.