Presa tra impegni ufficiali e strascichi delle polemiche Virginia Raggi ieri in serata ha riunito la sua giunta. A ranghi ridotti: ci sono ancora tre caselle vuote, quelle che occupava Marcello Minenna: il bilancio, il patrimonio e l’incarico «a tempo» sulle partecipate. Non c’era Paolo Berdini, l’assessore all’urbanistica che aveva chiesto la rimozione di Raffaele Marra e la ripartenza su nuove basi. Ufficialmente non era presente solo per questioni personali. Resta il problema di capire chi terrà i cordoni della borsa, facendosi carico del gravoso dossier sui 13 miliardi di debito, palla al piede di ogni azione amministrativa che non suoni come una liquidazione fallimentare.

Consci di questo onere, alcuni parlamentari grillini hanno premuto per il clamoroso rientro di Minenna. Ma questa eventualità viene esclusa da più parti. L’analista Consob, uomo d’esperienza e relazioni che si era distinto per attivismo e la cui indipendenza aveva turbato pezzi della maggioranza pentastellata in Comune, appare ormai incompatibile con la sindaca.

Per sostituirlo si fa il nome di Nino Galloni, figlio del ministro democristiano della Prima Repubblica ed economista. Questi nelle settimane scorse ha espresso pubblicamente la sua disponibilità ad entrare nella squadra del governo cittadino, ma ha anche esortato l’amministrazione di Raggi ad intraprendere una svolta pragmatica e «moderata», che dovrebbe palesarsi ad esempio con la disponibilità ad ospitare le Olimpiadi del 2024.

Non proprio un mutamento da poco. «Per il ruolo di assessore al bilancio ci sono 14 candidati. Ne abbiamo parlato e presto avrete notizie», rivela l’assessore al commercio Adriano Meloni
A proposito di Marra: il contestato vicecapo di gabinetto ha confermato il suo passaggio alla guida del dipartimento Organizzazione e Risorse umane del Campidoglio. L’uomo era stato criticato per le sue passate esperienze con la presidente del Lazio Renata Polverini e con il sindaco Gianni Alemanno.

La sua testa era stata chiesta dal direttorio e da Beppe Grillo in persona. Ma il fatto che si occuperà di un settore fondamentale come la gestione dei 24 mila dipendenti del Campidoglio, cifra che raddoppia se si considera anche il parco-lavoratori delle aziende partecipate da Roma Capitale, suona come una beffa alle richieste dei vertici nazionali del M5S.

Come se non bastasse anche la defenestrazione di Raffaele De Dominicis, indagato per abuso d’ufficio, paradossalmente suona come uno schiaffo a direttorio e fondatore. Se non altro per la tempistica: il siluramento del magistrato della Corte dei conti è avvenuto soltanto il giorno dopo l’ultimatum, per cause da esso indipendenti. Eppure il comico ha smentito ogni tensione: «Io avrei detto che Virginia è pazza? È una frase inesistente. Qui sono impazziti tutti, ormai inventano qualsiasi cosa. Ho fiducia in lei».

Si attende ancora che gli eventi dell’ultima settimana siano oggetto di quella discussione in consiglio comunale reclamata dalle opposizioni. Nella confusione di questi giorni, è circolata persino la voce che una parte del gruppo consiliare grillino volesse prendere le distanze dalla sindaca. Circostanza smentita con decisione dal fedelissimo Enrico Stefàno, presidente della Commissione Trasporti: «L’ipotesi che Virginia Raggi possa non trovare una maggioranza in Consiglio è quanto di più falso si possa pensare – detta Stefàno alle agenzie – Siamo tutti vicini a Virginia, l’abbiamo sempre sostenuta, abbiamo condiviso un percorso insieme. È un’ipotesi assolutamente fuori dal mondo. Noi tutti ripartiremo più forti da questi problemi che io non ho mai negato».

Uno di questi «problemi» si chiama Paola Muraro (nella foto), l’assessora all’ambiente sulla quale emergono diverse tracce di relazioni con il ras dei rifiuti Manlio Cerroni e numerosi indizi sul suo coinvolgimento con le passate gestioni del gigantesco business dell’immondizia capitolina. La commissione alla trasparenza la convocherà assieme ai vertici Ama, per fare chiarezza sulle varie consulenze svolte fino alla data del suo insediamento. La proposta è stata accolta anche dai membri del M5S, che invitano a guardare più a fondo nella gestione di appalti e consulenze da parte della partecipata di Roma Capitale degli ultimi anni.