L’appuntamento è per domani – 20.30 Casa del Cinema di Roma con Stop the Pounding Heart. Il film di Roberto Minervini è infatti il titolo scelto per inaugurare la nuova edizione del Mese del Documentario, la rassegna itinerante che parte come sempre dalla capitale, e propone fino al 27 maggio, in diverse città italiane (14 quest’anno), e in tre capitali internazionali (Londra, Parigi, Berlino), una selezione di doc italiani. I film nel «pacchetto», cinque, concorrono al Doc/it Professional Award (3000 euro)che verrà assegnato il prossimo 27 maggio. Ogni proiezione sarà accompagnata dagli autori che discuteranno col pubblico invitato a votare il suo film del cuore, per il Premio del pubblico (1000 euro, offerto dall’associazione 100autori).

L’idea della rassegna, organizzata da Doc/it, l’associazione dei documentaristi italiani, e da 100autori nasce dall’esigenza di uno spazio in sala per il documentario, «genere» che sul nostro mercato cinematografico fa ancora molta fatica a trovare una collocazione nel mercato nonostante i premi e nonostante gli spunti vitali che questo terreno di ricerca continua a produrre, alimentando anche alcuni degli esordi narrativi migliori di questi anni (pensiamo ai film di Leonardo Di Costanzo o di Alessandro Rossetto).

I cinque film della III edizione sono il risultato di due votazioni di professionisti, critici, giornalisti, programmer di festival, studiosi che hanno scelto su 84 titoli complessivi.

Stop the Pounding Heart, vincitore di Filmmaker 2013, è la terza parte di quella che Minervini chiama «la trilogia texana», una storia d’amore tra due ragazzi, Sara, figlia di allevatori di capre molto religiosi che educano lei e i dodici fratelli secondo i precetti della Bibbia, e Colby Trichell, un giovane cowboy che cavalca tori nei rodei locali, nella quale l’autore disegna anche un ritratto di quell’America che rischia spesso i cliché. I due si guardano con curiosità, timidezza, persino diffidenza. Che sia in groppa a un toro vero, o a una macchina che ne simula i movimenti, scuotendo all’impazzata il suo corpo esilissimo, il personaggio di Colby ha una dimensione fisica che lo rende più accessibile, aperto. Ha una dolcezza palpabile, e quasi malinconica. Sara, che studia il ragazzo come per cercare di scoprire se stessa, è molto più inespugnabile, dibattuta, fatta di spigoli, oltre che il soggetto più difficile a cui l’occhio della cinepresa di Minervini si è mai avvicinato.

«Colby è uno specchio per Sara, le apre la possibilità di riflettere sulle sue scelte, costringendola a mettere in discussione tutto ciò che per lei è sacro» dice Minervini, origini italiane, radicato in America, il cui prossimo film, Louisiana, sarà presentato a Cannes – Certain Regard.
Stop the Pounding Heart ha avuto una piccola distribuzione italiana, non come un altro titolo in cartellone, Sacro Gra, Leone d’oro a Venezia nel 2013, un caso unico, poi uscito con ottimi risultati per nulla scontati visto che capita spesso che il Leone d’oro o la Palma di Cannes non abbiano successo.

Sacro Gra è stato invece un evento, e anche l’arrivo alla notorietà, almeno qui in Italia, del suo regista, Gianfranco Rosi, che ha alle sue spalle pochi film ma tutti molto forti. Proprio questo però rende la presenza del film quasi un esempio di come per un cinema considerato «difficile» esiste anche da noi un potenziale pubblico, che spesso ha bisogno di essere scovato, e portato in sala inventando nuove strategie distributive. Ed è la scommessa della manifestazione che rende ogni proiezione un po’ un evento – Minervini dialogherà con la sala via skype. Gli altri titoli sono: SmoKings di Michele Fornasero, The stone river di Giovanni Donfrancesco, Dal profondo di Valentina Pedicini.
Info: http://ilmese.documentaristi.it/