Nelle settimane scorse l’industria cinematografica americana ha finalmente onorato colui che molto probabilmente ancora oggi è l’attore asiatico più popolare e riconoscibile dell’intero pianeta, Toshiro Mifune. Dopo l’annuncio avvenuto nell’autunno dello scorso anno infatti, anche l’attore giapponese ha la sua stella a Hollywood sulla Walk of Fame, a vent’anni dalla sua scomparsa.

Il suo nome resta indissolubilmente legato a quello di Akira Kurosawa, regista con cui è arrivato alla fama domestica ed internazionale, i due nell’arco di 17 anni ed altrettante pellicole, dal 1948 al 1965, hanno realizzato insieme lungometraggi che sono giustamente considerati capolavori della settima arte e che hanno contribuito a plasmare il cinema postbellico giapponese ed internazionale. È ben noto come la loro prima grande collaborazione ad esempio, Rashomon nel 1950, sia stato anche il film che con la sua quasi casuale partecipazione al festival di Venezia dell’anno sucessivo, manifestazione in cui si portò a casa anche il Leone d’Oro, abbia contribuito alla «scoperta» da parte dell’occidente del cinema nipponico. Ma Mifune con Kurosawa è stato anche l’incredibile presenza fisica di Kikuchiyo in I sette samurai o il ronin in Yojinbo, tanto per citare due dei titoli più conosciuti girati assieme al grande cineasta nipponico.

Mifune nasce in Cina durante l’occupazione imperialista giapponese nel 1920 e si unisce alla Toho subito dopo la fine del conflitto con l’intenzione di diventare cameraman, vista la sua esperienza di fotografo durante la guerra, ma un po’ per caso ed in parte sfruttando un momento in cui la stessa compagnia era in subbuglio, viene notato per le sue caratteristiche fisiche e per la sua esuberanza e si guadagna così una prima importante parte in Snow Trail film del 1947. Da qui in poi grazie al connubio con Kurosawa, binomio dal quale, vale la pena sottolinearlo per evitare malintesi, ne guadagneranno tanto l’uno quanto l’altro, seguiranno quasi due decenni di successi in cui Mifune diventa una vera e propria star e assieme a Kurosawa inizia a venir aprezzato anche da molti autori della cosiddetta New Hollywood. Come è noto George Lucas per l’episodio IV di Star Wars ha tratto ispirazione anche da La fortezza nascosta di Kurosawa, ma si dice che il regista americano avesse offerto proprio a Mifune la parte di Darth Vader e che questi abbia riufiutato perché impegnato in altri lavori e Steven Spielberg lo volle in 1941, film dove Mifune interpreta il ruolo di un comandante della marina giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale.

Ma l’influenza dei personaggi da lui creati sul grande schermo continua e va ben oltre quanto scritto sopra, tanto che probabilmente anche il personaggio del pistolero solitario e ribelle messo in scena da Clint Eastwood in tanti suoi film non esisterebbe senza Mifune ed i personaggi da lui interpretati. Spielberg ed un altro grande autore della sua generazione come Martin Scorsese sono due fra gli intervistati, molte dei quali colleghi attori, che compaiono in Mifune: The Last Samurai, un documentario diretto da Steven Okazaki ora nelle sale americane, un lavoro che cerca di presentare allo spettatore il Mifune attore e persona in tutta la sua totalità e con tutti i suoi lati oscuri, il giapponese era fra le altre cose anche un forte bevitore ed un amante dell’alta velocità. Come viene detto in un passaggio del documentario e chi ha visto le sue migliori interpretazioni sul grande schermo non potrà non essere d’accordo, «Mifune era come l’oceano, vasto ma qualche volta anche turbolento».

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