In estate la «bassa» diventa un forno. Non c’è via di fuga dal sudore e da quella paralizzante forma di spossatezza che rallenta ogni attività cognitiva. Per recuperare energie e lucidità occorre trovare conforto sulle coste istriane. oppure in un locale di secondo ordine per ascoltare la voce seducente di una cantante jazz.

Ma a Padova e nel Veneto padano la macchina della sicurezza macina marce contro i migranti per cacciare uomini e donne colpevoli di essersi sottratti a orrori indicibili. Dietro le quinte, piccoli e grandi imprenditori continuano a fare affari con la criminalità organizzata indigena e «straniera». Verso questo grumo mefitico nessuno raccoglie firme, né si indigna, perché i soldi che dispensa sono fondamentali a quella «terza Italia» portata prima a modello sociale e economico diventata poi una distesa di piccoli e grandi capannoni industriali ormai vuoti.

L’eroe di Massimo Carlotto, l’investigatore senza licenzia dal nome d’arte Alligatore, vaga indolente tra una birra, uno spritz e le cene consumate con Max la memoria e il contrabbandiere Rossini. Scivola così buona parte del romanzo da poco nelle librerie Per tutto l’oro del mondo (e/o, pp. 189, euro 15). Ma come spesso accade nei noir di Carlotto l’imprevisto irrompe nella vita dei protagonisti. Questa volta si tratta di scoprire cosa c’è dietro la morte violenta di una colf e di un commerciante durante una delle tante rapine che hanno costellato la vita nella «bassa», tutte indirizzate verso professionisti asserragliati nelle loro villette trasformate in simulacri di bunker. L’Alligatore non è però convinto che il caso sia degno di nota. Vuol gettare la spugna, passare la mano. Ma poi c’è un bambino sulla soglie della pubertà che lo assolda con una parcella di un centesimo di euro. Vuole giustizia, mentre il detective e la sua banda vogliono capire perché la madre del cliente, colf per necessità dopo la morte del consorte, sia stata stuprata e massacrata di botte.

L’indagine si snoda tra ricettatori, e piccoli malviventi, tanto balordi quanto pericolosi per sé e gli altri. C’è anche un amore, impossibile, consumato tra brano jazz e un pedinamento.

Tutto sembra attestare che la politicità del noir di Carlotto si sia stato messa tra parentesi. Un errore di valutazione, perché è chiaro che quello che viene descritto è un nuovo capitolo della fine del miracolo del nord-est e il conseguente intreccio tra attività economica legale e quella criminale. In questo romanzo, Carlotto mette a fuoco questa realtà da un’altra prospettiva, quelle delle campagne securitarie, dell’ossessivo refrain sulla sicurezza declamata da politici collocati a destra, a centro e a sinistra delle coordinate politiche correnti. Che la caccia al migrante porti voti è ormai cosa nota, dice l’Alligatore. Che l’organizzazione di ronde debba costituire lo scheletro di organizzazioni politiche populiste è cosa però recente. Ma cosa accade quando un capopopolo improvvisato viene suicidato? Uno degli slogan del Sessantotto diceva che sotto il selciato c’è la sabbia. Nel lungo inverno neoliberista, vale però la regola che sotto il selciato c’è il crimine, attività ormai corrente in una regione devastata e desertificata come è il Nord-est. Desertificata perché ogni attitudine critica, politicamente non omologata è stata cancellata, con le buone o le cattive. Rimangono solo alcune oasi, spesso isolate tra loro: centri sociali, un po’ di sindacato, brandelli di associazioni cattoliche.

Quello che i protagonisti del romanzo scopriranno squarcia il velo soporifero steso sulla realtà. Sia ben chiaro, l’Alligatore, Max e Rossini non si improvvisano militanti politici. Certo praticano l’obiettivo della giustizia, ma sanno che le risposte che potranno trovare per il loro piccolo «datore di lavoro» non cambieranno il mondo.

Massimo Carlotto non ama i lieto fine. Le conclusioni dei suoi libri lasciano sempre un sapore agrodolce, talvolta amaro. Gli amori iniziano e finiscono. Quello con la cantante jazz si conclude con il ritorno della donna all’asfissiante quotidianità dalla quale voleva fuggire. I cattivi non sono stati sconfitti del tutto. E l’inferno dell’estate veneta può continuare a consumare sogni, desideri e bisogni di un altro mondo possibile. Poi la telefonata del «male radicale», cioè di Giorgio Pellegrini. Il sadico trafficante di anime, corpi, sogni vuole ingaggiare il suo nemico giurato, cioè l’Alligatore, per scoprire chi ha ucciso la donna e l’amante, unite da un ménage à trois dove sadismo, masochismo e violenza si tengono per mano. Più che un epilogo è il prologo di un altro romanzo. Da attendere con la stessa ansia che ha accompagnato l’uscita di questo romanzo.