Conosco intimamente i terremoti, ero nelle Marche la notte di agosto dello scorso anno quando il movimento tellurico ha distrutto Amatrice radendola al suolo; ho visitato nelle settimane successive il corpo morente di Pescara del Tronto, il paese orizzontale dove i tetti sono diventati pavimenti di tegole, e Arquata, un borgo fantasma. Anche oggi lì come a Castelluccio di Norcia, Accumuli, Camerino, in queste terre di un teatro tragico infinito, ancora un crollo sopra un altro crollo, come se la lama di un coltello continuasse a incidere con perfidia e come una maledizione dentro una ferita che trabocca di sangue. E’ tornato in incubo però aggravato dalle condizioni climatiche, dopo le bufere di neve anche le stalle nei paesini sperduti crollano, gli animali si perdono, scappano verso le gole sperdute di montagna e rischiano di morire dal freddo, il blackout delle linee elettriche e telefoniche aumenta la lontananza delle popolazioni dei sommersi, stremate da un’altalena di angosce e prigioniere nelle case. Una lontananza dall’altra Italia, quella dei salvati.

Nelle Marche, in Abruzzo e nel Lazio ormai la terra trema di continuo, non sai mai da quale punto arriva la sua onda distruttrice, la gente vive l’angoscia di questo ignoto fantasmatico, l’epicentro potrebbe essere lontanissimo o a pochi chilometri da casa sua, nessuno sa quando la scossa successiva arriverà, se arriverà, e se distruggerà la sua casa.

Sa solo che deve mettersi in salvo. Ma questo terremoto sembra ormai infinito. Piccole insidiose scosse notturne turbano periodicamente la vita dentro le case, fanno battere i cuori delle persone, anche nelle periferie del cratere dove il sesto grado della scala Mercalli provocò quella notte di agosto un dondolio che sembrava eterno, e lo scricchiolio angoscioso dei tramezzi, nelle intercapedini, qualcosa che faceva immaginare un finimondo.

Un boato che si è ripetuto anche oggi, alzando di nuovo la tensione, spezzando i nervi della gente. Paesi da tre giorni al buio e al gelo, sindaci disperati per la latitanza delle istituzioni che invocano l’intervento dell’esercito, una sequenza micidiale di quattro sismi di magnitudo superiore a 5 in sole tre ore, qualcosa di calamitoso mai visto che sgomenta anche gli esperti.
Ormai il terremoto abita dentro le popolazioni e la gente, è qualcosa che ognuno porta dentro di sé anche quando viaggia e sembra invincibile, diventa una condizione dello spirito, una precarietà nuova, quasi metafisica, in un mondo già popolato di catastrofi, politiche, ambientali, culturali, fantasmi della perdita.

Diventa la paura del nulla, un’ansia irrazionale che divora. All’improvviso sembra tremare tutto in quella parte dell’Italia, anche quando tutto è immobile, sei tu che hai introiettato quella fisima, intimamente vivi il ripetersi della paura, qualcosa di atavico che ti fa immaginare città distrutte, fiumi che straripano, treni lanciati contro il vento che deragliano, animali morenti e macchine inghiottite nell’asfalto che frana, cose ancestrali di civiltà sepolte, poi trema tutto davvero di nuovo come oggi e quella paura terribile ridiventa subita vera.

Lì dove mentre la neve assedia e il ghiaccio stringe, uomini e animali resistono contro una furia cieca che vuole cacciarli sotto.