Forse è merito di una congiunzione astrale o del “caso” oggetto di riflessioni filosofiche sin dai tempi degli antichi greci e romani, eppure ieri mentre il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco (21 Paesi membri, non l’Italia) approvava una nuova risoluzione di condanna delle politiche israeliane a Gerusalemme Est, il Dipartimento per le antichità di Israele ha comunicato al mondo la scoperta di un papiro del VII secolo a.C. dove Gerusalemme è menzionata in lettere ebraiche antiche. Per la ministra della cultura Miri Regev il papiro dimostrebbe una volta di più l’importanza storica di Gerusalemme per gli ebrei, «al di là della propaganda menzognera dell’Unesco». L’annuncio ha fornito ulteriori munizioni al governo israeliano per attaccare l’agenzia dell’Onu per la cultura che nelle ultime settimane, con tre votazioni, ha riaffermato che Israele è una potenza occupante a Gerusalemme Est, usando solo i toponimi arabi per indicare i luoghi santi, in particolare per la Spianata delle Moschee (Haram Sharif) considerata il Monte del Tempio dagli ebrei. Per Israele l’Unesco negherebbe il legame tra l’Ebraismo, il Monte del Tempio e il Muro del Pianto. «È voto spazzatura” ha commentato il portavoce del ministero degli esteri Emmanuel Nahshon. La scorsa settimana Matteo Renzi era sceso in campo a difesa delle ragioni di Israele rimproverando il ministro degli esteri Gentiloni che aveva ordinato l’astensione sulla risoluzione dell’Unesco. Ieri Gentiloni ha annunciato che l’anno prossimo l’Italia passerà al voto contrario se l’agenzia dell’Onu presenterà un testo su Gerusalemme simile a quello del 2016.