L’anno scorso New York city ha visto il debutto di un nuovo festival, l’Annual New York Porn Film Festival, non si sapeva come sarebbe andato, non si sapeva se sarebbe stata un’unica edizione, invece questo Giugno 2016 ha visto lo svolgersi del secondo Annual New York Film Festival, ed è stato un successo.
Chi pensava che il secondo Annual New York Porn Film Festival sarebbe stato poco più che un gruppo di appassionati della visone collettiva di film per adulti si sbagliava. È stato molto di più.
Il festival anche quest anno si è tenuto a Brooklyn, nella zona di Bushwick, il quartiere dell’underground newyorchese contemporaneo per eccellenza, dove tutto succede in un panorama post industriale, dove tutti i tacchetti patinati di Sex and the City sono destinati a spezzarsi; il luogo prescelto è stato il Chemistry Creative, una casa di produzione video, performance ed eventi che si è recentemente spostata in quella zona e di eventi, durante il festival, se ne sono susseguiti parecchi.
Spettacoli dal vivo, libera distribuzione di dildo, forum di discussioni sul settore e sulla sessualità in senso più ampio, la proiezione di un video musicale con James Franco, sessioni di stand up commedy (chi ha detto che erotismo e risate non possano coesistere?), spettacoli fruibili tramite le cuffie per la realtà virtuale e un incontro con Ron Jeremy, nativo newyorchese e forse la più nota star nel mercato dei film per adulti di tutti i tempi.
Anche quest’anno il porno di cui tratta questo festival non deve essere inteso come quello del mercato main stream, o meglio, lo include ma non ne viene caratterizzato; l’idea di porno che Simon Leahy, fondatore del festival, porta avanti è un discorso assolutamente politico che racconta ed utilizza il corpo, il piacere, la sessualità, come elementi di rottura con lo status quo e il conservatorismo.
Per Leahy l’obiettivo di questo festival è quello di «abbracciare la pornografia in tutte le forme ed esaminare il suo ruolo sociale, e rivoluzionario, mettendo in mostra nuovi attori, le nuove tecnologie, generi, movimenti e tendenze».
Nonostante lo sponsor principale sia Pornhub, il porno tradizionale che Pornhub promuove non è stata la tipologia principale del festival.
Tra i vari incontri il più seguito è stato quello legale, sul revenge porn, vale a dire la diffusione di foto o di video o altro materiale personale di tipo erotico la cui produzione era stata intesa per uso privato, come gioco erotico tra adulti consenzienti e non per essere divulgato a terzi.
Daliah Saper, procuratore, specializzata nella legislazone che si occupa di intrattenimento e della sua contiguità con il primo emendamento che difende la libertà di espressione, ha tenuto un seminario su la difficoltà nel difendersi, per le vittime del revenge porn. Il termine «vendetta porno» ha fatto la sua comparsa quando foto nude di celebrità, come l’attrice premio Oscar Jennifer Lawrence o la top model Kate Upton, sono state diffuse on-line, ma la stragrande maggioranza dei casi di questo tipo di vendetta sono casi in cui un ex geloso o vendicativo si accanisce contro un ex partner, il più delle volte, per ragioni anagrafiche, studentessa del college, o adolescente di scuola superiore. Molti di questi soggetti non possono essere facilmente perseguibili in quanto caricano le immagini ed i video in forma anonima, tramite server proxy che servono per mascherare la propria identità e gli indirizzi IP. Una volta caricati, i contenuti possono diventare virali, circolando dentro e fuori le catene di subreddit, diventare scaricabili come file bittorrent e altre reti di distribuzione impossibili da controllare.
Altro tema principale, tra i vari temi del festival, è stato il mettere a fuoco la miriade di problemi del settore porno, in particolare i diritti dei lavoratori del settore, i compensi spesso troppo bassi per gli artisti e la misoginia dilagante del cinema per adulti.
Come ha detto Rae Sanni, una degli stand up comedian che si sono esibiti, parlando della difficoltà di trovare del porno che si adattasse alle sue esigenze sessuali: «Io ho un tipo di feticismo davvero strano: è vedere le donne trattate bene».
Tra gli artisti che hanno presentato i propri lavori quest’anno c’è stata anche una presenza italiana, quella di Slavina, porno-attivista impegnata nell’ambito delle lotte sociali, dell’autoproduzione e della tecnologia DIY.
«Parto da quello che è il concetto della postpornografia – racconta Slavina – iniziando a concepire un’idea piú sexy della rivoluzione. La mia maestra è Annie Sprinkle, che da attrice porno è diventata regista e performer. A lei si deve l’inizio del postporno. Fu la prima pornostar a mettere in discussione il suo ruolo di oggetto rivendicando quello di soggetto. Negli Stati Uniti fin dagli anni ’90 esisteva una produzione pornografica di donne per un pubblico femminile, mentre in Europa a rompere il ghiaccio sono stati i cortometraggi femministi della raccolta ‘Dirty Diaries’ della svedese Mia Engberg e a seguire i film della regista Erika Lust. Io, che ho una formazione di attivismo, ho cominciato ad occuparmi di porno perchè frustrata dal fatto che il corpo non avesse nessuno spazio di valorizzazione politica. Quando entrava in gioco non era mai per il piacere: picchiato nelle cariche della polizia o usato nei centri sociali per estenuanti sessioni di pulitura e ramazzatura dei luoghi».
Nel 2012 Slavina ha pubblicato un libro Racconti per ragazze sole o male accompagnate, ma la sua attività principale è quella di video artista e performer; partecipa al progetto «Le ragazze del porno», che riunisce diverse autrici italiane e insieme a una di loro, Lidia Ravviso, regista, video artista e montatrice, ha realizzato Insight un cortometraggio sulla masturbazione femminile che ha partecipato al festival newyorchese. Nel video un uomo ed una donna sono chiusi in una stanza ed ingaggiano un gioco di sguardi e una sfida senza parole, il silenzio viene rotto solo da respiro e gemiti e nella scena finale si ritrovano in mare aperto. Tutto il cortometraggio si basa sul dualismo, la dialettica e la reciprocità: la scoperta del corpo della protagonista e la sua azione corrispondono all’apertura dell’occhio dell’osservatore, immobile ma complice in un gioco che nel finale diventa gioco di scambio.
Il lavoro di Slavina e il Porn film festival newyorchese sono stati un connubio perfetto per parlare di fisicità, politica, corpo, rottura degli schemi.
«La questione non è porno – ha spiegato Cindy Gallop, durante la sua conferenza «The Social Sex Revolution», che promuoveva il suo sito MakeLoveNotPorn.tv. – il problema è che non si parla di sesso nel mondo reale, e già solo parlarne è un’azione politica»