Tra le grandi contraddizioni che Alexis Tsipras dovrà sciogliere ce n’è una che attesta tutta l’ipocrisia del capitalismo e che riguarda anche il nostro paese. In breve: con gli accordi per il salvataggio monetario firmati dal governo e ratificati dal Parlamento quest’estate, la Grecia si è impegnata a sostenere un programma di privatizzazione dei servizi idrici, partendo dalle città di Salonicco e Atene. La contraddizione sta nel fatto che nelle capitali dei due paesi considerati leader dell’Ue, Francia e Germania, i cittadini hanno già cancellato le relative privatizzazioni dell’acqua con il loro voto. A Parigi la gestione era stata affidata alle due multinazionali francesi Veolia e GdF-Suez (quest’ultima nata dalla fusione tra Gas de France e Suez). Si tratta delle due aziende più grandi al mondo sia nei servizi idrici che nello smaltimento dei rifiuti, eppure espulse dal mercato per via referendaria. Per ottenere la conferma del mandato nelle elezioni del 2008 il sindaco socialista Bertrand Delanoë aveva garantito il ritorno alla gestione interamente pubblica e gli elettori lo avevano premiato con il 70% dei voti. E infatti dal 1° gennaio 2010 le bollette dell’acqua sono state abbassate e ci sono stati consistenti risparmi di gestione. A Berlino invece il comune ha riscattato prima le quote detenute dalla multinazionale elettrica tedesca RWE per 658 milioni di euro e poi quelle di Veolia per 590 milioni. Anche in questo caso è stata rispettata la volontà degli elettori manifestata con un referendum nel febbraio 2011 con il quale 666mila berlinesi si erano espressi per la ripubblicizzazione del servizio. Altre otto città tedesche, tra le quali Stoccarda, hanno fatto la stessa scelta.

Ora anche in Grecia i cittadini dovranno ascoltare la bella predica della privatizzazione. E questo dovrebbe accadere anche se già nel 2014 la Corte costituzionale ellenica aveva stabilito che la vendita del servizio idrico di Atene, voluta dal precedente governo Samaras, è incostituzionale. La speranza delle lobby dei servizi idrici e delle loro appendici politiche è che accada qualcosa di simile a quanto avvenuto e sta avvenendo nel nostro paese, malgrado il risultato dei referendum del 12 e 13 giugno 2011. Alcune sentenze della nostra Corte costituzionale dicono che il governo non può legiferare su norme modificate dal voto popolare prima che siano passati cinque anni. La strategia adottata prevede invece di fare le stesse cose ma con piccole modifiche. L’ultima l’ha apportata Renzi con la reintroduzione della possibilità di vendere ai privati le quote in possesso dei comuni nelle società che svolgono i servizi pubblici: il malloppo così ottenuto resterà fuori dal patto di stabilità.

Da tempo le due multinazionali sono presenti anche in Italia e in qualche caso, anche se indirettamente, sono socie tra loro. La girandola di interessi che le caratterizzano è molto vicina sia al nostro governo che a quello francese e tedesco. Il gruppo GdF-Suez ad esempio è presente in Acea Spa che, oltre alla capitale, gestisce l’acqua in cinque dei sette ambiti territoriali della Toscana (inclusa Firenze), in Umbria, Frosinone e nel comprensorio sarnese-vesuviano in Campania. Acea, attraverso Crea Gestioni Srl, è azionista della Geal di Lucca, nel cui capitale sociale troviamo Veolia. Quest’altra multinazionale controlla la società Siba, che a sua volta è socia di GdF-Suez (attraverso Degremont) nei due Consorzi che hanno costruito il mega depuratore di Milano: Milano Depur Scarl e Nosedo Scarl. Nel secondo consorzio è azionista anche la Lega delle Cooperative, attraverso Unieco. La Legacoop, della quale era Presidente l’attuale ministro Giuliano Poletti, è poi socia della stessa Acea negli ambiti toscani, insieme al Monte dei Paschi di Siena e al gruppo Caltagirone, altro grande azionista di Acea.

Sia GdF-Suez che Veolia invece sono partecipate dall’equivalente francese della nostra Cassa Depositi e Prestiti: questa partecipazione rappresenta il modello finanziario che si vorrebbe applicare anche in Italia. Il governo tedesco è l’attuale proprietario, sempre in via indiretta, della Depfa Bank: banca privatizzata nel 1992 e trasferita in Irlanda nel 2002 per motivi fiscali, specializzata negli investimenti nel settore pubblico in Grecia, Irlanda, Spagna e Italia, acquistata dalla Hypo R.E. Bank (il secondo gruppo bancario tedesco negli investimenti immobiliari) alla vigilia dello scoppio della crisi finanziaria del 2008. Questo gruppo poi è stato salvato dal governo tedesco con 10 miliardi di euro come finanziamento diretto e 142 miliardi sotto forma di garanzie.

Il motivo della nazionalizzazione di Hypo risiede nella quantità enorme di titoli tossici che Depfa aveva nel suo bilancio. Proprio questa banca in Italia ha finanziato, tra gli altri, le gestioni di Sorical in Calabria e di Acqualatina nel basso Lazio. Entrambe società pubblico-private che hanno come partner Veolia, la quale, attraverso Siba è a sua volta azionista dell’Acquedotto Campano e di Sicilacque. Veolia, in sostanza, sarà l’avversario principale del Presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta dopo la recente delibera regionale che vuole far tornare pubblico l’intero servizio idrico dell’isola.

Se vuole farsi un’idea di come funziona l’intero meccanismo, Tsipras può fare una visita nel comune di Aprilia. Per giustificarsi con la popolazione rimasta senz’acqua nelle ultime settimane, Acqualatina ha dichiarato che ciò era dovuto ai «consumi anomali» che si stavano verificando in città, salvo poi scoprire che la causa era una gigantesca perdita che perdurava da tempo in un quartiere periferico. Dai rapporti sulle gestioni di questa società si scopre che la percentuale di perdite nel 2002, quando è subentrata alle gestioni comunali, era del 74%: lo scorso anno le medesime dispersioni sono state del 69% in tutta la rete. In compenso ogni anno Acqualatina, della quale sono proprietari al 51% i comuni pontini, paga fior di euro sui prodotti finanziari derivati sottoscritti con la banca nazionalizzata dal governo tedesco.