Sarà una crociata senza dio, quella del senatore Carlo Giovanardi contro i matrimoni omosessuali, tanto fervida da promettere a nome di tutto il centrodestra «battaglia durissima» perfino contro il blando ddl sulle Unioni civili, giunto forse al punto di svolta grazie al referendum irlandese.

Per Matteo Renzi il testo base scelto in commissione Giustizia, presentato dalla senatrice democratica Monica Cirinnà, è quello giusto: ricalca il modello tedesco, è «diverso dal modello irlandese» e «sarà votato – secondo i desiderata del premier – tra luglio e settembre».

Ma questa volta almeno la posizione dell’altissimo non passerà per le rotative: dopo l’esortazione a «fare i conti con la realtà» rivolta alle gerarchie cattoliche dallo stesso arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, oggi è addirittura l’Osservatore Romano a riportare la riflessione corale che già si è aperta nel mondo ecclesiastico dopo quel voto che ha visto il 62,1% di cattolicissimi irlandesi – con grande partecipazione di giovani, cresciuti nelle scuole cattoliche – dire sì al diritto dei gay ad una famiglia.

«Nessun anatema, piuttosto una sfida, da raccogliere, per tutta la Chiesa», si legge nell’articolo. L’organo della Santa Sede propone «il rilancio di un confronto libero da forzature ideologiche» che eviti di dare «risposte semplificate ad una realtà complessa».

Eppure, quei «pasdaran» che il segretario della Cei, Galantino, vorrebbe si esludessero «da sè», sembrano invece pronti a non farsi «dettare l’agenda dal pensiero unico, dal politicamente corretto o dal voto in Irlanda», come annuncia Quagliariello, coordinatore dell’Ncd che ha presentato 2778 emendamenti degli oltre 4000 depositati in commissione Giustizia, di cui solo 282 firmati appunto da Giovanardi.

Forza Italia, invece, se da un lato parla la lingua di Mara Carfagna, responsabile del dipartimento per i diritti civili e supportata dallo stesso Berlusconi in un’intervista tv, dall’altro si affida ad 829 emendamenti per combattere spettri giustappunto paventati: «Bisogna evitare a ogni costo il rischio dell’utero in affitto», dice Maurizio Gasparri riferendosi allo “step-child adoption”, la possibilità di adottare il figlio del proprio partner contemplata nel testo all’analisi del Senato.

Gasparri azzarda perfino una critica all’ex Cavaliere: «I problemi indicati da Berlusconi – dice – (l’assistenza in ospedale e l’eredità, ndr) sono o già risolti o facilmente risolvibili con interventi limitati». Il leghista Salvini, invece, ripropone il benaltrismo: «L’emergenza è la disoccupazione e non i matrimoni gay».

Dunque una «serie infinita di no», riassume Franco Grillini, presidente di Gaynet, che come un po’ tutte le associazioni Lgbti denuncia il «gioco al ribasso della destra italiana» contro «il minimo sindacale» rappresentato dal ddl Cirinnà, una legge comunque «già superata in gran parte d’Europa», secondo il Circolo Mario Mieli.

Il testo, spiega la stessa autrice, «si fonda non sull’articolo 29 della Costituzione ma sull’art.2, quello che riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua personalità. Parliamo di coppie, dunque. Ma sia chiaro – aggiunge Cirinnà – che le unioni civili non sono equiparabili al matrimonio e sia chiaro anche che le adozioni restano riservate alle coppie di sesso diverso unite in matrimonio».

Ma siccome per il Pd «il punto di riferimento era e resta il modello tedesco», come ha riferito il vicesegretario Lorenzo Guerini, anche il testo Cirinnà va modificato e per farlo sono stati presentati 15 emendamenti.

Peccato che nel frattempo, illuminato dall’esempio irlandese, il governo tedesco abbia deciso di ripensare la legge vigente in Germania sulle unioni civili: «Non c’è ragione – ha annunciato ieri Christine Lueders, la consigliera speciale di Merkel per le politiche anti-discriminazione – di negare alle coppie dello stesso sesso il diritto ad un matrimonio vero e proprio. Il diritto per gay e lesbiche di sposarsi è un diritto umano, non dovrebbe essere soggetto alle questioni della politica».