«Vostre le guerre, Nostri i morti» era lo striscione mostrato ieri nei cortei organizzati dall’Unione Sindacale di Base (Usb) a Milano, Roma, Napoli e Cagliari nel giorno di approvazione della legge di stabilità al Senato. Nella valutazione del sindacato di base lo sciopero del pubblico impiego è pienamente riuscito. Alle manifestazioni hanno partecipato 20 mila persone in tutto il paese.

A Milano chiusura o funzionamento a scarto ridotto «delle scuole di ogni ordine e grado, dei servizi sanitari in molti ospedali del nord Italia e di uffici pubblici comunali e statali – ha detto il sindacalista Riccardo Germani – tra questi molte sedi Inps e Ministeriali, e servizi all’infanzia, tra questi notevole l’adesione in quelli del Comune di Milano. Siamo soddisfatti dell’adesione anche tra i lavoratori dei servizi esternalizzati -come, ad esempio nelle mense scolastiche- e delle aziende partecipate». Il corteo di 5 mila persone che ha attraversato la città è arrivato a Palazzo Marino dove pompieri e infermieri in divisa hanno organizzato un flash mob mentre venivano accesi fumogeni rossi. Ai partecipanti al corteo, tra i quali c’erano anche gli studenti, non è stato permesso di appendere sulla facciata del Comune lo striscione contro la guerra.

A Roma, dove il Colosseo è rimasto aperto nonostante lo sciopero, il corteo ha raggiunto il ministero della Funzione Pubblica in corso Vittorio Emanuele dove i manifestanti hanno lanciato monetine. «Sedici centesimi nun so’ manco un caffè, Governo Renzi tietteli pe’ te!» . L’azione simbolica ha ripreso uno dei temi dello sciopero: l’aumento promesso ai dipendenti pubblici nel rinnovo di un contratto bloccato dal 2010. L’Usb lo giudica «vergognoso»: i «pubblici» hanno perso negli ultimi cinque anni 6500 euro. L’aumento di 5 euro medi lordi mensili promesso da Renzi e dalla ministra Marianna Madia è irrisorio. Il corteo si è fermato in piazza S. Andrea della Valle, presidiata dalle forze dell’ordine in tenuta anti-sommossa. Ai senatori è stato lanciato l’appello a non votare una «legge di Stabilità ingiusta ed iniqua». Uno striscione con la scritta «non votatela» è stato sollevato da una serie di palloncini diretti verso il Senato.

Allo sciopero ha aderito l’80% dei lavoratori del Consorzio del trasporto pubblicio «Roma Tpl Scarl». «La ormai annosa gestione fallimentare della parte privatizzata del trasporto pubblico locale romano ha ormai assunto un aspetto quasi ridicolo. L’altro ieri gran parte dei bus sono stati bloccati per mancanza di carburante. Lavoratori e utenti vengono trattati come carne da macello» ha detto Fabiola Bravi, Usb Lavoro Privato.

Al corteo romano hanno partecipato anche i lavoratori delle pulizie in appalto nei più grandi ospedali della Capitale (Policlinico Tor Vergata, Cto, Sandro Pertini), dalle Asl di Roma, dagli appalti dei Trasporti (Fs e Atac). Presenti anche i lavoratori della 29 Giugno, la cooperativa coinvolta nello scandalo Mafia Capitale. «Siamo convinti che l’internalizzazione di tutti i servizi permetterebbe un notevole risparmio e un innalzamento degli standard qualitativi – ha detto Emiliano Polidori, Usb Lavoro Privato – Con il Giubileo alle porte, una sana amministrazione non può dimenticarsi che i servizi sono tra le priorità da salvaguardare».