«Abbiamo tante bellezze naturali, ma la nostra più grande attrattiva è l’inclusione», dice al manifesto la ministra del Turismo venezuelano, Marleny Contreras. Elegante e gentile, ci riceve nel suo ufficio a Caracas, attorniata da un’equipe multidisciplinare intenta a esaminare progetti e a stilare grafici. «Il turismo – dice – è uno dei motori del rilancio produttivo proposto dal presidente Nicolas Maduro per trasformare l’economia del Venezuela, basata sulla rendita petrolifera».
Qual è il compito del vostro ministero?
Da gennaio abbiamo dato impulso a questa svolta per iniziare una nuova fase di sviluppo economico. Da 100 anni siamo un paese petrolifero (oggi sappiamo di custodire le più grandi riserve di crudo al mondo), la cui economia si basa prevalentemente sulla rendita petrolifera. Questo ha significato al contempo una maledizione e una benedizione. In ogni caso, dobbiamo trasformare l’attuale momento di drastica caduta del prezzo del barile – che ci ha pesantemente penalizzato – in un’occasione per valorizzare altri nostri gioielli di famiglia. Cuba, proprio nei momenti peggiori del periodo especial, ha saputo valorizzare il turismo, facendone una fondamentale ancora di salvezza. Noi, in Venezuela abbiamo caratteristiche naturali uniche da offrire: 3500 km di costa nel mar dei Caraibi… Non esiste nel resto dei Caraibi un paese che abbia così tanta costa, ed è l’unica in cui non arrivino gli uragani, come invece accade ogni anno nel 90% delle coste caraibiche. Invece, per noi, in 100 anni solo uno è arrivato vicino all’isola Margarita. Abbiamo spiagge catalogate a livello mondiale. Quella di Los Roque è considerata la quinta spiaggia più bella del mondo. Ci sono formazioni geologiche bellissime come nel parco nazionale di Canaima, che ha più di 5 milioni di anni. Lì, in piena foresta amazzonica si trova il Salto Angel, la cascata più alta del mondo, che precipita per 807 metri. Quasi il 20% dei nostri territori è coperto da parchi, i 5 principali al mondo si trovano in Venezuela. Il nostro paese è il terzo per grandezza con la maggior quantità di uccelli, ve ne sono 1417, molte specie si trovano solo da noi. Disponiamo di pianura e montagne, oceano, sole e neve. Siamo uno dei 4 paesi con la neve nel Tropico. E possiamo arrivarci con la teleferica più larga e alto del mondo, quella di Mukumbari, che sale fino a 4.765 metri sopra il livello del mare, inaugurato il 19 di aprile di quest’anno. A sud del lago Maracaibo si può osservare il luogo chiamato «Relampago del Catatumbo», un’area in cui si scaricano 1,2 milioni di fulmini all’anno. Un’esperienza unica, di cui si parlava già nel 1500-1600. Si tratta di potenziare le infrastrutture, la formazione, l’accoglienza: 4.000 sono gli hotel registrati, nel 2019 la previsione è arrivare a 6.000, il governo ha già destinato importanti risorse, crediti a chi vuole investire. Un insieme di progetti ci hanno consentito di avanzare intorno a sei assi fondamentali: l’infrastruttura turistica con il coinvolgimento di investitori locali e internazionali; la qualità del servizio, che prevede di ricatalogare e riposizionare gli hotel in base agli standard internazionali; la formazione, con l’avviamento dell’Università del turismo, che avrà sede nello stato Anzoategui e che aprirà in ottobre; la comunicazione internazionale e il sistema di sicurezza turistica. Un motore, quello del turismo, che prevede la partecipazione delle comunità e lo sviluppo di progetti integrati: per creare lavoro, interscambio culturale e arricchimento sociale. In questa prima parte dell’anno abbiamo trovato un punto d’incontro tra venezuelani coinvolgendo il settore privato, la comunità e il settore pubblico.
E l’insicurezza? Stando ai giornali, i venezuelani non escono più di sera per paura di essere rapinati, figuriamoci il turista.
Nonostante la campagna di linciaggio di cui siamo oggetto, e che si è intensificata negli ultimi tre anni, l’anno scorso i turisti sono stati quasi un milione, in maggioranza provenienti dall’Europa. Come dicevo, l’attenzione alla sicurezza è una priorità, abbiamo creato due corpi di polizia specifici. Sono stata recentemente nella Repubblica dominicana. Lì i turisti si blindano in appositi complessi super controllati. Certo, si può offrire anche questo, un turismo isolato dal contesto che guarda le bellezze dal recinto. Mi vengono in mente le parole di un funzionario del Camerun. Ci ha detto: «I turisti arrivano, entrano con le macchine nei villaggi e ci lasciano solo la polvere». Da noi non è così. Noi lavoriamo per un turismo eco-sostenibile e di prossimità, che coinvolga le strutture del potere popolare, le comunità. Un turismo integrale che avvicini il visitatore alla risorsa più grande di questa nostra rivoluzione, l’inclusione.
Ma in che modo? Come ribaltare l’immagine di un paese alla deriva che il chavismo ha ridotto a un inferno di code, inflazione e violenza?
Invitando le persone a venire a vedere, come ha fatto di recente un giornalista tedesco. Continuando a dire la verità. Andarla a dire negli altri paesi, in tutte le occasioni possibili, come abbiamo fatto di recente in Cina, in Francia o in altre nazioni per il tramite delle nostre ambasciate. C’è un attacco concentrico nei nostri confronti, teso a screditare l’idea che il socialismo possa costituire di nuovo un’alternativa. Voglio parlarti del Mukumbari, il sistema funicolare del Merida, che prende il nome dal modo in cui i popoli originari chiamavano il Pico Bolivar, che si trova in Merida e che è la cima più alta del Venezuela, 4.893 metri sul livello del mare. La vecchia teleferica venne costruita negli anni ’50 con grandi rischi e fatica per i lavoratori, e ha cessato il servizio nel 2008. Usando un sistema di riciclaggio sono stati smaltite 8.000 tonnellate di rifiuti degli impianti precedenti, si sono costruite 9 torri per sostenere i cavi. Alla costruzione hanno partecipato imprese italiane, francesi, austriache, svizzere e l’investimento è stato di 468 milioni di dollari. Prima di tutto si è pensato a mettere in sicurezza i lavoratori, anche prendendosi più tempo per costruire i ripari adeguati. Il progetto ha coinvolto le comunità, ha portato loro beneficio. La teleferica ha cinque stazioni: Barinitas, a 1.577 metri sul livello del mare; La Montaña, a 2.436 metri; La Aguada, a 3.452 metri; Loma Redonda, a 4.045 metri; e Pico Espejo, 4.765 metri. Ad ogni tappa, si offre un’immersione negli sport di montagna adatti all’altezza, ma anche gite ecologiche, passeggiate culturali, birdwatching, storia del luogo. Come ha detto il presidente Maduro, la teleferica deve diventare un museo a cielo aperto, in cui si incontrano i migliori artisti. Durante la Fiera del libro, a Merida, un gruppo di poeti ha recitato versi a ogni stazione. Secondo le previsioni potrebbero arrivare ogni anno circa 600.000 turisti. E i prezzi saranno accessibili anche a chi ha meno risorse.
Come fa un paese petrolifero a proteggere l’ambiente? C’è un forte dibattito per l’apertura alle imprese dell’arco minerario, che custodisce immense riserve naturali.
Anche la natura, come spiegavo prima, fa parte delle nostre più preziose risorse, ed è nostro interesse conservarla: per noi e per le generazioni future. E l’eco-socialismo è un punto strategico del nostro Plan de la Patria, il programma di governo. Costruiamo alternative di sviluppo a basso impatto ambientale. Per quanto riguarda il turismo, evitiamo le solite soluzioni commerciali nei luoghi che custodiscono bellezze naturali. Favoriamo un turismo ricettivo che valorizzi i saperi delle comunità ancestrali, sui quali stiamo calibrando nuove politiche agricole. Per esempio, nell’isola Margarita, dove prima c’era un hotel oggi c’è un nido di tartarughe. Non abbiamo una visione sviluppista. Il presidente ha proibito l’uso del mercurio nelle attività estrattive. Le comunità indigene, duramente colpite dalle miniere illegali, sono state convocate per decidere e controllare le attività previste nelle loro zone. La tutela delle comunità più vulnerabili è un principio della Costituzione.