Manuel Valls ha ricevuto a Matignon le organizzazioni degli studenti, per cercare di spegnere l’incendio della protesta contro la legge di riforma del lavoro. All’inizio di una settimana decisiva per il governo e François Hollande, che giovedi’ sarà in tv per cercare di riannodare il dialogo con il paese, il primo ministro si è impegnato su vari fronti, per lottare contro la precarietà della vita dei giovani e contro il precariato sul lavoro. In sostanza, sovvenzioni varie “per l’insieme dei giovani” (per la casa, aumento delle borse di studio e della loro durata ecc.), con cambiamenti minimi, pero’, nel testo di legge: un solo punto contro l’eccesso di contratti precari, una sur-tassazione dei Cdd (contratti a tempo determinato, che riguardano l’87% delle assunzioni dei giovani). Un costo di 400-500 milioni di euro l’anno, che fa urlare la destra, che accusa il governo di elettoralismo (a un anno dalle presidenziali) e che si aggiunge alle decisioni prese nell’ultimo periodo, come l’estensione della “garanzia giovani”, sempre nel tentativo confuso di bloccare la protesta. William Martinet, dell’Unef, si è detto “soddisfatto” delle misure promesse da Valls, ma ha invitato gli studenti a “restare mobilitati” e a partecipare al prossimo appuntamento in piazza contro la legge El Khomri, il 28 aprile.

A protestare non ci sono solo gli studenti. Il movimento Nuit Debout, che va ben al di là della contestazione della legge El Khomri e intende mettere in discussione il “sistema”, prosegue e ha ormai raggiunto una sessantina di città di provincia, piccole e grandi. Ieri mattina, la polizia ha di nuovo smantellato le installazioni di place de la République a Parigi. Qualche decina di manifestanti è rimasta pero’ sul posto, mentre un nuovo permesso per le assemblee e riunioni della serata è stato presentato al comune. C’è stato un lungo faccia a faccia tra manifestanti e polizia, per tutta la giornata, con i militanti che guardavano con desolazione la distruzione delle strutture precarie che ospitano le varie “commissioni”, tra cui anche l’ “orto in piedi” che era stato piantato sulla piazza. C’è tensione, dopo la serata di sabato: ci sono stati alcuni episodi di violenza, da parte di un gruppetto, con alcuni fermi tra le persone che volevano andare sotto le finestre di Valls, che abita non lontano. I politici cominciano ad alzare la voce. A destra, sopratutto, chiedono di farla finita. Per Christian Estrosi, presidente Républicain della regione Provenza-Costa Azzurra, “il comportamento di Nuit Debout contravviene allo stato d’emergenza”, mentre la presidente della regione Ile-de-France, Valérie Pécresse, chiede l’evacuazione definitiva e si preoccupa dei costi per riparare i danni nei licei. Bruno Le Maire, ex ministro e candidato alle primarie a destra, dice “no alla dittatura delle minoranze”. A destra, solo Nathalie Kosciusko-Morizet afferma che “bisogna andare” in piazza per ascoltare le ragioni della Nuit Debout. Anche a sinistra l’irritazione emerge. I sindaci (Ps) del III e XI arrondissement chiedono l’evacuazione definitiva della piazza. Il comune di Parigi ha sporto denuncia contro ignoti per i degradi subiti dall’arredo urbano sabato notte. Il segretario del Ps, Jean-Christophe Cambadelis, propone di “tollerare, ma inquadrare”, per evitare derive violente. La ministra del Lavoro, Myriam El Khomri, averte: “la libertà di manifestare non significa libertà di distruggere”. Pierre Laurent, segretario del Pcf, si è invece detto “scioccato” dall’evacuazione. Il mondo politico non sa come interpretare la Nuit Debout e resta paralizzato di fronte a manifestanti che rifiutano la “casta”. Che intanto cerca nuove proposte, a cominciare dal ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, che ha lanciato un nuovo movimento En Marche (Em, le sue iniziali), “né a destra né a sinistra”, spiazzando Valls (ma anche Hollande, che pero’ per il momento incassa).