Ansaldo Breda e Sts impiegano in Italia 3.900 unità di personale più l’indotto, i due maggiori insediamenti sono a Pistoia e Napoli. Nel capoluogo partenopeo lavorano in 1.400, di cui 800 alla produzione di vetture ferroviarie e 600 sui sistemi di segnalamento. Si tratta di personale altamente specializzato, età media 30 anni, che segue l’intero ciclo partendo da ricerca e sviluppo fino alla produzione, montaggio e collaudo, in Breda si fa anche manutenzione e revamping dei vagoni.

«L’amministraore delegato di Finmeccanica non ha data alcuna rassicurazione sul mantenimento dei livelli occupazionali – spiega Salvatore Cavallo, delegato della Fiom Cgil – né sembrano intenzionati a rimanere nel capitale. Quando la statunitense General Electric ha acquisito la francese Alstom, lo Stato ha tutelato l’interesse nazionale mantenendo il 20% delle quote. Da noi l’unica cosa che è stata fatta è girare commesse per i prossimi due anni. Passati i 24 mesi cosa resterà? L’Hitachi probabilmente avrà i propri progetti, sviluppati in Giappone, da far costruire e sicuramente ci sarà qualche posto del mondo più economico di Napoli».

Persino il di solito silente assessore regionale al Lavoro, Severino Nappi, ha all’improvviso trovato la voce e ha messo per iscritto la sua protesta: «Non trovo ragioni per festeggiare la vendita a una multinazionale estera di due pezzi importanti dell’industria ferroviaria italiana. Fino a prova contraria, la storia delle privatizzazioni dell’industria pubblica italiana non offre esempi confortanti. Come campano sono poi preoccupato del fatto che questa dismissione sia avvenuta senza alcun confronto col territorio né con le istituzioni. Mi auguro a questo punto che sia Hitachi ad avviare un confronto nel quale noi chiederemo precise garanzie sul fatto che il nostro territorio resti non solo il luogo della produzione ma anche e soprattutto la testa e l’anima di queste realtà».

La cessione di Breda e Sts è solo un tassello della progressiva fuga di Finmeccanica dalla Campania, dove impiega in modo diretto circa 7 mila lavoratori più i 20 mila dell’indotto, la seconda regione dopo la Lombardia per presenza produttiva del colosso pubblico. La tendenza è quella di spostare ricerca e sviluppo al nord e lasciare nel Mezzogiorno soltanto le produzioni, cioè la parte più semplice da ridimensionare.

Sulla rampa di lancio delle prossime dismissioni ci sono la Selex di Giugliano e i 35 ingegneri della sede partenopea di Telespazio, supertecnici a cui è stato intimato di trasferirsi a Roma per risparmiare sui costi della struttura. Il Cira, cioè il Centro italiano ricerche aerospaziali di Capua, metterebbe a disposizione i locali ma i vertici fanno finta di non sentire.

In via di chiusura anche lo stabilimento di Capodichino di Alenia così il successore dell’Atr, il nuovo turboprop, andrà a Torino Caselle abbandonando Napoli. In città rimarrebbe la manutenzione degli aerei, un affare che Finmeccanica programma di dividere con Gianni Lettieri, che ebbe l’Atitech per la cifra simbolica di 10 euro dal governo Berlusconi e adesso si è messo in affari con il governo Renzi.