Oggi al corteo della Cgil non sarà solo la sinistra Pd a giocarsi il campionato. Anche l’altra, la «sinistra sinistra», nel suo piccolo, questo sabato si gioca una partita cruciale. Non in piazza, dove l’area già riunita sotto le insegne di Tsipras sfilerà in formazione non proprio compatta: Prc e lista europea da una parte – hanno un appuntamento comune alla partenza di entrambi i cortei romani -, Sel dall’altra. Ma a fare notizia non è l’ennesima marcia divisi.

La notizia arriverà dal dopo-manifestazione. Complice la convergenza degli attivisti nella capitale, il pomeriggio romano è fitto di appuntamenti d’area e sottoarea. La lista Tsipras si riunisce per riflettere sulle prossime mosse. Dalla prossima settimana i comitati discuteranno un manifesto affidato al sociologo Marco Revelli, che il 2 novembre passerà al vaglio del comitato dei (ben) 221, il gruppone di collegamento con i territori. Il testo per ora è una bozza, ma contiene alcune proposte per il rilancio dell’iniziativa politica: il giudizio inappellabile sul renzismo, la nascita di un «processo costituente» fin qui frenato per evitare sanguinose rotture con Sel. Con tanto di associazione L’Altra Europa e campagna tesseramento al nuovo «soggetto politico europeo della sinistra e dei democratici italiani». Che – vi si dice – si presenterà alle prossime politiche – quando sarà – come la «lista unica» della sinistra «non arresa alla austerità europea e alla sua versione autoritaria italiana incarnata dall’attuale premier»: insomma, il fronte degli irriducibili a Renzi. E di più: quelli che «il Pd è la vera discriminante del nostro progetto».

Il rapporto con il Pd in realtà è l’eterno tormento di quest’area da almeno quindici anni. Eluso alle ultime europee (dove il sistema elettorale è proporzionale) la disponibilità o meno alle alleanze ha già «spacchettato» l’area alle prossime regionali di Calabria e Emilia Romagna. Proporre con chiarezza la «discriminante Pd» ora finirà per certificare il divorzio da Sel: che infatti nel frattempo lancia una «coalizione dei diritti e del lavoro» che guarda anche alle minoranze Pd (il reciproco è ancora incerto).

Quanto alle discriminanti ormai è il Pd, dopo aver «facilitato» la scissione di Sel in parlamento, ad aver messo una croce sugli ex alleati di Italia bene comune. Sul modello delle intese di Palazzo Chigi, il «partito della nazione» ora è tentato dall’idea di imbarcare Ncd anche nelle regioni. Se succedesse, alle regionali Sel non avrebbe scelta: dovrebbe abbandonare l’alleato Pd. Lo ha annunciato Nichi Vendola ieri dopo la riunione di direzione: «Se il Pd anche nelle regioni avrà il cuore che batte verso i diversamente berlusconiani, noi diremo loro “va dove ti porta il cuore”». Quanto invece alle elezioni politiche, anche lì è Renzi a seppellire definitivamente il già defunto centrosinistra, scegliendo un Italicum con premio di maggioranza alla lista (e non alla coalizione).

Le alleanze con il Pd di fatto scompaiono dall’orizzonte di Sel. E la «discriminante Pd» proposta dalla lista Tsipras rischia di essere più l’insegna di una cultura politica che una vera scelta di campo. Ma intanto miete vittime . Dalla lista i ritiri, personali o di intere aree, cominciano a superare il livello di guardia. Chi legge la mailing list interna riferisce da mesi di un rude confronto in corso. Con esiti perfino inediti, anche dentro le organizzazioni. Sabato pomeriggio, per esempio, a Roma si riuniranno i Giovani comunisti, la giovanile del Prc, «per capire se ci sono le condizioni per la prosecuzione del nostro impegno nell’organizzazione. È una riflessione collettiva, non personale», spiega il portavoce Simone Oggionni. Il quale fa parte anche dell’associazione «Sinistra e lavoro» nata per iniziativa della minoranza Prc «Essere comunisti», interessata alla «coalizione» proposta da Sel e ignorata da Paolo Ferrero. E anche il giovane Oggioni, sabato 4 ottobre, aveva partecipato al battesimo della «coalizione» insieme a Pippo Civati e Nichi Vendola.