Il 7 gennaio comincia la partita sulla legge elettorale a palazzo Madama, e Nichi Vendola annuncia «una battaglia campale». Il leader di Sinistra ecologia e libertà parla al congresso Frentani di Roma dove si svolge l’assemblea nazionale del partito. Boccia l’Italicum ma anche la legge di stabilità, «colpo al cuore del welfare», le scelte di un governo e di un Pd sempre più distanti dal mondo del lavoro. Ma al Pd, o meglio a una sua parte, propone di giocare insieme la partita del Quirinale, tenendo fuori «la fonte prevalente di inquinamento, il patto del Nazareno». Quel patto si è appena fortificato e Renzi intende mantenere l’asse privilegiato con il Cav. Ma Vendola prova a aprire una breccia: «Se il Pd vuole, dopo quattro votazioni eleggiamo Prodi», ripete (lo aveva detto giorni fa).
Nel Pd si sta comunque aprendo «una crepa vera», secondo Vendola. Che però incalza il temporeggiatore Pippo Civati con una battuta. Anche se «Civati non è Godot, e non saremo in attesa di Godot, dobbiamo valorizzare certe prese di posizione. Non voglio parlare di scissione – aggiunge – uso più filosoficamente l’espressione ’spirito di scissione». Ma la sinistra del Pd «è interrogata su un punto centrale: la gente che si mobilita chiede alla politica una coerenza di comportamenti, e la gente di S. Giovanni non farà più sconti a nessuno. Dobbiamo incalzarli perché è decisivo che si apra quella crepa». In campo c’è «un grande progetto per battere Renzi», di ricostruzione della sinistra. Appuntamento a «Human Factor», la conferenza programmatica di gennaio, ma «non saremo più i donatori di sangue per gli altri. Se non siamo chiari su questo, saltiamo in aria».

Pippo Civati risponde da Genova, dove si trova per partecipare, in serata, a una manifestazione con lo stesso Vendola a sostegno di Cofferati, candidato alle primarie. Non ha preso bene la battuta si Godot: «Vendola poteva risparmiarsela, mi sembra che sia chiaro quello che sto facendo. Non è questione di aspettare me o Godot, io so cercando di porre la questione al mio partito nella speranza di tornare a quello che una volta si chiamava Ulivo. Capisco l’esigenza di Sel di tornare ad avere un protagonismo maggiore in uno spazio che è molto largo e che è quello a sinistra del Pd…». Bene invece il nome di Prodi sul tavolo: «Non è un interrogativo malizioso, ma costruttivo e il segretario del Pd ci dirà perché sì o perché no».