Il senatore repubblicano (della Florida), Marco Rubio, ha chiesto ieri al Senato Usa l’approvazione di una legge, che prevede sanzioni ai funzionari del governo venezuelano accusati di aver violato i diritti umani. Applicarla, costerà 8 milioni di dollari e per questo Rubio ha incontrato l’opposizione di due altri suoi colleghi di partito (e di un democratico). A loro ha però risposto di aver già previsto lo storno di 15 milioni di dollari inizialmente destinati al «rafforzamento della democrazia». Una legge analoga – ha fatto notare il senatore – è già stata votata per sanzionare funzionari ucraini e applicarla è costato 160 milioni di dollari. La Camera ha già licenziato un testo di sanzioni contro Caracas, presentato dalla deputata Ros-Lehtinen, portavoce degli anticastristi di Miami.

E, nei giorni scorsi, il Dipartimento di Stato ha annunciato di aver bloccato i visti a 24 funzionari del governo Maduro: accusati di «abusi e violazioni» durante le manifestazioni antigovernative.
Le destre oltranziste venezuelane si stanno dando da fare a livello internazionale, da Boston alla Florida, da Bogotà a Madrid, da Parigi a Roma: chiedendo dappertutto sanzioni contro il governo Maduro, definito «una dittatura che viola i diritti umani». Lo ha fatto l’ex deputata Maria Corina Machado (che rappresenta il settore industriale ed è stata in prima fila nel golpe contro Chavez del 2002); e lo sta facendo Lilian Tintori, moglie del dirigente di Voluntad popular Leopoldo Lopez, in carcere come istigatore delle violenze di febbraio.

Al suo fianco, l’avvocato Usa Jared Genser, legato agli organismi di sicurezza Usa. Fondatore della Ong anticubana Freedom Now, Genser è anche membro della National Endowment for Democracy (Ned), che finanzia progetti destabilizzanti in varie democrazie latinoamericane. Dopo aver lanciato (e fallito) la campagna per la cacciata violenta dal governo di Maduro, l’opposizione oltranzista continua la sua battaglia per la leadership all’interno della Mesa de la unidad democratica (Mud). Mercoledì, si è dimesso il Segretario Ramón Guillermo Aveledo, social-cristiano più volte deputato Copei durante i governi della IV Repubblica.

Una figura considerata troppo moderata per aver partecipato agli incontri di dialogo tra governo e opposizione durante le manifestazioni violente che, tra febbraio e marzo, hanno provocato 43 morti e oltre 800 feriti. In carcere, restano 69 persone; 15 sono dei corpi di sicurezza, tre sono studenti.

Il chavismo, che il 31 luglio ha concluso il III Congresso del Psuv sembra aver ricomposto le fratture interne, evidenziate da una polemica lettera dell’ex ministro della Pianificazione, Jorge Giordani. E sebbene Diosdado Cabello, riconfermato vicepresidente del Psuv, abbia annunciato «un pronunciamento militare contro il governo» da parte di un gruppo di 35 ufficiali «storici», il III Congresso ha ribadito la solidità dell’asse «civico-militare». Maduro ha promesso di «approfondire la rivoluzione» e per devolvere risorse sempre maggiori alle misure sociali, ha detto, occorre che i cittadini restituiscano qualcosa: pagando un po’ di più la benzina, che costa molto meno di un litro di acqua.

E in Colombia, ha incontrato Manuel Santos per discutere di «pace, lotta al narcotraffico e al contrabbando». E oggi in Venezuela, manifestazione «contro il genocidio dei palestinesi».