Si fa presto a comunicare fra adolescenti, a stringere rapporti a scuola; che possono avere inizio sull’autobus che porta a scuola. Sul treno, una volta, si saliva da sconosciuti e alla stazione successiva si scendeva da amici, o da fidanzati se nello scompartimento entrava una ragazza. Accadde che ne restammo attratti, a prima vista. Ma magari fosse stata una ragazza! Si trattava invece di una camicia, che aveva addosso uno del gruppo: una camicia con il colletto alto, altissimo anzi, alla napoleone. Già da qualche anno portavamo le camicie a fiori; e anche le cravatte, con lo stesso disegno. Ma colletti così alti, una decina di centimetri, non ne avevamo visti: una novità nella nostra cerchia, nella città di provincia. Da dove se l’era procurata quella camicia il Carletto, che gongolava nel sentirsi osservato e invidiato da tutti gli altri? Gli uscì un nome, a essere precisi un toponimo, dopo aver fatto per un po’ il prezioso: via-Sannio, due vocaboli pronunciati come unica parola. E cominciò a descrivercela quella via: una teoria senza fine di bancarelle colme di ogni tipo di indumenti, in cui si trovavano camicie di vari tessuti e colori con colletti altissimi e bottonature multiple, che si potevano comprare a prezzi incredibili, a poche lire. Qualcuno c’era già stato a Roma, ma senza aver sentito parlare di quella strada, in quei convulsi anni ’60. Via Sannio diventò un ossessione, un suono vocale suggestivo che evocava luoghi immaginari e che rimuginavamo cercando di renderli amicali, alla nostra portata. Propositi e progetti si mischiavano; infine produssero il viaggio di due notti in treno e un giorno nella capitale. Che percorremmo a piedi, perché i soldi erano contati in tasca, da Termini a piazza Vittorio e quindi a San Giovanni: via Sannio stava in fondo, brulicante di vita, di stoffe e di stracci, di camicie dai colletti ancora più alti. Ce ne tornammo col borsone gonfio e gonfi di appagamento. Non si vedeva l’ora di compiere una “vasca” del corso, lungo il quale avremmo esibito gli acquisti romani.

Via Sannio si andava trasformando in un marchio di fabbrica, nella stagione delle proteste di piazza; i coetanei, di ogni città, finivano a Roma per fornirsi di camicie o di altro alle bancarelle di quella strada. Il suo nome assurse a notorietà, per noi, pari a via Condotti, o a grandi strade, avviate al declino, come via Veneto o via Nazionale. Un tessuto delle camicie, molto resistente, veniva chiamato “tela spazzina” e garantiva sufficiente rigidità alla pistagna dei colletti. Che si rivelarono una tortura quando faceva caldo; tuttavia li sopportavamo, andando in giro, pur di apparire stravaganti. Chi l’avrebbe detto che negli anni Duemila si sarebbe fatto attenzione a tenere il colletto delle polo rigorosamente alzato, intorno alla nuca, anche stando in spiaggia? Fa molto cool, pare, a qualsiasi età. La tendenza riguarda infatti sia i giovani che le persone con i capelli bianchi. Giustizia di costumi è fatta, finalmente. Allora, capelli lunghi e colletti alti erano manie solo di diciottenni.