Secondo Berlusconi adesso Renzi sarebbe pronto per l’Isola dei famosi. La realtà è sfuggita al premier e il reality è la sua fallace dimensione.

Lo dice questo voto, un terremoto politico e non solo per il significato che assume nel contesto italiano. E’, dopo lo splendido voto austriaco, un forte segnale per tutta l’Europa che da Vienna e da Roma riceve un messaggio di fiducia nelle istituzioni e nelle Costituzioni parlamentari.

La vittoria piena e travolgente del No è frutto di una grande partecipazione popolare, di un’affluenza che travalica il confine della consultazione referendaria per assumere i connotati di un’elezione politica. Sfiorare il 70% di affluenza avvicina la prova elettorale di ieri alle elezioni del 2013 (si recò al seggio il 75% degli elettori), e dà la misura dell’opposizione alla riforma certamente, ma anche al governo e alla leadership che lo guida. Renzi ne ha preso atto ieri notte annunciando le dimissioni.

Avremo tempo e modo di analizzare a fondo la geografia di questo voto, ma intanto è evidente che a traballare non è solo palazzo Chigi perché anche al Nazareno si dovrà prendere atto della sconfitta del Pd condotto dal suo segretario nella battaglia di uno contro tutti. La destra e Berlusconi, che paladini della Costituzione non sono mai stati, colgono un risultato politico necessario a mantenerli in vita. Se sarà anche sufficiente a riunirli lo vedremo.

Più chiara e netta è invece la traiettoria del M5Stelle che alla fine ha sposato la campagna mobilitando le piazze e i social network con le sue figure più rappresentative, da Grillo alle giovani sindache ai parlamentari che hanno tenuto il campo davanti alle telecamere.

E, tra tutti i vincitori, la sinistra porta a casa la bandiera della vittoria morale. Una bandiera importante perché è stata la sinistra, con tutte le sue associazioni, dall’Anpi alla Cgil, a difendere la Costituzione senza se e senza ma.