Il cuoco, il lavandaio, il giardiniere e il mandante. Sono quattro le persone arrestate per l’omicidio del medico italiano che si trovava in Kenya per conto di una ong italiana. A riferirlo è stato il portavoce della polizia locale Charles Owino.

Rita Fossaceca (nella foto), 51 anni, è stata uccisa sabato sera per mano di gente “di casa” nel corso di una rapina a mano armata nella sua casa di Mijomboni vicino a Malindi. Originaria di Trivento (Campobasso) e trapiantata a Novara dove faceva il medico radiologo presso l’ospedale Maggiore, in Kenya lavorava per ForLife Onlus e gestiva un orfanotrofio a Mijomboni, a nord della città costiera di Mombasa, a una trentina di chilometri dalle note località turistiche di Malindi e Watamu.

Un gruppo di banditi armati avrebbero fatto irruzione in casa. Rita sarebbe stata stata uccisa da un colpo di pistola mentre cercava di difendere la madre dal tiro di armi da fuoco e dai colpi di machete. Con lei anche il padre, rimasto ferito alla testa e a una spalla, mentre lo zio sacerdote e due infermiere dell’ospedale di Novara, Monica Zanellato e Paola Lenghini, malgrado le ferite riportate non sarebbero in gravi condizioni.

«Dopo una serie di giri nelle fattorie, valutazioni delle spese e dei possibili guadagni, abbiamo acquistato la mucca. La mucca è incinta e tra tre mesi avremo anche un vitellino e, finalmente, il latte per il villaggio». È questa l’ultima testimonianza del medico lasciata sul sito internet della onlus per cui lavorava.

In Africa, Rita Fossaceca dove si recava periodicamente da 11 anni e faceva «tanto bene in Kenya, Malindi, Watamu», come scrive Jacie Kim, una sua amica, sul profilo Facebook di Rita appena appresa la notizia della sua morte.

«Sono costernato e inorridito dall’attacco criminale insensato contro una ong italiana a Watamu – ha detto il ministro del turismo keniano Najib Balala – Erano qui nel nostro Paese per prestare assistenza ai bambini disabili e alle loro famiglie e io sono devastato nel sentire che sono stati colpiti in questo modo». Il ministro ha descritto l’attacco armato di sabato a Mijomboni come un incidente isolato.

L’industria del turismo ha subito negli ultimi anni gravi perdite per via della minaccia terroristica degli Al-Shabaab e dei gruppi separatisti attivi soprattutto sulla costa, dove più evidente è il divario tra la povertà di chi vive in baracche fatiscenti, tra fogne a cielo aperto e i resort turistici a 5 stelle per pochi eletti.

Rita non è stata vittima né degli Al-Shabaab né di alcun gruppo separatista, ma della furia omicida e dalla rabbia di chi vive ai margini e non ha modo di coltivare le proprie aspirazioni e deve solo accontentarsi. Di una casa, di un lavoro, dell’aiuto da parte di chi dona con rispetto della dignità dell’altro.

Rita donava mantenendo questo rispetto. È stata vittima di quella «povertà che alimenta il terrorismo» (di cui ha parlato Francesco nel suo primo discorso proprio in Kenya alcuni giorni fa) e la rabbia che uccide indiscriminatamente, senza guardare negli occhi di nessuno.