Duecento studenti hanno manifestato ieri nella città universitaria della Sapienza di Roma mentre continua la costruzione dei padiglioni che ospiteranno la Makers Faire nel fine settimana. Il corteo si è snodato nel cantiere ed è terminato davanti al Rettorato presidiato dalle forze dell’ordine. Slogan di protesta contro la privatizzazione dello spazio universitario sono stati scritti sui teloni dei padiglioni. L’obiettivo della protesta non sono gli artigiani digitali (“makers), ma «il modello di sviluppo che viene portato avanti da Maker Faire». «Questa fiera – sostengono gli studenti – è il frutto di una decisione della governance universitaria che ha scavalcato i pareri e i bisogni della comunità studentesca, dei docenti, dei ricercatori e dei lavoratori ed è calata dall’alto». «È la prima volta che gli spazi di quest’Ateneo vengono affittati nella loro totalità alle multinazionali della tecnologia (Microsoft, Intel, Eni, Google) e che si fanno pagare gli studenti per accedervi». Venerdì 16 nuova manifestazione a Piazzale Aldo Moro.

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La protesta degli studenti al Rettorato della Sapienza

«Personalmente resto gelato da quello che sta succedendo – afferma Massimiliano Colella, direttore generale di Asset Camera, promotrice e organizzatrice della Makers Faire – Rispetto tutte le voci di dissenso, siamo aperti a qualsiasi tipo di dialogo, ma perché imbrattarci i materiali? La Makers faire non ha scopo di lucro, è organizzata dalla Pubblica amministrazione che ha voluto diffondere una cultura tecnologica a basso costo e alla portata di tutti. L’iniziativa si ripaga con i proventi che arrivano dagli sponsor e dalle piccole imprese che hanno comprato lo spazio per esporre i propri prodotti. I makers non pagano e vengono qui a esporre le loro idee. È un fatto atipico che i grandi paghino per i piccoli. Veniamo criticati, è la prima volta che lo sento». Gli studenti contestano che gli iscritti all’ateneo dovranno pagare. «Venerdì l’ingresso è a due euro poi a 4 euro. I costi bassi sono per favorire la più ampia partecipazione possibile».

«Per l’iniziativa – continua Colella – la Camera di Commercio di Roma ha investito 400 mila euro. Alla Sapienza andranno circa 130 mila euro che, detratti dai costi, saranno investiti in ricerca». La polemica degli studenti è contro la «governance» dell’università che ha deciso la manifestazione: «Ma l’iniziativa è nota dal 18 dicembre 2014, e ci sono stati passaggi accademici votati all’unanimità. Poi ad aprile siamo stati nell’aula Amaldi di Fisica con Massimo Banzi a parlare dell’iniziativa e l’aula era piena – risponde Colella – Saranno tre giorni di altissima attività formativa e speakers da tutte le parti del mondo. Se i ragazzi credono in un futuro migliore e diverso dovrebbero partecipare».