Cuba ha votato domenica per le municipali. Hanno partecipato oltre sette milioni di cittadini maggiori di 16 anni, ovvero più dell’85% degli 8.536.670 aventi diritto, su una popolazione di 11,1 milioni di abitanti. I giovani che hanno votato per la prima volta sono stati 63.400. Su un totale di 27.379 candidati, 9.815 erano donne, 5.448 giovani e 11.663 afrodiscendenti e meticci. Gli eventuali ballottaggi si risolveranno al secondo turno del 26 aprile. A custodire le urne, come di consueto, c’erano i ragazzini delle scuole e gli studenti universitari. I due candidati di opposizione, l’avvocato e giornalista Hildebrando Chaviano, di 65 anni, e l’informatico Yuniel Lopez, di 26, non hanno ottenuto abbastanza preferenze, totalizzando rispettivamente 138 voti e 233, ma entrambi si sono dichiarati «soddisfatti» dell’esperienza.

Il sistema elettorale è entrato in vigore nel 1976, e a Cuba è considerato un esempio di «trasparenza e democrazia». I candidati vengono proposti nelle assemblee di quartiere e va alle urne chi ottiene più preferenze, per alzata di mano. Così si sceglie il 50% dei candidati, l’altra metà è proposta dalle organizzazioni sociali, dai comitati delle donne, dalle organizzazioni degli studenti. Una commissione elettorale cerca poi l’equilibrio fra le candidature, affinché negli istituti di governo siano rappresentati tutti i segmenti della società. Le elezioni non sono obbligatorie e il Partito comunista non propone candidati. Le comunali si tengono ogni due anni e mezzo e sono l’anticamera di quelle per le assemblee provinciali e dell’assemblea nazionale (il Parlamento), previste per il 2018, e che si svolgono ogni sei anni. Il Parlamento elegge il presidente e il vicepresidente, che hanno prima dovuto diventare deputati. I membri del parlamento, molti dei quali non sono iscritti al Partito comunista, non percepiscono compenso, continuano a fare il loro lavoro e si recano all’Avana quando il parlamento si riunisce.

Per diversi giorni, i media hanno fatto campagna per invitare alla partecipazione e il governo ha definito il risultato «un’azione di genuina democrazia». Cuba in questi giorni ha ricordato l’assalto alla Baia dei Porci, compiuto da oltre 2.000 mercenari al soldo della Cia nel 1961, e respinto dalla popolazione. Si attende anche qualche altro passo concreto da parte del governo Usa nel processo di disgelo tra i due paesi, iniziato nel dicembre scorso. Al VI vertice delle Americhe, che si è tenuto a Panama, c’è stato un incontro bilaterale tra Raul Castro e Obama, ma nessun annuncio eclatante: il decreto di sanzioni imposto al Venezuela di Nicolas Maduro, intorno al quale si sono stretti 33 paesi salvo Canada e Usa, ha creato un irrigidimento. Cuba, sia per voce di Fidel Castro che per quella del fratello Raul, ha ribadito di non mettere sul piatto la «testa» di Maduro in contropartita per la fine del blocco economico che ha subito, e che Obama ha riconosciuto essere un fallimento.

Dopo il vertice di Panama, Obama ha annunciato che Cuba verrà tolta dalla lista dei paesi «che finanziano il terrorismo», e ora si attende anche la possibile apertura dell’ambasciata statunitense all’Avana. Intanto, l’isola si prepara ad accogliere la Fiera del turismo, dove l’Italia è il paese protagonista e durante la quale verranno annunciate importanti aperture economiche agli investitori nordamericani ed europei.