Un Xi Jinping particolarmente ispirato ha fatto visita ieri in Sardegna, di ritorno dalla Cop22 in Marocco. Occasione per osservare da vicino alcuni investimenti cinesi e per incontrare in modo informale il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi. Una cena, nessun punto stampa organizzato, solo la cosiddetta «photo opportunity».

Grande attenzione per la visita è stata riservata dalle autorità locali, interessate a spendersi il marchio della Sardegna soprattutto per quanto riguarda il mercato turistico cinese. Xi Jinping, accusato di voler rinverdire l’antico culto della personalità di memoria maoista, sa bene il suo peso presso i cinesi, e un po’ ironicamente – o forse no – ha specificato che in effetti la vista del presidente cinese in Sardegna potrebbe aiutare il turismo sardo: «Dopo la mia visita di oggi spero vengano tanti cinesi qui: ci sarà un grande ritorno di immagine dal punto di vista turistico con molti che, vendendo le immagini del mio viaggio, si incuriosiranno».

Lo sperano in Sardegna: intanto ieri Xi Jinping ha fatto visita al sito archeologico di Nora, nei pressi del quale sorge il mega laboratorio sulle smart city sul quale – via Huawei – la Cina ha sostanzialmente investito 20 milioni di dollari. Xi Jinping si è lasciato conquistare dal paesaggio e dalle prospettive («in una mano la natura, nell’altra la tecnologia», ha chiosato) dando la possibilità al governatore della Sardegna di esprimere la propria soddisfazione per i rapporti commerciali e turistici con la Cina: «Per noi – ha detto il governatore – è un grande onore ospitare nella nostra terra il presidente Xi Jinping ed è un’occasione per far apprezzare qui le nostre eccellenze e creare i presupposti per altri importanti accordi commerciali. Abbiamo rilanciato il gemellaggio con l’isola di Hainan e con la missione in Cina abbiamo avviato altre importanti prospettive».

Non solo smart city, perché la sarda Alimenta, esporta il 95% della sua produzione di latte ovino in polvere per neonati in Cina. Ottimi affari anche per il mercato vinicolo con Sella e Mosca, Argiolas, Cantine Santadi, Mancini e in quello agroalimentare con olio San Giuliano, acqua Smeraldina, pasta Cellino. Si tratta di una relazione che rispecchia quella in corso tra Italia e Cina. Proprio Xi Jinping e Renzi nel 2014 avevano sottoscritto l’avvio del progetto «Business Forum Italia-Cina».

In termini generali nel 2015 l’interscambio tra Italia e Cina, secondo i dati Eurostat, «è stato pari a 38,6 miliardi di euro, in crescita dell’8,47% rispetto al 2014, con un aumento delle nostre importazioni di circa il 12,3% (28,15 mld di euro) e una tendenza sostanzialmente invariata delle esportazioni (-0,68%, per un totale di 10,42 mld di euro)». Il settore dell’innovazione è quello che interessa di più Renzi, molto attento alle dinamiche del colosso cinese dell’e-commerce Alibaba, anche se la ragione dell’incontro informale tra i due leader potrebbe non essere solo relativo al business.

Xi Jinping sa bene che una delle conseguenze della vittoria di Trump negli Stati uniti potrebbe anche essere quella di ridare smalto ai rapporti tra Cina ed Europa. Negli ultimi anni l’Italia ha recuperato parecchio terreno, dopo anni persi a non capire granché del mercato cinese e finalmente sembra operare come «sistema».

Ma il numero uno del Pcc sa anche che Renzi (che si è detto «onorato della sua presenza» può essere un’ottima cartina di tornasole per comprendere l’approccio europeo alla vittoria di Trump. La situazione sarà fluida, tutti attendono le prossime mosse del presidente americano, ma Xi JInping ha una grande urgenza: portare avanti quel progetto di «One Road, One Belt», la nuova via della Seta, a ottenere importanti risultati anche in Europa.