La Cina ha annunciato un aumento del 10% delle sue spese militari. Una notizia che ha fatto il giro del mondo, come ogni anno, ma di cui non si sottolinea un particolare: si tratta dell’aumento più basso delle spese militari degli ultimi cinque anni. Eppure alla Cina non mancano le ragioni di questo aumento degli armamenti, dato che la situazione nel Pacifico è sempre più complicata.

Entro il 2020, infatti, gli Stati uniti dispiegheranno in Asia il 60 per cento della propria flotta da guerra (ora è al 50 per cento). Il Giappone non ha mai speso tanto come lo scorso anno in difesa militare, da anni Vietnam, Filippine, Taiwan fanno altrettanto. Rafforzare la marina nella strategica area dove la Cina ha contenziosi (per isole contese, zone di pesca, risorse) con quasi tutti gli altri paesi è dunque ovvio: ritornare a fare sentire la propria voce nel «cortile di casa» e contrastare anche militarmente la strategia di Obama in Asia.

«Xi ha sottolineato sempre il sogno di un esercito forte, come parte della sua grande strategia per l’ascesa della Cina, forse più di ogni altro leader cinese moderno», ha raccontato Zhang Baohua, uno specialista di sicurezza presso la Lingnan University di Hong Kong, che ha aggiunto: «Questa maggiore enfasi sulle forze armate è molto significativo».

E del resto la Cina ha visto il comportamento dei propi «vicini di casa». Il Giappone ha approvato un bilancio militare record di 42 miliardi di dollari il mese scorso, l’India ha potenziato la spesa per la difesa del 12 per cento per il periodo 2014-15, a 38,35 miliardi di dollari e le spese militari registreranno un aumento a 40 miliardi di dollari nel sud-est asiatico entro il 2016.

Di fronte a questo potenziamento di due paesi così importanti nel continente, la Cina non può permettersi di stare a guardare.

Ma per i militari non sono tempi facili, perché Xi Jinping ha messo il proprio team dedicato all’anticorruzione sulle tracce di tutti quanti hanno sgarrato, senza alcuna eccezione. Chi verrà presumibilmente arrestato è Guo Boxiong, ex vicepresidente della Commissione Militare Centrale (il terzo pilastro del potere cinese, oltre al Partito e all’apparato statale).

L’ex vicepresidente è indagato con altri 13 pezzi grossi delle forze armate. Guo era il secondo di Xu Caihou durante la leadership di Hu Jintao, ovvero era al comando dell’esercito più grande del mondo (2,3 milioni di uomini). Xu è stato messo sotto inchiesta ed espulso dal Partito nel corso del 2014.

E ieri l’altra novità in tema giudiziario: sotto indagine per corruzione sarebbe finito anche l’ex capo del servizio segreto militare all’estero, Xing Yumming.