Al 48 di Doughty Street si trova la casa dove ha vissuto Charles Dickens negli anni trenta dell’Ottocento, e che ha visto la nascita di Il circolo Pickwick, Oliver Twist e Nicholas Nickleby, che segnarono l’ascesa del romanziere inglese alla fama mondiale. «Nel 1920 questo edificio venne messo in vendita, e la Dickens Fellowship fece una raccolta fondi per poterlo acquistare. Cinque anni dopo, il museo apriva le sue porte al pubblico». A raccontare è Paul Graham, Segretario Generale Onorario della Dickens Fellowship, nata a Londra nel 1905 e con oltre cento rami sparsi in tutto il mondo, tra cui quello di recentissima formazione – e unico italiano – a Carrara. «La Fellowship – spiega Graham – nasce in un’epoca in cui la fama di Dickens stava scemando: arrivarono nuovi scrittori, arrivò il modernismo e un’intera generazione faceva a gara per distanziarsi dal passato vittoriano e da quella che veniva considerata la sua ristrettezza di vedute».

E non si può certo dire che Dickens fosse un uomo «di sinistra». «Si racconta che ci fosse una donna a Londra – spiega l’appassionato dickensiano – che urlava e imprecava in giro per la strada, e che Dickens ne fosse talmente scandalizzato da chiamare la polizia perché la arrestasse». Il conservatorismo dello scrittore è cosa nota, e basta vedere il trattamento delle rivolte popolari in romanzi come Barnaby Rudge e Le due città per averne conferma. «Le masse non gli piacevano – continua Graham – le vedeva come un’entità priva di pensiero e pericolosa, violenta, che semina distruzione ovunque passi».
Ma il retaggio di Dickens, l’enormità del suo lascito al mondo intero, superano di gran lunga le sue occasionali intemperanze vittoriane. A dimostrarlo è l’amore che continua a venirgli tributato, e che trova al 48 di Doughty Street il suo centro di irradiazione.

Ogni stanza della sua casa, dalla cucina al lavatoio, dal salotto allo studio, è scrupolosamente ricostruita e documentata nei particolari, mentre periodicamente vengono organizzati eventi speciali che riguardano lo scrittore. «Si è appena conclusa una mostra sulla Londra dickensiana – spiega infatti Graham – ed è in preparazione un evento per celebrare il 150simo anniversario della pubblicazione di Il nostro comune amico, per cui ci saranno due London Walk, una nell’East End e una Brentford, nei luoghi del romanzo, e tanti altri eventi». La London Walk è una delle attività offerte dal museo, e consente in due ore di cammino di visitare i luoghi più iconici e ricorrenti della Londra dei suoi romanzi, dalla bottega dell’antiquario che pare aver ispirato l’omonimo libro alla stessa Chancery Lane, in cui si svolge gran parte di Casa desolata; dal suo pub preferito a quello che in Oliver Twist era il sommo luogo di perdizione: Holborn Hill, oggi il centrale e raffinato Holborn Viaduct.
Ma anche la Dickens Fellowship sfodera un fittissimo calendario di iniziative. «Ogni anno celebriamo il compleanno di Dickens con un pranzo a casa sua – racconta Graham – e commemoriamo la sua morte all’abbazia di Westminster. Poi c’è la conferenza annuale: quest’anno a Chicago, il prossimo a Bristol e nel 2017, probabilmente, a Carrara. Di recente, siamo anche entrati su Twitter, per cercare di coinvolgere i giovani, ma non so quanto questo possa funzionare!».
Ciononostante, il museo fa passi avanti anche con la tecnologia, dato che da poco è possibile scaricare un’App per Iphone – Dickens Trail – che offre ancora un altro tour virtuale di Londra visto attraverso gli occhi di alcuni dei personaggi più famosi dei suoi romanzi.

La visita della sua casa aiuta anche a conoscere il Dickens meno noto, la durezza della sua infanzia – tutta la famiglia passò anni in prigione perché il padre era stato arrestato per debiti, mentre il piccolo Charles, appena dodicenne, era l’unico che poteva uscire per andare a lavorare e mandare avanti la famiglia – e la sua profonda filantropia. Nonostante le sue posizioni «vittoriane», a Dickens va parte del credito per degli enormi progressi della società inglese. Le sue campagne, che conduceva con ardore soprattutto attraverso i romanzi, e in primo luogo quella contro la prigione per debiti, contribuirono all’abolizione delle cosiddette Yorkshire Schools – «dove i figli non voluti venivano allontanati per sempre dalle loro famiglie», spiega Graham – e della poor law del 1834, «per cui i poveri che chiedevano soldi alla parrocchia venivano obbligati a vivere in delle case di lavoro dove le famiglie venivano separate a causa della segregazione dei sessi». Fiero oppositore delle esecuzioni pubbliche, Dickens perse molti amici non chiedendo apertamente l’abolizione della pena di morte, «perché era convinto – in fondo da buon progressista – che alle conquiste epocali si arrivasse un passo alla volta».