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Equitalia bussa alle porte dell’Istituto italiano per gli studi filosofici di Napoli, i collaboratori (da un anno senza stipendio) hanno organizzato un sit in alle 13 di oggi nel cortile di Palazzo Serra di Cassano. Una raccolta fondi è partita sul web per scongiurarne la chiusura. «Con la cultura non si mangia» disse Giulio Tremonti e nel 2009 cancellò il finanziamento all’istituto fondato dal Gerardo Marotta, che ha resistito vendendo i beni di famiglia. Circa 300mila volumi (alcuni rarissimi) sono attualmente dispersi in depositi tra Casoria, l’ex manicomio Leonardo Bianchi e vari scantinati. «Nel dopoguerra – racconta Marotta – con Guido Piegari comincia a fare attività culturale fuori dalle sezioni. I partiti allora non volevano che ci fossero voci indipendenti così nel ’54 mi misi a fare l’avvocato. Ma nel 1975 il presidente dell’Accademia dei Lincei, Enrico Cerulli, e la figlia di Benedetto Croce, Elena, vennero da me e mi dissero che avrei dovuto riprendere la guida della gioventù del Mezzogiorno: “Non hai letto La fine della civiltà di Croce?” mi dissero. Adolfo Omodeo nel ’43, durante il suo discorso di insediamento come rettore dell’Università Federico II, aveva esortato i giovani a tornare agli studi severi e a sbarrare la strada alla vecchia classe dirigente che voleva riprendere il potere. Accettai e fondammo l’Istituto».

Quarant’anni di attività, festeggiati a maggio, sull’orlo della crisi. Rapporti di collaborazione con l’Università di Heidelberg in Germania, il Warburg Institute di Londra, l’Ecole pratique des hautes études di Parigi, un programma serrato di seminari e lezioni a Palazzo Serra di Cassano e negli atenei del sud per far circolare il pensiero umanistico e, in particolare, lo studio della filosofia che, racconta Marotta, «è stato reso facoltativo in Germania, abolito in Francia e in Spagna, ma addirittura mai introdotto in Inghilterra». Nel 1993 l’Unesco riconobbe che l’Istituto «non avere pari al mondo per ricchezza e cultura»: «Abbiamo volumi rari – prosegue Marotta – che contengono tutto quello che serve ai giovani per recuperare la memoria storica e culturale del Mezzogiorno, che è perduta. Abbiamo promosso lo studio della filosofia hegeliana ma anche la riscoperta di pensatori come Filangieri, Pagano, Genovesi. Un patrimonio di cultura politica e filosofica che Ferdinando IV aveva estirpato».

I volumi dovevano essere sistemati nella biblioteca dei Girolamini, ma la congregazione ospitò i terremotati nel 1980 e non se ne fece più niente. Anche il loro patrimonio è stato poi abbandonato al disinteresse fino al sacco della loro stessa biblioteca nel 2012. Negli anni 2000 venne trovata una nuova collocazione, la caserma vanvitelliana Bixio a Monte di Dio: il presidio di polizia che occupava i locali doveva essere trasferito nell’ex Manifattura Tabacchi ma lì ci finì un deposito di immondizia, durante la crisi rifiuti, e non se ne fece nulla. La regione nel 2008 acquistò un appartamento in piazza Santa Maria degli Angeli da destinare alla biblioteca, ma nel 2010 la nuova amministrazione Caldoro congelò i fondi, salvo annunciarne lo sblocco, a fini elettorali, a un mese dalle elezioni regionali di maggio. Finanziamenti, scarsi e in ritardo, sono arrivati ad anni alterni mentre, ad esempio, 4 milioni di fondi sono stati destinati con puntualità ogni anno alla fondazione Ravello, affidata a Renato Brunetta, per il festival estivo. «Nel 1993 il nostro appello per la filosofia e la cultura umanistica arrivò fino all’Onu – conclude Marotta -, il presidente dell’epoca, Samuel Insanally, disse ai rappresentanti di tutti i paesi: “Senza filosofia i vostri governi distruggeranno il mondo”. È quello che sta accadendo».