L’uomo del fare, in stretta collaborazione con il governo amico, da tempo aveva preso la sua saggia decisione e adesso chi non vuole collaborare può continuare a blaterare. “Roberto Maroni se ne faccia una ragione – taglia corto Beppe Sala – perché noi ce li metteremo. Oppure deve avere la capacità di far sì che si riequilibri questa differenza tra Milano e le altre città. Ho qualche dubbio che lui sia in condizioni di portarci via dei migranti e distribuirli come sarebbe corretto sulle altre città della regione Lombardia”. Con il tono di chi vuole sottrarsi a una polemica inutile perché strumentale e un poco razzista, il sindaco di Milano ha annunciato che dal primo settembre 150 rifugiati verranno ospitati nel campo base di Expo, una struttura che si trova a circa 2 chilometri dall’area dove si è svolta l’esposizione universale. E’ un campo dove alloggiavano gli operai che hanno costruito il sito, per cui non è vero che la presenza dei migranti farebbe saltare i progetti previsti per il post Expo. A Milano ci sono 3.150 profughi ma giornalmente si registrano nuovi arrivi e le strutture destinate all’accoglienza non sono sufficienti per garantire a tutti un riparo.

La decisione è stata ufficializzata ieri dopo un vertice in prefettura, presenti il prefetto Alessandro Marangoni e il capo Dipartimento immigrazione del Viminale Mario Morcone. “La Regione Lombardia – si è risentito Roberto Maroni – non è stata né informata né invitata, è incredibile che non ci abbiano coinvolti su vicende di tale rilevanza per il nostro territorio”. La disponibilità del presidente della Regione Lombardia è sempre la medesima: “Faremo quanto in nostro potere per evitare questo scempio”. Stando così le cose è improbabile che sindaco e governatore si incontrino per trovare un accordo, “non lo devo convincere, questa è un’azione del prefetto, per cui Maroni può pure lamentarsi ma il prefetto si muoverà da subito perché dal primo settembre i profughi siano ospitati nel campo base”.

Milano, continua a ripetere Sala, da sola non ce la fa può fare e per un’accoglienza efficiente e dignitosa potrebbe non bastare anche l’intesa raggiunta la settimana scorsa con 18 Comuni dell’area metropolitana (solo il sindaco leghista di Cologno Monzese, Angelo Rocchi, si è rifiutato di collaborare). “Quelli – specifica Sala – sono sempre Comuni che rientrano nella provincia di Milano, e Milano e la sua provincia sono carichi in questo momento”. Il problema rimane la scarsa ospitalità dei Comuni lombardi (secondo un accordo preso con lo Stato, in Lombardia viene destinato il 14% dei migranti che sbarcano in Italia): “Volontaristicamente non sta succedendo un granché perché i Comuni non si fanno avanti e non indicano spazi adeguati”. Nel frattempo Palazzo Marino, in accordo con il Ministero della Difesa – “sto andando in ufficio a telefonare al ministro Roberta Pinotti” – è intenzionato ad utilizzare anche alcune caserme abbandonate per aumentare la capacità di accoglienza di Milano.

Il prefetto Mario Morcone ha ribadito che sul piano dell’accoglienza è decisivo il sostegno dei comuni così come era stato concordato nella conferenza unificata del 10 luglio 2014: “Qualcuno sostiene che in quel momento era distratto o che guardava la luna e le stelle ma quella decisione c’è stata e c’erano tutti. Comprendo perfettamente e me ne faccio carico delle difficoltà dei sindaci, dei problemi di consenso, di una politica urlata, qualche volta però ho anche la convinzione che l’Italia stia facendo un’operazione di grande dignità verso l’Europa, che non aveva mai fatto con questi numeri e di questa dimensione”.

Nel corso della riunione di ieri si è parlato anche della possibilità di offrire un lavoro ai migranti. “Con il prefetto Morcone – precisa Sala – abbiamo verificato che esistono finanziamenti del ministero degli Interni per programmi di avviamento al lavoro. Con l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino stiamo studiando la possibilità di identificare lavori socialmente utili, tendenzialmente sul degrado e la cura dei parchi”.

Poi, a settembre, ci sarà anche altro lavoro da fare. “Si preparino – minaccia l’assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali – perché mobiliteremo i cittadini e ci opporremo con ogni mezzo”.