La stampa e i media generalisti, partecipi del disegno di deforma costituzionale, non sono pentiti e sono in campo per attribuire la vittoria alla Lega Nord e Fratelli d’Italia e, in subordine al M5S e tanto per semplificare a Salvini, Meloni e Grillo. Del Pd e di Renzi si ammette la sconfitta, ma si li si racconta come detentori dell’unico pacchetto di voti politicamente omogeneo, un consistente 40%. La questione della costituzionalità della legge elettorale è ora la questione centrale e prioritaria. Proprio l’esperienza del Porcellum insegna che l’incostituzionalità va dichiarata prima che la legge elettorale sia applicata. Dopo non c’è ritorno alla democrazia: i parlamentari eletti con una legge incostituzionale restano al loro posto, grazie al precedente creato dall’allora Presidente Napolitano, in spregio al suo compito di garante della Costituzione e di leale collaborazione tra gli organi costituzionali (presidenza della Repubblica e Corte costituzionale). Non solo hanno rifatto una legge elettorale incostituzionale, ma hanno anche tentato di manomettere la Costituzione.

La manovra è fallita grazie alle italiane e agli italiani di ogni classe di età e classe sociale, sensibilizzati da uno spettacolare mobilitazione civica dei Comitati per il No, tra i quali si è distinto quello promosso dal Coordinamento per la Democrazia Costituzionale e dall’Anpi, che ha aggregato cittadini e movimenti di multiforme ispirazione, esperienza e formazione politica. Da una costola del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale è nato anche il gruppo degli Avvocati Anti-Italikum, un centinaio di professionisti liberi, autonomi, democratici e progressisti, che mi son limitato a coordinare, che hanno promosso 23 ricorsi contro la legge elettorale preso altrettanti tribunali di città capoluogo di distretto di Corte d’Appello a partire dal Novembre 2015. Tra i ricorrenti, oltre che cittadini, figurano parlamentari del M5S, di SEL-SI e una parlamentare di Innovatori e Civici. Ebbene l’azione contro il Porcellum, iniziata nel 2008, ha dovuto attendete il 17 maggio 2013 per essere rimessa alla Corte Costituzionale, che l’ha discussa in dicembre e decisa nel gennaio dell’anno seguente con la storica sentenza n. 1/2014.

Nel caso dell’Italicum, invece, a meno di un anno dal primo ricorso la Consulta avrebbe discusso le ordinanze dei tribunali di Messina e di Torino lo scorso 4 ottobre e ne ha fissate tre, con l’aggiunta del Tribunale di Perugia, per il 24 gennaio 2017, mettendo fine alle chiacchiere, al limite del golpe istituzionale, di sciogliere le camere senza attendere il giudizio di costituzionalità . La decisione è stata giusta, ma si spera che la Corte costituzionale possa tenere conto anche delle ordinanze dei Tribunali di Trieste e Genova. La questione è politica, come non disperdere le risorse umane e politiche dei comitati territoriali e tematici per il No. Partendo dall’opposizione, come suggerisce Luciana Castellina (il manifesto, 6 dicembre), ma per dire Sì all’attuazione della Costituzione. Che significa avere un programma per una diversa politica economica e sociale, come richiesto dall’articolo 3 comma 2 Costituzione, che mette in primo piano la partecipazione dei lavoratori e dei cittadini come individui, ma anche come appartenenti alle formazioni sociali dove si svolge la loro personalità agli affari pubblici, cui tutti hanno diritto di concorrere in condizioni di uguaglianza (articolo 51). Non bisogna dimenticare nel ricostituire un politica per la maggioranza dei cittadini, che a loro spetta di determinare la politica nazionale, perché i cittadini e non i partiti sono i soggetti destinatari dell’articolo 49 della Costituzione. La ricostituzione di una sinistra ha bisogno di tempo, senza purgatorio non ci sarà paradiso. I comitati per l’attuazione della Costituzione e per la democrazia costituzionale, nati da quelli per il No referendario, devono essere un movimento civico pluralista, aperto, senza capi autoreferenziali autonominati. Primo impegno da prendere è quello di una legge elettorale, che restituisca al popolo la sovranità che gli appartiene e che gli è stata rubata in nome della governabilità. La Costituzione è il loro bene comune da difendere e sviluppare. Nella Prima parte – compreso il Titolo terzo, Rapporti economici – hanno il loro riferimento programmatico.