La liberale Cecilia Malmström (svedese) è stata la prima a passare ieri l’esame dell’audizione dell’europarlamento e ha dovuto camminare sulle uova, per spiegare che, come candidata al Commercio, porterà avanti la trattativa del Ttip con gli Usa e del Ceta con il Canada, evitando lo scoglio dei tribunali arbitrali (istanze indipendenti a cui le imprese potrebbero ricorrere per denunciare gli stati sospettati di minacciare i loro investimenti). La candidatura di Cecilia Malmström non è controversa, ma ieri un altro commissario in fieri, il maltese Karmenu Vella, designato alla Pesca, ha dovuto giustificarsi sui sospetti di evasione fiscale e corruzione, oltreché sul poco entusiasmo ecologista di Malta, che potrebbe minacciare l’ipotesi di promozione di una pesca responsabile in Europa.

Uno per uno, i 27 candidati della Commissione Juncker passano l’equivalente degli hearings statunitensi entro il 7 ottobre (Federica Mogherini passa il 6 ottobre). L’8 e il 9 si riuniranno i gruppi per valutare le audizioni e il 22 ottobre ci sarà il voto sull’insieme della Commissione Juncker, in seduta plenaria dell’Europarlamento. I singoli commissari non saranno votati uno per uno, ma dalle audizioni potrà venire la richiesta agli stati (e a Juncker) di cambiare un candidato o di spostarlo a un’altra competenza oppure di delimitare in modo diverso la sua area di intervento, per ottenere l’approvazione definitiva e poter cosi’ entrare in attività, come previsto, il 1° novembre prossimo.

Sulla carta, c’è un “patto di non aggressione” tra i due gruppi principali, Ppe e Pse, a cui ha aderito anche l’Alde liberale. A vantaggio di Juncker c’è il fatto che per la prima volta un presidente della Commissione è stato designato dai gruppi politici alle elezioni europee e la scelta è caduta sul nome proposto dal partito che è arrivato in testa (Ppe), dando cosi’ più poteri al parlamento, che non dovrebbe aver nulla da guadagnare da un tiro al piccione che diventerebbe subito incrociato (se il Pse boccia un candidato Ppe, i popolari si vendicherebbero su un candidato social-democratico).

Ma alcuni nomi restano controversi e nessuno è al riparo di una scivolata. Gli esempi nel passato delle due precedenti procedure di audizione (2004 e 2009) non mancano. Nel 2004, l’Italia aveva dovuto sostituire il candidato Rocco Buttiglione (promesso alla Giustizia) a causa della gaffe sull’omosessualità e la Lettonia aveva dovuto ritirare la candidata Ingrida Udre per incompetenza manifesta. Nel 2009, era stata giudicata incompetente anche la bulgara Rumiana Jeleva, sostituita in fretta da Kristalina Georgieva. Juncker ha usato il bilancino per mettere assieme una Commissione che tiene conto dell’equilibrio tra paesi, posizione geografica, genere, appartenenza politica e peso delle responsabilità. Il presidente ha fatto la scelta di affidare delle responsabilità a politici provenienti da paesi implicati in primo piano: cosi’, per esempio l’Immigrazione è stata affidata a un greco di destra, Dimitris Avramopoulos, gli Affari economici al francese Pierre Moscovici, ex ministro di un paese che non rispetta il Fiscal Compact, i servizi finanziari al britannico Jonathan Hill, sospettato di essere un lobbysta della City di Londra. Hill potrebbe essere la vittima del tiro al piccione delle audizioni dell’europarlamento, visto che non è membro di nessun grande gruppo parlamentare (aderisce all’Ecr). Sul banco dei sospetti c’è in prima fila lo spagnolo Miguel Aria Canete, incaricato del Clima, che deve spiegare il conflitto di interessi con i suoi investimenti in compagnie petrolifere (Petrolifera Ducar e Petrologis Canarias), che afferma di aver venduto, oltreché giustificarsi per le recenti affermazioni sessiate (“superiorità intellettuale” maschile). Moscovici è debole, a causa degli sforamenti francesi e potrebbe trasformarsi nella testa di turco del Pse, se i socialisti impallinano un Ppe come Canete, per esempio. La liberale slovena Alenka Bratusek potrebbe venir impallinata persino dai suoi conterranei, perché si è auto-proclamata candidata quando era primo ministro (da luglio in Slovenia c’è un governo social-democratico, che non la sostiene e ha già una candidatura di sostituzione). Sul banco degli accusati anche l’ungherese Tibor Navracsics, esponente di Fidesz e vicino al premier Viktor Orban, contestato alla Cultura e alla Scuola (un nazionalista dovrebbe gestire Erasmus). Ma in questo caso circola già la rassegnazione, perché Orban nominerebbe un altro di Fidesz e c’è chi dice che Navracsics è “il meno peggio”. Problemi anche per la rumena Corina Cretu, per una storia di sospetti di spionaggio a favore del Kgb (e di love affair sia con l’ex presidente rumeno Ion Iliescu che con l’ex segretario di stato Usa, Colin Powell).

La Gue (sinistra) contesta la nomina a vice-presidente per l’occupazione e la crescita del falco finlandese Jyrki Katainen. L’eurodeputata Barbara Spinelli (Gue) ha scritto una lettera ai colleghi per chiedere di votare contro Katainen, “se vogliamo restare credibili agli occhi dei cittadini che rappresentiamo”, perché è facile prevedere che Katainen “restringerà in modo drastico i diritti dei lavoratori e cercherà di indebolire il ruolo cruciale svolto dai sindacati”.