Arriva la resa dei conti. La prima, forse la più importante. Di sicuro quella più attesa dall’opinione pubblica. La Procura di Cremona sta per calare gli assi di briscola, in attesa di nuove notizie dalle altre Procure (Catania, Catanzaro, Napoli) che lavorano da mesi alle inchieste sul pallone sporco. Antonio Conte, Stefano Mauri, Cristiano Doni, Beppe Signori, circa 130 indagati che rischiano il rinvio a giudizio. Per molti, compresi Doni e Signori, è probabile l’accusa di associazione per delinquere, mentre per il commissario tecnico della Nazionale italiana (chiamato in causa per Albinoleffe-Siena, ultima giornata della Serie B del 2010/11 e che ha sempre respinto le accuse, mentre sarebbero decadute le teorie degli inquirenti su Novara – Siena), ci sarebbe la frode sportiva, oltre all’omessa denuncia. Non uno scherzo, in ogni caso. E se la Figc prova a far quadrato intorno a Conte, che in ogni caso potrebbe perdere il posto di commissario tecnico, nei guai finisce di nuovo l’Atalanta, che pagava quattro anni fa con sei punti di penalizzazione per responsabilità oggettiva l’illecito sportivo del suo ex capitano Doni, squalificato tre anni e mezzo per Atalanta-Piacenza del 19 marzo 2011.

Dalle carte del pm di Cremona Di Martino è spuntata un’altra partita del 2011: Crotone-Atalanta, per cui Doni rischia di dover rispondere nuovamente di frode sportiva. E, stavolta non è solo. C’è una conversazione in chat con l’amico portiere Santoni, altro pezzo da novanta del primo filone sul calcioscommesse da Cremona, che tira in ballo anche Stefano Colantuono (anche lui nega di essere coinvolto), ora sulla panchina dell’Udinese, a rischio pure lui del rinvio a giudizio per frode sportiva. Per il club bergamasco si profila una punizione più severa rispetto a quella del 2011. Anche la retrocessione, in caso di penalizzazione pesante, evitata con tre punti di margine sul Cagliari, finito terz’ultimo. E nel calderone ecco anche la Lazio, che aveva già pagato l’omessa denuncia del suo capitano Stefano Mauri su Lazio-Genoa 4-2 del 14 maggio 2011 e su Lazio-Lecce con una semplice ammenda, che non ha portato la revoca della licenza Uefa, che si volatizzerebbe con una penalizzazione, dopo le rivelazioni del pentito Hristian Ilievski, capoclan degli zingari, il gruppo di scommettitori che avrebbe truccato numerose partite di serie A e B, su Lazio-Genoa e Lazio-Lecce.

Ilievski ha raccontato su Lazio-Genoa 4-2 che Mauri gli avrebbe anticipato dell’accordo tra le due squadre per chiudere il primo tempo sull’ 1-1 e che, per conferma della combine, lo stesso Mauri avrebbe telefonato a Omar Milanetto, al tempo giocatore del Genoa. Elementi gravissimi, che hanno spinto Palazzi a istruire un nuovo procedimento disciplinare. E quindi lo stesso meccanismo potrebbe scattare per Milanetto, che era stato assolto dalla giustizia sportiva ma che ora potrebbe essere destinatario di rinvio a giudizio. Così come rischia tanto anche il club ligure. Insomma, le carte sono tutte sul tavolo. E se nei giorni scorsi scrivevamo che erano Serie B e Lega Pro a rischiare concretamente lo slittamento del via, tra penalizzazioni, rinvii a giudizio, anche lo scenario in Serie A è quantomeno nebuloso. E nelle mani di Palazzi. Che non si è sempre distinto per la qualità del suo lavoro alla Procura federale. Ma che pare possa contare sull’appoggio del presidente Carlo Tavecchio, dal suo «ripartiremo puliti», della Figc che pare abbia sventato il commissariamento da parte del Coni.

La federazione si sta impegnando sui tempi dilatati che le difese utilizzano per allungare la fase di audizioni. In pratica: dopo la comunicazione di chiusura indagine, gli indagati possono chiedere di essere ascoltati entro un termine deciso dalla Procura federale. Ma entro quella porzione di tempo possono far pervenire certificazioni o motivi di impedimento che fanno slittare senza controllo i termini. Quindi, grazie all’articolo 33 del codice giustizia sportiva, la Figc vuole intervenire sulla perentorietà del termine assegnato per essere ascoltati. Se c’è impossibilità a comparire – da parte degli indagati o degli avvocati – entro il limite deciso dalla Procura, l’inchiesta va avanti lo stesso. In questo modo, si arriva prima e con certezza al deferimento o all’archiviazione.

E sarebbe un significativo passo in avanti. Ma in ogni caso la strada per B, Lega Pro, anche Serie D è ripida come una tappone dolomitico del Giro d’Italia. Partenza a settembre inoltrato, per la Serie B sono ipotizzati già sei turni infrasettimanali. Mentre in Lega Pro è caos, tra penalizzazioni per i processi sportivi ma anche società in difficoltà economiche (Monza, Grosseto e Castiglione sono fuori, Barletta quasi. Ischia, Lupa Castelli, Reggina, Martina, Paganese, Pisa, Real Vicenza, Savona, Varese, Venezia e Vigor Lamezia dovranno scontare una penalizzazione). Possibile la composizione di due gironi da 20 squadre (anziché 30) oppure da 18, la formula che più va a genio a Claudio Lotito. E l’ultimo segmento spetta al presidente di Lazio e Salernitana, nonché consigliere in Figc. Per lui da Napoli sono arrivate pessime notizie nelle scorse settimane. Indagato per tentata estorsione, con – secondo la procura di Napoli – minacce a società calcistiche di far bloccare l’erogazione dei finanziamenti se non avessero ottemperato alla sue richieste. Secondo gli investigatori sono molte le società di Lega Pro vittime di un «meccanismo intimidatorio» finalizzato ad acquisire il consenso dispetto all’attuale dirigenza della Lega. Mentre si è sgonfiata la sua posizione nel Cataniagate (il presidente del club siciliano Antonino Pulvirenti ha pochi giorni fa ammesso di aver comprato cinque partite a 100 mila euro l’una per salvare il suo club dalla Lega Pro): i contatti molteplici tra Pulvirenti e Lotito prima di Catania – Avellino 1-0 erano avvenuti perché Lotito aveva consigliato un’esorcista a Pulvirenti, per scovare energie positive per il suo Catania, non per apparecchiare la partita. E almeno la magia nulla c’entra con le partite truccate. Ma alla luce di quanto è emerso da Napoli la Figc dovrebbe seriamente indurre Lotito a un passo indietro.