Quattro poliziotti egiziani sono stati uccisi in un agguato nel quartiere meridionale del Cairo di Giza. Si sarebbe trattato di un vero omicidio mirato, perpetrato da uomini mascherati. Gli assalitori si trovavano a bordo di una moto e hanno aperto il fuoco contro un check-point della polizia egiziana ad Abul Nomros sulla strada che porta alle Piramidi, uccidendo gli agenti, prima di fuggire. Nessun gruppo ha fin qui rivendicato l’attacco.

Nell’agguato sono morti due sotto-ufficiali e due poliziotti di leva. Appena quattro giorni fa l’hotel Swiss Inn era stato attaccato nel capoluogo del Sinai di al-Arish.

In quel caso avevano perso la vita sei persone tra cui due giudici che avrebbero dovuto supervisionare la seconda fase delle elezioni parlamentari in corso nel paese con scarsissima partecipazione popolare. L’attacco di al-Arish era stato rivendicato dagli affiliati locali (Beit al-Meqdisi) al terrorismo dello Stato islamico (Is).

Appena poche settimane fa, il volo russo Airbus A321 Metrojet era stato abbattuto da una bomba piazzata nella stiva dell’aereo. Il disastro aereo è costato la vita a 224 persone ed ha messo seriamente in dubbio la capacità delle forze di sicurezza egiziane di tenere sotto controllo lo scalo di Sharm el-Sheykh. Pochi mesi fa, il procuratore del Cairo, Hisham Barakat, che aveva deciso le centinaia di condanne a morte contro gli islamisti, era stato ucciso in un gravissimo attentato nel quartiere di Heliopolis.

Mohamed al-Shentnawy, a guida della missione di osservazione elettorale del voto in Egitto, ha parlato di numerosi casi di violazioni di legge e brogli. Il Centro egiziano per i diritti delle donne ha rivelato che tantissime egiziane hanno ricevuto regalie fino a 60 euro a persona purché si recassero a votare per l’ex generale al-Sisi. Il primo turno si era chiuso con la vittoria schiacciante della lista «Per l’amore dell’Egitto».

I candidati del presidente, inclusi ex militari e uomini del vecchio regime, hanno ottenuto fin qui il 100% dei seggi. L’affluenza alle urne non supererebbe di molto il 30%. È previsto un ballottaggio del secondo turno prima dell’annuncio del risultato e dell’insediamento del parlamento che resta chiuso ormai da tre anni.

Nonostante la dura repressione in corso nel paese, il presidente egiziano continua ad essere sostenuto dal premier italiano, Matteo Renzi. In una conversazione telefonica al-Sisi e Renzi hanno parlato di cooperazione tra Cairo e Roma per combattere il terrorismo. In particolare il ministero degli Esteri italiano cerca un coordinamento con il Cairo per gestire la crisi libica. Abdel Fattah al-Sisi ha contribuito a destabilizzare il paese appoggiando l’ascesa del generale Khalifa Haftar in Cirenaica. Un coordinamento anti-terrorismo con il Cairo è molto rischioso poiché il regime militare di al-Sisi si alimenta proprio con il continuo richiamo alla necessità della stabilità in seguito ad attacchi terroristici.

Infine, Azzam al-Ahmad, membro del comitato centrale di Fatah, ha riferito di un accordo con le autorità egiziane per la riapertura del valico di Rafah, chiuso dal 2013. Hamas, il movimento che controlla la Striscia di Gaza, non ha mai accettato che il valico venisse gestito da Fatah. Dopo il golpe di al-Sisi neppure nei momenti più drammatici per i palestinesi il valico è stato aperto. Non solo, migliaia di case sono state abbattute senza ricompensa per i loro proprietari per creare una zona cuscinetto tra Egitto e Israele.