I legali di Vincenzo De Luca hanno depositato ieri il ricorso per l’annullamento del decreto di sospensione del governatore campano, firmato venerdì dal premier Matteo Renzi in applicazione della legge Severino. A favore dell’ex sindaco di Salerno ci sono due precedenti: la Corte di appello di Bari e lo stesso tribunale partenopeo hanno sollevato dubbi sulla costituzionalità della norma, a ottobre si esprimeranno gli ermellini. Spera in una decisione favorevole dei giudici partenopei in tempi brevi, massimo 7 giorni, per poter finalmente insediarsi e nominare la giunta: «Siamo sereni e fiduciosi. Continuiamo a lavorare sulle principali questioni relative alle politiche regionali» ha scritto ieri De Luca, dopo giorni di silenzio, su Fb.

Intanto nel palazzo di fronte, sede del consiglio regionale, scoppia il caos. Domenica il consigliere anziano, Rosetta D’Amelio del Pd, si è dovuta attaccare al cellulare e alla mail per sconvocare la prima seduta, fissata per ieri, «per consentire gli opportuni approfondimenti sugli effetti del decreto» di sospensione: per ora De Luca non può mettere piede in aula. Procedere con l’ordine del giorno (stralciando lo psicodramma del presidente sospeso) avrebbe consentito alle opposizioni di crocifiggere la maggioranza. Allora meglio buttare la palla fuori campo e indire una nuova seduta (per legge entro il 12 luglio) sperando che intanto il tribunale abbia liberato De Luca dalla Severino. Se la decisone non dovesse arrivare in tempo, il governo potrebbe inviare un commissario. «Quando ho ricevuto la comunicazione della prefettura sulla sospensione di De Luca – racconta D’Amelio – non ci ho dormito, ma all’ordine del giorno c’erano le comunicazioni del presidente quindi ho dovuto rinviare».

I 5 Stelle eletti in regione, più Luigi Di Maio, si presentano comunque: che la consigliera Pd abbia deciso da sola di far saltare tutto non ci crede nessuno così, insieme a Fi, fanno mettere a verbale che l’annullamento della seduta è avvenuto in modo scorretto e irrituale. Anche per lei i grillini hanno pronta una diffida. Di Maio definisce il consiglio regionale «un palazzo in autogestione». Attualmente la struttura è nelle mani dei dirigenti: barricati all’interno, negano l’accesso a consiglieri e giornalisti. «De Luca è il più grande errore di Renzi – attacca Di Maio -, la Campania rischia il commissariamento, se ne esce solo tornando al voto. Questo modo di amministrare la cosa pubblica è da banditi. Il conto delle regionali che si dovranno fare per colpa della sospensione di De Luca lo facciamo pagare a Renzi, è il responsabile politico».

Mentre i 5 Stelle arringano i giornalisti, accanto c’e un presidio di manifestanti con bandiere tricolore e una postazione dj: gli amplificatori mandano in loop lo stesso frammento audio di De Luca che invita i condannati ad andare a casa. Il drappello deve smobilitare investito dal corteo della Campagna per il reddito minimo. Presente anche un contingente di precari del progetto Bros con una petizione per il governatore, solo che il governatore non c’è. Si accende una scaramuccia quando si scopre che il presidio tricolore è di Ncd e tra loro ci sono i disoccupati a sostegno dell’assessore al Lavoro uscente, Severino Nappi.

Intanto Forza Italia vaga per il Centro direzionale in cerca di un luogo lontano dalla protesta sociale dove fare una mini lezione sulla legalità nelle istituzioni: il Pd sta regalando loro una nuova giovinezza. Per mettere piede negli uffici regionali viene intavolata l’ennesima trattativa con il personale, ormai avvezzo all’insubordinazione, ma alla fine i consiglieri forzisti e del Nuovo centro destra conquistano una postazione. Paolo Russo si dà al cabaret: «Non escludiamo iniziative di tipo giuridico contro ‘Bbc’, bugiardo, baro e condannato, cioè De Luca».

Prende la parola anche Armando Cesaro: eletto in qualità di figlio di Luigi, parlamentare forzista ed ex presidente della provincia nonché ex sodale di Nicola Cosentino (con cui condivide un processo), «sterminatore di congiuntivi» lo definì De Luca. Anche Cesaro Jr, che si è fatto nominare capogruppo Fi grazie al padre, vuole dire la sua: «Purtroppo, per come si sono messe le cose, e sappiamo chi ringraziare, oltre a denunciare politicamente le responsabilità del Pd e di Renzi per questo caos istituzionale, non abbiamo molta scelta. Siamo costretti ad attendere gli sviluppi». Un discorso da vero leader…