Ha infine giurato ieri come previsto da nuovo presidente del Gambia, Adama Barrow. Solo che la cerimonia non si è svolta a Banjul, capitale del paese che dovrebbe guidare, bensì nella piccola ambasciata del Gambia a Dakar. Barrow è in Senegal per «motivi di sicurezza» non meglio precisati, ma talmente seri da fargli disertare lunedì il funerale del figlio di 8 anni, ucciso da un cane.

Il pericolo si chiama Yahya Jammeh, presidente non più «uscente», che nei suoi 22 anni al potere con gli oppositori non è mai stato tenero. Il «pio» Jammeh, con il corano sempre in mano e i segni del pellegrinaggio alla Mecca, come l’appellativo «Haji», sempre ostentati. Aveva ammesso la sconfitta alle presidenziali dello scorso 1 dicembre, salvo ripensarci poco dopo. Malgrado la Commissione elettorale comunicasse che qualche irregolarità c’era stata, ma non tale da alterare l’esito finale. L’idea di diventare un raro caso di presidente in carica fregato dai brogli deve averlo sedotto.

La Corte suprema si esprimerà non prima di maggio sulla faccenda, quindi Jammeh ha deciso di congelare la transizione: martedì scorso ha decretato 90 giorni di stato d’emergenza e il giorno dopo il parlamento gli ha allungato il mandato tanto quanto.

Nel frattempo però sia le diplomazie internazionali dagli Usa in giù, sia le potenze regionali associate nell’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, fallito ogni tentativo di convincerlo a farsi da parte, hanno abbandonato Jammeh al suo destino. Di più: l’Ecowas, che nei giorni precedenti aveva scomodato diversi capi di stato per inutili visite diplomatiche a Banjul, sposa l’idea di un’operazione militare caldeggiata dal Senegal (i cui confini circondano letteralmente il minuscolo stato gambiano) e a cui già la Nigeria ha promesso appoggio aeronavale e di terra.

La risoluzione ieri sera era all’esame del Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma l’indicazione dei 15 membri sarebbe per ora quella di insistere con «mezzi politici», poi si vedrà. C’è già chi sostiene che Barrow in quanto presidente potrebbe chiedere l’intervento e in questo caso l’avallo dell’Onu non sarebbe più necessario. Cose vagamente già sentite, in Europa, a proposito per esempio della Libia.

Adama Barrow, 51enne a capo di un impero immobiliare – e dal giorno in cui è candidato di una coalizione formata da sette partiti, dopo il giuramento delocalizzato di ieri ha ordinato ai militari di restare nelle caserme. Ma già in mattinata i vertici delle forze armate faccenda era «politica» e non li riguardava. Tra i circa duemila effettivi che formano l’esercito del Gambia però non mancano un centinaio di irriducibili, truppe d’élite della classica Guardia presidenziale.

Spariti tutti i turisti dalle spiagge, sono loro, insieme al parlamento, l’ultimo scudo rimasto alle ambizioni di Yahya Jammeh.