Presidente della Camera Laura Boldrini, lei ha detto che trattare con la Turchia sui migranti è stato un errore. Ci sono ancora margini per rimediare a quell’errore?

Lo pensavo all’epoca e a maggior ragione lo penso oggi. Da molto tempo l’Europa era a conoscenza di alcune azioni preoccupanti compiute delle autorità turche. La rimozione dei magistrati e il giro di vite sulla stampa non sono certo una novità, erano fatti risaputi già nel 2015, tant’è che il parlamento europeo, con una risoluzione, chiese alla Turchia di rivedere la propria legislazione anti terrorismo perché attraverso definizioni troppo vaghe rischiava di mettere all’opera misure più che discutibili. E sicuramente non conformi alla Convenzione europea sui diritti dell’uomo.

Oggi però non sembra che l’Europa abbia molte carte da giocare sul fronte immigrazione. Anzi, si parla di estendere quel modello di accordo con la Turchia anche agli stati africani, alcuni dei quali non sono proprio dei modelli di democrazia.

Quel modello di gestione del fenomeno migratorio non è da riprodurre, non si possono fare accordi al ribasso sui diritti. Ci sono paesi le cui legislazioni non sono in linea con gli atti fondativi dell’Unione europea. Basta guardare cosa sta succedendo proprio ai cittadini turchi. Voglio esprimere tutta la mia solidarietà al popolo turco. Se la Turchia arriva a mettere in discussione la libertà dei propri cittadini come sta accadendo in queste ore, proviamo a pensare cosa potrebbe accadere con i rifugiati. Dobbiamo assolutamente rivedere quell’accordo. Alla luce di quello che sta succedendo in seguito al tentativo di colpo di Stato, come si fa a considerare la Turchia uno stato sicuro? La comunità internazionale ha fatto bene a condannare il tentato golpe militare, ma questo non significa che il presidente Erdogan sia autorizzato a compiere qualsiasi azione di rappresaglia.

Lei ha detto che l’Europa dovrebbe prepararsi ad accogliere i potenziali rifugiati turchi in arrivo, ma proprio in questa fase l’Europa sta dando il peggio di sé proprio per l’incapacità di accogliere chi fugge da guerra, repressione e miseria.

Volevo soprattutto evidenziare il paradosso per cui questi cittadini turchi arrestati arbitrariamente, queste persone cui da un giorno all’altro è stata negata la libertà di esercitare la professione, oggi potrebbero venire in Europa a chiedere asilo politico. Potrebbero essere loro a fuggire in seguito alla repressione, proprio mentre la Turchia in base a quell’accordo sbagliato con l’Unione europea sta gestendo l’accoglienza di migliaia di profughi. L’immagine di quegli uomini seminudi ammassati in un capannone mi ha fatto venire in mente ciò che avevo visto nei Balcani negli anni Novanta, sono rimasta molto turbata. Capisco la tensione dopo il tentato golpe, ma questi metodi non sono tollerabili. L’Europa deve farsi sentire e protestare vivamente.

Non crede che l’Europa, anche perché sotto ricatto proprio per via di quell’accordo sui migranti, a questo punto sia condannata a sostenere il presidente Erdogan?

Proprio per questo, da subito, ho sempre pensato e detto che quell’accordo non andava fatto. Il problema è che non tutti gli stati europei hanno seguito le indicazioni della Commissione europea che puntava sulla suddivisione dei profughi. Un continente con 500 milioni di abitanti non può andare in crisi per un milione di richiedenti asilo. È un’assurdità. La questione va risolta all’interno dell’Europa: gli stati che non vogliono collaborare ne devono rispondere e andrebbe pensato anche un sistema di sanzioni. In questo modo si sarebbe potuto evitare di appaltare alla Turchia la gestione dei richiedenti asilo. Con questo accordo l’Europa rischia di perdere la sua reputazione, non dobbiamo dimenticare che siamo il continente dei diritti umani e su questo abbiamo costruito la nostra autorevolezza.

Intanto i migranti continuano a morire nel silenzio generale. E’ un’ecatombe senza fine. Siamo al punto che di venti donne morte di stenti nel canale di Sicilia quasi non resta traccia sui media.

Oggi si convive con la morte in mare come se facesse parte della nostra normale esistenza, come se non fosse più un dovere cercare di evitare in tutti i modi ciò che sta accadendo nel Mediterraneo. E’ una situazione terribile. Apprezzo molto gli sforzi della Marina, della Guardia Costiera e di tutti i mezzi di soccorso che ogni giorno si impegnano per salvare la vita ai profughi, ma a questo punto è evidente che tale spiegamento di forze non basta più. Non ci si può abituare a considerare il Mediterraneo un luogo di lutto, né mettere in conto che si debba morire per cercare la salvezza. Voglio esprimere le mie condoglianze anche alle famiglie delle ultime vittime in ordine di tempo, le donne che sono morte soffocate. Questa vergogna marchierà per sempre il nostro tempo, dobbiamo trovare la forza di dire no all’indifferenza e no all’abbrutimento.