Probabilmente lo scontro è solo rimandato a oggi ma almeno sulla questione migranti, uno dei temi cari a Palazzo Chigi, la prima giornata del vertice tra i capi di stato e di governo europei non permette a Matteo Renzi di incassare niente di più che qualche risultato incerto e una sconfitta sicura. Contrariamente a quanto richiesto, non ci sarà infatti nessuna procedura di infrazione contro quei paesi che fino a oggi si sono rifiutati di accogliere profughi da Grecia e Italia. Almeno non per ora.

La misura era stata sollecitata quando ancora si trovava a Washington dal premier, che l’aveva agitata più che altro per fare pressione sulla Commissione europea che minaccia di aprire un procedimento analogo contro Roma per deficit eccessivo. Ma non ha funzionato. Appena sbarcato a Bruxelles Renzi – che pure nel merito ha ragioni da vendere – ha dovuto prendere atto della risposta della Commissione Juncker. Il programma di ricollocamenti, ha spiegato una portavoce, «dura per un periodo di due anni, quindi c’è un margine in cui potremo giudicare se avviare procedure di infrazione o no sulla base degli sforzi fatti». Insomma se ne riparla a settembre del 2017, quando i termini saranno scaduti e si potrà tracciare un bilancio definitivo.

La questione sarà comunque uno dei temi che Renzi affronterà nell’incontro a quattr’occhi che dovrebbe avere oggi con Juncker. Nel frattempo il premier porta a casa un’apertura di Bruxelles sul programma di investimenti in Africa utili a bloccare i flussi migratori, cosa che non era avvenuta nel vertice di Bratislava. Nelle bozze di documento finale, sotto il capitolo «Migration» in cui si parla dell’avvio della Guardia di frontiera europea e della necessità di rafforzare i confini esterni dell’Unione ribadendo anche il funzionamento dell’accordo siglato con la Turchia, 23 righe sono dedicate all’Africa sollecitando «ulteriori sforzi per ridurre il numero di migranti irregolari».

Ma sollecitando anche accordi con i paesi di origine o di transito dei migranti perché blocchino le partenze e facilitino i rimpatri e invitando infine l’alto rappresentante per la politica estera Federica Mogherini a presentare nel Consiglio Ue di dicembre i risultati ottenuti con i primi cinque paesi africani.
Più delle parole scritte (alle quali comunque devono seguire fatti come il finanziamento degli investimenti) contano però quelle pronunciate ieri da Angela Merkel.

La cancelliera è da poco tornata da un viaggio in Etiopia, Mali e Niger nel quale ha promesso finanziamenti per l’agricoltura e l’acqua potabile in cambio di frontiere più sicure. «Non si tratta solo di denaro, si tratta di migliorare in modo sostanziale la capacità e possibilità delle persone in questi paesi africani e di dare speranza», ha detto ieri promettendo anche di accogliere da Italia e Grecia 500 rifugiati al mese a partire da novembre. Dalla cancelliera la prima buona notizia per Renzi dopo il gelo seguito al vertice di Ventotene.