Una donna in lunghe vesti fuori dal tempo e il mare. Così appare ne Il filo dell’acqua, il documentario di Rossana Cingolani che la ritrae: lo sguardo lungo la costa frastagliata di Sant’Antioco, isola a sud ovest della Sardegna, mentre il tramonto si effonde impalpabile e liquido. Ecco, ora le sue mani si fanno ieraticamente concave, ora invece diventano arte che, danzando con un fuso, germina un filo quasi invisibile, senza peso né tatto, confine ultimo tra materiale e immateriale, natura e spirito, magicamente duttile, elastico, si tesse a ritmo del canto, e alla luce brilla come l’oro.
Donna e sapiente: difficilmente è stato un connubio beneaccetto nella Storia, basti pensare a cosa accadde alla filosofa Ipazia. E se, come nel caso di Chiara Vigo, ultimo Maestro di Bisso ( la seta che viene dal mare e che ha origini animali, dalla Pinna nobilis setacea), oltre a essere l’unica conoscitrice vivente di un’arte, trasmessale dalla nonna, le cui tracce risalgono agli Egizi e all’Antico testamento, nonché commendatore della Repubblica, autrice di stemmi di città italiane e di altri lavori internazionali inestimabili, è anche medichessa, “maga” dell’infanzia e tessitrice di una alleanza tra donne che, dal Mediterraneo in poi, ricamino mondi senza guerre, confini, religioni, e senza uso del denaro, si può facilmente comprendere come il suo essere Maestro possa scontrarsi con non poche resistenze.
Perché non sei ossequiata? È infatti la domanda in sottotesto che Rossana Cingolani le rivolge nell’incipit del documentario, dove è palpabile la forza e insieme la complessità della relazione tra le due donne – la filmmaker, nell’intervista che segue, ci racconta come, imbattendosi in Chiara Vigo, il suo tracciato di montatrice, iniziato a 16 anni, si sia imbattuto in una energia di trasformazione incoercibile. Così autorevolezza, incantamento, implacabilità, umanità e umorismo di Vigo sono tutte note che Cingolani coglie, insieme all’amarezza che il Maestro prova per l’incomprensione dei suoi conterranei. Tanto che mentre lei sogna la continuità di una scuola e una Internazionale di Tessitura (il mio pensiero va così a Maria Lai, altra grande sarda artista del filo, o a Louise Bourgeois), dal luglio scorso a oggi, mentre il film ha iniziato a girare per il Paese, si è consumato l’ultimo atto di un incontro finora mancato, quello tra le istituzioni e il Museo del Bisso, bene collettivo unico al mondo che attraeva visitatori stranieri da ogni dove e che Chiara Vigo, dopo una ingiunzione di sgombero del Comune, nonché una complessa vertenza legale – nonostante una mobilitazione popolare ingaggiata in rete da Maria Grazia Cucinotta – è stata costretta traumaticamente ad abbandonare …
Con la speranza e la preghiera che la proiezione del documentario, domani 18 dicembre, per la prima volta a Sant’Antioco, segni una tappa nuova e propositiva nella vicenda e nel destino del Museo.
“Ponente levante maestro e grecale, prendi la mia vita e gettala nel fondale”(dal giuramento di trasmissione del Bisso). “Tutto è nato da un periodo buio. Avevo perso brutalmente il lavoro come montatrice in una nota soap a Napoli ed ero terribilmente giù. Finché un’amica mi propose di seguire un corso di documentario a Città dell’Utopia a Roma. Realizzai così il corto, Il Celio azzurro di Steve, sull’asilo multietnico di mio figlio, e Io presentai a Pozzuoli al festival A corto di donne. Fortuna volle che Chiara Vigo lì fosse la madrina. Era il 2013, e lei stava raccogliendo i materiali richiesti dall’UNESCO per candidare il Museo del Bisso a bene immateriale dell’umanità. Le mancava un corto di 10 minuti sulla sua maestria. Ovviamente, campando di offerte (il bisso per giuramento non si vende, a dei giapponesi disse che non c’era cifra sufficiente), non poteva permettersi di ingaggiare qualcuno, così fece un appello tra le registe …”.
“Su Maistu”. “Chiara Vigo è un Maestro (in sardo si dice al maschile), e io ho avuto a che fare con tanti Maestri – il più grande è stato Marco Ferreri – per cui so che a loro va offerto il servizio, cosa che in Giappone è normale e in Italia non esiste. A Pozzuoli diverse registe erano stupite che mi interessassi a Chiara, la reputavano piena di ego … Fatto sta che solo io ho risposto al suo appello. E quando mi sono presentata da lei in Sardegna, mi ha detto la cosa più bella, sono contenta che sia venuta tu, perché non sei una regista”.
Scegliersi. “Che il mio, proprio per questo, fosse un valore aggiunto, l’ho capito solo di recente. Non avrei potuto mai fare una cosa così intima, in cui Chiara s’è data, se non avessi girato da sola, io lei e la telecamerina”.
Amore per l’imperfezione. “Quel momento che dici, in cui lei ride per una mia battuta sugli uomini, l’unica volta in cui si sente la mia voce, è un errore, e prima non l’avrei mai lasciato. Ero un po’ bacchettona rispetto al montaggio. Se l’ho messo, lo devo a Ferreri: quando gli attori non si ricordavano una battuta o ridevano, lui prendeva questi fuori scena e li utilizzava, ci si scialava, era un genio”.
Il filo dell’anima. “Nonostante questa vicinanza, la relazione con Chiara è stata fortemente impegnativa. Lei è davvero tosta. Dorme due ore a notte, per il resto prega lavora studia. Non ha voluto mai ripetere nemmeno una battuta, mi diceva sempre no no no. Ma è vero che al ritorno ho sentito di aver vissuto una piccola illuminazione, tanto che Piera Degli Esposti, durante l’intervista per Ciao Marco Indagine sull’oblio di Marco Ferreri, il mio prossimo progetto, mi ha detto, la sciamana ti ha dato un potere …”.
“La vita è l’attimo, non il futuro”, C. Vigo. “Il modo che ha lei di concepire il tempo, ha influenzato il mio modo di montare? Ho avuto difficoltà a fare tesoro di questi suoi insegnamenti perché per natura sono impaziente e ho necessità di realizzare. Nonostante questo, al montaggio sono successe cose inspiegabili, montavo una cosa in un modo e la ritrovavo in un altro, come se i materiali avessero una forza autonoma. Allora ho dovuto mettermi in un ascolto diverso del girato, una delle cose per me più formative”.
“L’altro capo del filo”. “Se l’intero sforzo autoproduttivo è stato fortissimo (con il solo contributo, nel finale, di Elena Matacena, una signora di Napoli), il montaggio è stato faticosissimo, con una marea di versioni, finché a un certo punto mi ha aiutato la sapienza amica di Cecilia Mangini: perché è complicatissimo essere regista e montatrice insieme e ci vuole un occhio esterno, una visione non coinvolta con cui interloquire”.

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Lo scorso luglio, dopo l’ingiunzione di sgombero del Comune di Sant’Antioco, mentre su change.org partiva la petizione promossa da Maria Grazia Cucinotta per salvare il Museo del Bisso, con appello al Presidente della Repubblica perché fosse assegnato a Chiara Vigo il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli, ci sono stati due pronunciamenti del Tar, il primo accoglieva il ricorso del Maestro e interrompeva gli effetti del provvedimento, il secondo reputava il ricorso inammissibile “per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo”. Si può sostenere il Museo, contattando l’associazione Il filo dell’acqua al numero +393292356333. L’incontro tra Rossana Cingolani e Chiara Vigo ha prodotto anche il corto Chiara Vigo, l’ultimo Maestro di Bisso Marino, dvd edito da Carlo Delfino. Il doc Il filo dell’acqua, contributo per il suono di Vincenzo Napolitano, per le musiche di Pier Cortese, sarà acquistabile da dicembre presso www.cinehollywood.com. In occasione della proiezione del 18 dicembre a Sant’Antioco, sarà presentato il nuovo sito, www.chiaravigo.it, la stanza privata del Maestro a cui si potrà accedere su prenotazione e il progetto di crowdfunding (https://buonacausa.org/cause/chiaravigo), ideato dagli allievi della scuola gratuita di tessitura del Maestro Chiara Vigo.