Si chiamava Douglas McArthur McCain, aveva 33 anni e viveva a San Diego il terzo straniero ucciso in Siria mentre combatteva nelle file dello Stato Islamico. Cittadino statunitense, nato in Illinois e residente in California dove lavorava in un ristorante africano, padre di una bambina di appena un anno: è lui l’ultima preoccupazione della Casa Bianca. Sui social network Douglas – che sognava di fare il rapper – si faceva chiamare «Duale lo schiavo di Allah»: si era convertito all’Islam dieci anni fa, dopo un’adolescenza passata tra spaccio di droghe e piccoli furti. Così scandagliano le cronache.

Era arrivato in Siria a primavera, passando per la Turchia. Lo scorso fine settimana aveva preso parte a un attacco contro un check point governativo vicino ad Aleppo, dove è stato ucciso dai ribelli rivali dell’Esercito Libero Siriano. La sua morte, confermata ieri dalle autorità statunitensi, è la punta dell’iceberg di un fenomeno che sta seriamente preoccupando Washington: «Sapevamo della presenza del cittadino Usa Douglas McArthur McCain in Siria e ora possiamo confermare il suo decesso – ha detto Caitlin Hayden, portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale – Useremo ogni mezzo per dissuadere individui dal viaggiare all’estero per prendere parte alla jihad e per individuare quelli che rientrano». Perché il timore è proprio questo: che gli apprendisti jihadisti americani, una volta combattuta la guerra santa in Medio Oriente, tornino in patria e mettano in pratica quanto imparato.

Sarebbero 300 i miliziani con passaporto Usa nelle tasche, come quello ritrovato accanto al corpo senza vita di McCain. L’anno precedente a perdere la vita in battaglia in territorio siriano era stato un infermiere 33enne del Michigan, mentre lo scorso maggio un 22enne originario della Florida si era fatto saltare in aria a nord della Siria. «Sappiamo che ci sono diverse centinaia di americani che combattono con l’Isis in Siria e Iraq – ha rivelato un ufficiale della Casa Bianca rimasto anonimo – Ma è difficile dire se siano ancora in Siria o si siano già spostati in Iraq».

Il loro numero continua a salire, insieme a quello degli stranieri reclutati dalle milizie di al-Baghdadi nel corso degli ultimi due mesi. La ricchezza esorbitante dell’Isis, accumulata tra contrabbando di armi, donazioni di privati e businessman dei paesi del Golfo, razzia di banche e basi militari in Iraq e Siria, attira jihadisti dell’ultima ora, la cui attenzione è catturata dai sermoni del nuovo califfo, dalle vittorie sul campo e dall’alto livello di addestramento garantito dall’Isil.

Secondo gli ultimi dati a disposizione delle intelligence di tutto il mondo (che stanno tentando di districarsi nell’arduo compito di individuare i nuovi jihadisti), sarebbero tra 12mila e 23mila i miliziani stranieri in Siria, entrati dai permeabili confini con la Turchia, che nei tre anni di guerra civile ha spesso chiuso un occhio e indirettamente permesso il continuo passaggio di armi e ribelli anti-Assad. Persone arrivate da ogni parte del mondo: dall’Europa (circa 500 britannici, un centinaio di francesi), dall’Australia, dal Nord Africa, dalla Cecenia, anche dalla Turchia e dal resto del mondo arabo. Dall’Italia ne sarebbero partiti almeno 50, di cui il 20% circa figli di immigrati, il resto italiani di nascita convertiti all’Islam. Quasi tutti provenienti dal nord – Brescia, Bologna, Padova, Milano – di età compresa tra i 18 e i 25 anni, secondo le informazioni dell’intelligence italiana. Tra loro Adhan Bilal Bosnic, dalla Bosnia a Cremona, considerato uno dei reclutatori dell’Isis nel Belpaese.

Si vanno ad aggiungere ad altri 100mila miliziani qaedisti: questi gli ultimi dati ipotizzati da alcuni esperti del gruppo jihadista. Ad oggi il numero di miliziani reclutati da al-Baghdadi è stimato tra i 20mila e i 50mila. Ma sarebbero molti di più, in costante e preoccupante crescita, soprattutto dopo la presa di Mosul, lo scorso 10 giugno: «Lo Stato Islamico non arriva dal nulla – ha spiegato Hisham al-Hashimi, uno dei principali esperti dei servizi segreti iracheni, che studia da anni i movimenti e gli sviluppi della galassia jihadista – L’organizzazione è un’estensione di gruppi già esistenti, storicamente e ideologicamente». A incrementarne le file è stato il fiume di ex militari sunniti dell’esercito di Saddam Hussein o i loro figli, estromessi dal nuovo sistema militare iracheno e decisi a combattere il governo sciita di Baghdad.