Dopo aver sparato nello stomaco alla sua ex fidanzata ed essere partito da Baltimora alla volta di Brooklyn, dove era nato e dove, sabato pomeriggio, avrebbe ammazzato a bruciapelo due poliziotti, Ismaaiyl Brinsley aveva annunciato su Instagram che avrebbe fatto qualcosa per vendicare gli omicidi di Michael Brown e Eric Garner.

Non ci sono prove che Brinsley (28 anni, emarginato dalla famiglia, con alle spalle una storia di malattia mentale e arresti multipli) abbia avuto rapporti di nessun tipo con il movimento nato dopo gli omicidi di Garner e Brown; o che, prima del week end, si fosse particolarmente appassionato alla questione. Infatti, sempre di più, dai dettagli che stanno emergendo sulla sanguinaria esecuzione degli agenti Rafael Ramos e Wenjian Liu (di 40 e 32 anni, uno originario del Portorico, l’altro della Cina), sembra chiaro che il gesto di Brinsley (che poi si è suicidato con un colpo in testa) sia stato il culmine di un processo di alienazione e disagio progressivi, costellato da episodi di violenza, e in cui la sollevazione seguita alle morti di Garner e Brown si è inserita se non come un pretesto sicuramente come una scintilla.

Ciò non ha impedito al presidente del sindacato della polizia di New York, Patrick Lynch, di dichiarare che «le mani sporche del sangue» di Ramos e Liu vanno cercate «a partire dal municipio, nell’ufficio del sindaco». Iniziata durante la campagna elettorale di de Blasio (che ha vinto anche grazie alla promessa di riformare il NYPD), complicata da una spinosa trattativa sindacale in corso sul rinnovo dei contratti, e inaspritasi dopo le manifestazioni delle scorse settimane, la frattura tra de Blasio e la polizia di New York è diventata improvvisamente più profonda. Qualche giorno fa, Lynch aveva fatto circolare una raccolta firme in cui i poliziotti chiedevano a de Blasio di non presenziare ai funerali. Sabato, nei corridoi dell’ospedale dove erano stati portati i corpi dei due agenti uccisi, al passaggio del sindaco, una fila di uomini in divisa blu, all’unisono, gli ha girato le spalle.

Anche l’ex governatore Georges Pataki e il senatore repubblicano Lindsay Graham si sono uniti agli attacchi contro il sindaco che, sostengono, avrebbe contribuito ad alimentare un clima di violenza diretto all’NYPD. E a loro ha fatto eco l’ex sindaco Rudoplh Giuliani, che però, su Fox News, ha affermato che, con i suoi commenti, Lynch «si è spinto troppo in là».

In realtà, durante la campagna elettorale, dopo essere diventato sindaco, e dopo le morti di Eric Garner e Akai Gurley, de Blasio si è sempre ben guardato da prendere posizioni contro la polizia e ha sempre e solo parlato di riformarne alcune pratiche. In certi casi, è sembrato persino troppo timido.

Ma i termini ricattatori in cui si sta venendo a delineare la questione erano ben descritti in un editoriale apparso ieri sul New York Post: «In qualità di sindaco, o sei con la polizia o sei contro la polizia… Non ci sono altre possibilità», scriveva Michael Goodwin in un pezzo che celebra il pugno di ferro di Rudoplh Giuliani e Michael Bloomberg e, con una logica da Tony Soprano, ricorda le conseguenze che i sindaci progressisti David Dinkins e John Lindsay hanno patito per aver sfidato le ire dell’NYPD. Lo stragrande potere del dipartimento, il più vecchio, il più grosso, uno più integrati dal punto di vista razziale e dei meglio equipaggiati degli Usa (con un’unità antiterrorismo autonoma dall’Fbi che ha agenti in 11 città straniere) si è visto anche nelle reazioni del governatore, Andrew Cuomo che, interrogato piu volte sull’argomento, si è rifiutato di criticare le grottesche affermazioni di Patrick Lynch.

Accompagnato da sua moglie e dal capo dell’ NYPD William Bratton, de Blasio è recato ieri a far visita alle famiglie di Rafael Ramos e Wenjian Liu. I due agenti uccisi sono stati ricordati anche durante la marcia di domenica, organizzata dalla Justice League NYC, uno dei gruppi dietro alle manifestazioni che hanno seguito il verdetto del gran jury sull’omicidio di Eric Graner. «Un atto di violenza è un atto contro l’umanità. Possiamo compiangere sia Eric Garner che i due poliziotti. Non sono cose che si escludono a vicenda» ha detto al NYTimes una portavoce della League. E, in una conferenza stampa, domenica a Harlem, Al Sharpton, la vedova di Eric Garner, Esaw, ha chiesto «a chiunque protesti al nostro fianco di farlo in modo non violento. Mio marito non era un uomo violento. «Questi due omicidi – ha aggiunto – sono strumentalizzati da alcuni elementi della destra per colpevolizzare il movimento di protesta».