Una crescita che sembra inarrestabile: i minori vittime di reato in Italia hanno raggiunto nell’ultimo anno la cifra record di 5.356, il 60% dei quali erano femmine. Preoccupante anche l’esponenziale aumento delle vittime di pornografia minorile, che dal 2004 al 2014 sono cresciute del 569,4% (+24% nell’ultimo anno). Per quasi l’80% dei casi riguardavano bambine e ragazze. I casi di violenza sessuale, compreso quella aggravata, denunciati l’anno scorso sono stati 962, per l’85% femmine.

Sono numeri che mettono i brividi quelli che emergono dal Dossier «Indifesa» di Terre des Hommes presentato ieri a Roma con i dati forniti dalle Forze dell’Ordine sui reati commessi e denunciati a danno di minori. I maltrattamenti in famiglia sono il reato con il maggior numero di vittime tra bambini e ragazzi: 1.479 nel solo 2014, confermando proprio l’unità familiare, che dovrebbe rappresentare il luogo più sicuro e protetto per i minori, come quello a maggior rischio. L’unico dato che cala visibilmente nel periodo 2004-2014, forse per il cambiamento delle modalità di questo sfruttamento, è quello della prostituzione minorile, che passa da 89 a 73 vittime (-18%), al 60% femmine. Non tutte le violenze vengono denunciate e perseguite come dovrebbero, né le vittime vengono assistite adeguatamente, ma queste esperienze lasciano una traccia indelebile nella loro vita. Secondo l’ultima indagine Istat, 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita almeno una forma di violenza sessuale o fisica, pari al 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni. E tra le donne vittime di violenze sessuali prima dei 16 anni, l’incidenza di violenza fisica o sessuale da adulte raggiunge il 58,5%.

Il panorama mondiale non offre scenari migliori e l’inasprirsi dei conflitti ha dirette conseguenze sulla condizione delle bambine e delle ragazze, che vedono calpestati i loro diritti fondamentali. Nel mondo, circa 70 milioni, di ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni, subiscono abusi e violenze fisiche che ogni anno provocano circa 60mila decessi. Ovvero una morte ogni 10 minuti. Dalle yazide rese schiave sessuali da Isis alle bambine kamikaze di Boko Haram, le giovani vittime delle guerre sono le più vulnerabili a fenomeni come matrimoni e gravidanze precoci, sfruttamento lavorativo, prostituzione, discriminazioni e abusi.

«All’indomani della nascita dei Sustainable Development Goals (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) che hanno molti riferimenti alla questione di genere, occorre ricordare che ci sono ancora 57 milioni di bambine e ragazze non vanno a scuola e oltre 68 milioni le bambine costrette a lavorare – afferma Donatella Vergari, Segretario Generale di Terre des Hommes – 15 milioni le baby spose che, senza volerlo e nel giro di poco tempo, diventano baby mamme e devono lasciare gli studi. Senza istruzione non potranno avere una vita migliore e dare il loro contributo al progresso dell’umanità».

«Nelle società democratiche come la nostra i diritti delle donne non sono sempre adeguatamente tutelati – sostiene Lia Quartapelle, segretario III Commissione Affari esteri e comunitari della Camera -ma è nelle aree di conflitto che si registrano le peggiori atrocità. Esse ci richiamano, come Paese e come comunità internazionale, a un maggiore impegno volto a una soluzione delle crisi e ad assicurare il rispetto del diritto internazionale umanitario e del diritto bellico». «Due settimane fa con i Garanti europei abbiamo ribadito che nessuna violenza sui minorenni è giustificabile, tutte le violenze devono essere prevenute – sottolinea Vincenzo Spadafora, Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza – Gli adolescenti intervistati vogliono essere formati al rispetto dell’identità di genere come strumento per prevenire la violenza sulle donne. Quasi ogni settimana la cronaca ci ricorda quanto subdolamente lavorino gli stereotipi e le non-culture della diversità. Occorre mettere in atto processi educativi permanenti per il superamento degli stereotipi e il rispetto delle differenze. Lo chiedono loro e lo impone la realtà dei fatti per arginare e prevenire violenze e discriminazioni». «Milioni di bambini siriani sono esclusi dalla scuola e vivono in condizioni orribili, rischiando la loro vita ad ogni passo – sostiene Maria Al Abdeh, Executive Director di Women Now For Development – Secondo una ricerca condotta dalla Women International League for Peace and Democracy, la causa diretta di morte del 74% delle bambine».