Secondo l’ultimo bilancio del ministro dell’Interno turco, Efkan Ala, che non tiene conto dei tre attentatori suicidi, l’attacco contro l’aeroporto internazionale Atatürk di Istanbul ha causato 44 morti, di cui 19 non sono cittadini turchi, e il ferimento di 239 persone.

I tre attentatori erano arrivati tutti dall’Asia centrale: uno di essi era un cittadino russo originario del Daghestan, un altro era uzbeko e l’altro kirghiso.
I terroristi erano giunti all’aeroporto con un taxi e arrivati all’ingresso del terminal al primo posto di controllo si erano presentati con le giacche addosso e siccome faceva molto caldo ciò ha insospettivo gli agenti della sicurezza.

E con ogni probabilità per questo motivo la prima sparatoria è avvenuta davanti all’ingresso del terminal.

Gli inquirenti stanno battendo la pista dello Stato Islamico. La polizia turca ieri mattina ha condotto una vasta operazione antiterrorismo a Istanbul, nella città dell’Egeo, Smirne, e nel sudest del paese al confine con la Siria. Sono state fermate 22 persone sospettate di essere in contatto col sedicente Stato Islamico. L’operazione a Istanbul ha interessato 16 distretti, tra cui quelli di Pendik, Basaksehir e Sultanbeyli e sono state arrestate 13 persone di cui 4 di nazionalita straniera. A Smirne la polizia ha contemporaneamente fatto irruzione in edifici nei distretti centrali di Konak, Buca, Karabağlar e Bornova, arrestando nove persone sospettate di appartenenza all’ISIS.
Sono stati sequestrati documenti e armi. I tre attentatori avevano alloggiato in un appartamento nella zona di Fatih a Istanbul. Avevano affittato la casa tre mesi prima dell’attentato pagando in contanti.

Gli inquirenti hanno inoltre scoperto alcuni dettagli dell’operazione terroristica. I tre attentatori con le loro cinture esplosive e i loro Kalashnikov, con tre zaini e altri bagagli, avevano preso un taxi nel quartiere di Fatih e si erano diretti al terminal degli arrivi internazionali dell’aeroporto Atatürk. Dopo essere scesi dal taxi si sono separati. Uno di essi si e’ diretto nella zona del parcheggio, un altro e’ rimasto nella zona degli arrivi internazionali e il terzo ha raggiunto il terminal delle partenze internazionali.
Il loro piano prevedeva la cattura di decine di ostaggi all’interno del terminal per poi farsi esplodere. Il piano fortunatamente è stato sventato dall’intervento di un poliziotto all’ingresso del terminal che si era insospettito ed aveva aperto il fuoco.

Vi sono tante cose ancora da chiarire nella dinamica di questo terribile attentato.

E’ diffusa nell’opinione pubblica turca e anche tra le forze di opposizione del paese la convinzione che vi siano state falle nell’apparato di sicurezza. E ieri vi è stata anche una manifestazione di protesta a Istanbul in cui si chiedeva di fare assoluta chiarezza su quanto sta accadendo in Turchia.
Dalle registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell’area arrivi internazionali dell’aeroporto Atatürk è emerso che i tre attentatori avevano effettuato un sopralluogo nella mattinata del giorno dell’attentato.

Inoltre un noto giornalista di Dogan TV, Hande Fırat, venti giorni fa, durante una trasmissione televisiva aveva dichiarato che gli 007 turchi avevano inviato una lettera di avvertimento agli organi di sicurezza dello Stato e ai Governatori locali avvertendoli del rischio di un attentato dell’Isis ad Istanbul.
E ancora, pochi giorni prima dell’attentato erano stati arrestati 6 membri dell’Isis che preparavano un attacco coordinato. Erano stati fermati sull’autostrada vicino a Tartus mentre erano diretti ad Istanbul per compiervi un attentato, avevano con loro i giubbotti esplosivi.

Ieri, nel giorno di lutto nazionale, la popolazione era ancora incredula e ci si chiedeva come fosse stato possibile che le forze di sicurezza non erano state in grado di proteggere la popolazione dalle conseguenze del terrore sparso a piene mani per anni in Siria e nel resto del Medio Oriente, ora dilagato anche all’interno dei confini della Turchia.

Negli ultimi 5 anni in Turchia, sono morte in attentati terroristici di gruppi islamisti 654 persone. Sembrerebbe che si stia diffondendo nella popolazione turca un senso di sfiducia nei confronti del presidente della Repubblica Erdogan e del suo partito. Per gli errori commessi nel corso di questi ultimi tre anni, e precisamente per gli errori commessi con il coinvolgimento nella guerra siriana e per aver consentito a migliaia di jihadisti di transitare nel territorio turco. Ankara è stata troppo a lungo ambigua nella lotta allo Stato islamico. In una prima fase del conflitto siriano ha sostenuto in chiave anti Assad, seppure indirettamente, l’Isis, consentendo la formazione di diverse cellule jihadiste nel proprio territorio, ma poi quando dopo aver concesso la base aerea Nato di Incirlik per consentire alla coalizione di muovere i propri attacchi contro il sedicente Califfato, ha cominciato dal Daesh attentati non solo nel sudest anatolico, ma soprattutto nelle sue maggiori città.

Tutto questo ha reso instabile un paese Nato e strategicamente importante cole la Turchia e ha reso impellente per essa la necessità di uscire fuori dall’isolamento regionale in cui si è cacciata per fronteggiare un nemico così feroce.