Durante i processi, i poliziotti imputati per l’irruzione nella scuola Diaz hanno dato prova di grande «solidarietà» tra di loro. Alcuni hanno provveduto a «coprirsi», provando anche a modificare l’esito del procedimento, almeno secondo i pubblici ministeri di Genova.

Nel frattempo le loro carriere progredivano o, nel peggiore dei casi, nulla accadeva. Si è sempre detto che la «catena di comando» nell’operazione Diaz è rimasta nel dubbio. In realtà nelle carte processuali emergeva fin troppo nitidamente, complici foto scattate nel cortile della scuola genovese e testimonianze ai processi. E nel gennaio del 2014 il tribunale di sorveglianza ha infine imposto gli arresti domiciliari per tre dei «super poliziotti» condannati per i fatti della Diaz.

Stiamo parlando di Francesco Gratteri, Spartaco Mortola e Giovanni Luperi.

Il primo, il funzionario di grado più alto tra quelli processati per la Diaz, era allora a capo dello Sco. Nell’aprile del 2006, durante una deposizione al processo, un ragazzo lo riconobbe nei video mostrati in aula. A tradire l’allora capo dello Sco, il vestito. Il teste, un ragazzo tedesco del 1975, lo aveva indicato: un uomo alto, in completo scuro, camicia chiara, barba e casco. Francesco Gratteri, da lì a poco promosso a capo dell’antiterrorismo italiano, poi questore a Bari, oggi è ai domiciliari.

Spartaco Mortola nel 2001 dirigeva la Digos a Genova. Nel febbraio del 2010 ricomparve sulla scena politica italiana, perché era lui a guidare le cariche contro i cortei no Tav in val di Susa. Eppure anche lui nel gennaio scorso è stato condannato ai domiciliari. Il suo nome emerge nelle cronache giudiziarie nel 2004, quando venne condannato il primo poliziotto del G8, responsabile di avere picchiato il minorenne diventato un simbolo di quelle giornate, per il suo volto sformato e tumefatto.

Mortola, indagato, venne però assolto e ai giornalisti presenti in aula esclamò: «Uno a zero». Perché ci sarebbero stati altri «goal». Mortola, infatti, era tra i 28 poliziotti rinviati a giudizio nel processo per l’irruzione alla scuola Diaz. Come capo della Digos di Genova, era stato lui a scortare i reparti speciali alla scuola per l’azione. Poi, era rimasto fuori a chiacchierare, mentre il sacchetto con le due molotov – false secondo i pm, prova suprema del covo dei black bloc per la polizia – passava di mano in mano. Proprio quelle molotov finirono per mettere Mortola in un nuovo procedimento, da indagato. Nel frattempo era stato promosso: questore ad Alessandria.

Poi questore vicario a Torino (ecco il collegamento con i no Tav). Ma Genova incombeva, anche perché Mortola si trovò invischiato nel caso delle molotv scomparse e nel procedimento con indagato l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro. Quest’ultimo è oggi Presidente di Finmeccania, prima di essere stato Commissario Straordinario per l’Emergenza rifiuti in Campania. Nel 2008 è stato nominato direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, e nel 2012 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri del Governo Monti.

Gianni Luperi nel 2001 era il capo dell’Ucigos. Indagato, fu promosso: capo del Dipartimento analisi dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), ovvero l’ex Sisde. Durante l’operazione alla Diaz, Luperi – oggi in pensione – era da considerarsi riferimento per gli operatori appartenenti alle Digos. Murgolo, che all’epoca era al Sismi, in sede di indagini ha ricordato: «C’è stato un movimento, quando è stato il fatto delle molotov, si sono interessati quelli che erano li! Io lì ricordo appunto Mortola, Luperi e Caldarozzi, io ho sentito qualcuno che chiedeva dove erano, io ho avuto cioè lì la percezione che le facessero vedere, che qualcuno se le facesse vedere». Luperi avrebbe poi affidato le molotov alla dottoressa Mengoni, funzionaria della Digos fiorentina. La Mengoni – in sede processuale – ha ricordato «che ero fuori dal cancello, ho visto il dottor Luperi che aveva questo sacchetto, aveva un sacchetto in mano con due bottiglie”. Promosso dunque, mentre era indagato.

(Altre carriere, altre promozioni)

Ansoino Andreassi, all’epoca dei fatti era vicecapo vicario della polizia, poi vicedirettore del Sisde. Oggi è in pensione, ma dispensa consigli sul terrorismo internazionale.

Gilberto Caldarozzi, nel 2001 vicequestore e vice dello Sco.Poi promosso a capo dello Sco (nel 2011).

Vincenzo Canterini, allora comandante del VII Nucleo speciale Mobile, condannato a 5 anni. Nel 2005 venne promosso a questore. È in pensione.

Filippo Ferri, era capo della Mobile della Spezia, venne trasferito a Firenze, come primo dirigente, per guidare la squadra mobile.

Oscar Fioriolli, era questore di Genova. Poi di Napoli. Dirige le “Specialità” della polizia (polfer, polstrada, polizia postale).

Pietro Troiani, vicequestore addetto alla logistica della Mobile di Roma, è stato condannato a 3 anni e 9 mesi, per detenzione armi da guerra (molotov) e calunnia.