Una volta tanto un personaggio famoso approda a Napoli non per sponsorizzare qualche evento culturale o spettacolare, per uno spot politico o per fare da testimonial all’ennesima campagna sull’emergenza rifiuti o sulla «Terra dei Fuochi». È proprio il caso di dire che invece Gérard Depardieu ha fatto recentemente un blitz nella «Terra dei Cuochi» finalizzato a un’interessante operazione culturale che vuole andare oltre le mode della scoperta della vecchia e nuova gastronomia. E una volta tanto il grande (e grosso) attore francese ha messo la sua proverbiale stazza al servizio non di un personaggio di fiction ma di se stesso alle prese con la sua reale passione per il cibo e per il vino. È protagonista infatti con Laurent Audiot, chef francese del ristorante parigino «La Fontaine Gaillon» del documentario intitolato L’ Hédoniste, che prevede una perlustrazione della tradizione culinaria di varie zone europee. E la sua inconfondibile mole capace di dissolversi quando si cala nei personaggi più diversi dello schermo, in questo caso viene volutamente esibita in funzione del rapporto fisiologico col cibo e col bere, la sua fisicità debordante in questo contesto produce un segno inequivocabile, si fa corpo significante veicolo imprescindibile del piacere di mangiare, del gusto, del bere, della voracità. Insomma qui la sua presenza rende tangibile e reale quanto si sa, si è detto, si è scritto, si immagina del Depardieu gourmet e esperto gastronomico, un’immagine inedita che non può che far felici i suoi numerosi fans sparsi in tutto il mondo tanto più che lui lotta da oltre dieci anni sia in Francia che in Italia a difesa del cibo di qualità e del territorio (ha anche acquistato delle brasserie sull’orlo del fallimento per tenerle in vita). Un’immagine che in qualche modo bilancia quella negativa di chi ha preso la residenza Russa per sfuggire al fisco francese. Il documentario o meglio i documentari, perché si tratta di 10 puntate di circa 43 minuti l’uno, sono realizzati per l’emittente culturale franco-tedesca Arte da Stéphane Bergouhnioux e Sébastien Fallourd e coprodotti da ARTE G.E.I.E. e Les Films d’Ici 2 e andranno in onda su Arte Decouverte nei prossimi mesi. È girato in vari paesi europei alla scoperta delle eccellenze culinarie. In sintonia con la sensibilità di Depardieu per la valorizzazione, la protezione e la diffusione delle tradizioni culinarie e dei cibi e dei vini locali in opposizione alla globalizzazione dell’alimentazione e della gastronomia, l’operazione di Arte ha l’obiettivo di trascendere la scoperta del piatto particolare o della ricetta antica da rubrica Rai sui sapori d’Italia per esplorare il substrato culturale, il senso del gusto, gli aspetti antropologici delle pietanze, le modalità e i rituali del mangiare. Insomma siamo dalle parti delle riflessioni di L’aroma del mondo. Gusto, olfatto e atmosfere del filosofo tedesco Hubertus Tellenbach e dell’analisi di Il senso goloso. La commensalità, il gusto, gli alimenti del semiologo francese Jean-Jacques Boutaud. Nel lungo tour enogastronomico europeo non poteva mancare l’Italia dopo i Paesi Baschi, la Scozia, la Bretagna e prima di altri e l’attore francese per la tappa italiana ha scelto la Campania come simbolo della gastronomia italiana insieme a Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna. Il blitz partenopeo (circa una settimana) è stato molto blindato, senza conferenze-stampa o illustrazione del progetto, né incontri ufficiali con le istituzioni. Le uniche che hanno avuto il privilegio di accompagnarlo e seguirlo come un’ombra sono state la traduttrice-interprete napoletana Tea Raccuglia e la giornalista francese Catherine Cornet che disponevano di un dettagliatissimo piano di lavorazione con tutte le indicazioni degli spostamenti, degli incontri con chef e ristoratori e persino delle domande e delle curiosità sulle specialità agroalimentari e la grande tradizione della cucina italiana. Il percorso ha portato l’attore e lo chef naturalmente nel cuore del centro storico e nei quartieri popolari di Napoli dove si stratificano storia e arte culinaria e dove hanno potuto gustare la margherita e la pizza ripiena di cicoli e ricotta alla pizzeria «La Figlia del Presidente» in via dell’Archivio Vecchio, la sfogliatella, il babà e il caffè. Nella Pignasecca, il suk partenopeo, un crogiolo di voci, colori, sapori, odori nella zona tra Montesanto e Piazza Carità, i due viaggiatori hanno avuto una guida d’eccezione, il veterano Antonio Tubelli, chef fantasioso, storico della tradizionale cucina e filologo delle vere e antiche ricette, che da più di 30 anni lotta per conservare e preservare un patrimonio culturale in via d’estinzione e oggi tiene corsi di cucina e conferenze. Tubelli ha soddisfatto curiosità, ha raccontato storie, ha svelato i segreti dei friarielli (un tipo particolare di broccoli) e della minestra maritata (la zuppa della sposa). Le altre tappe campane prevedevano una visita alla Tenuta Vannulo a Capaccio, modello virtuoso nella produzione della mozzarella di bufala di altissima qualità, poi a Cetara per documentare la produzione della colatura di alici con la tradizionale tecnica di pressatura e salatura. Sulla costiera sorrentina Gerard e la sua troupe hanno potuto ammirare i tipici limoneti a terrazze, con i limoni a picco sulla costa delle sirene.
Depardieu e Audiot hanno voluto conoscere e riprendere la preparazione del sanguinaccio, all’osteria Lo Stuzzichino, a Sant’Agata sui Due Golfi. Mimmo De Gregorio, insieme al padre Paolo, hanno mostrato alle telecamere la realizzazione di questa vecchia ricetta dettata dalla fame del dopoguerra, quando il sangue di maiale rappresentava un prezioso apporto di proteine animali. Non poteva mancare tra i prodotti di eccellenza della Campania la pasta di Gragnano e una visita al pastificio Gentile di Alberto Zampino. Il piccolo e pizzuto pomodorino del piennolo del Vesuvio è stato oggetto a sua volta di grande interesse e di numerosissime domande. Il riferimento è stata l’azienda Casa Barone, la prima ad essersi impegnata nel rilancio di questo pomodoro straordinario e sempre più presente nelle cucine dei grandi chef.
Non poteva mancare una puntata ad Ischia dove la coppia sono si è fermata al ristorante «Il Focolare» della famiglia D’ambra per il piatto più celebre della cucina ischitana, il coniglio.
Gérard è affascinato da tutti i piatti e vuole gustarli con calma: parmigiana di melanzane, fagioli zampognari, limoni di Procida, spaghetti fritti con patate, varie fritturine, salumi, carne di maiale al pistacchio. Poi addenta una coscia del coniglio, e poi un’altra. All’ischitana, con le mani e senza paura di sporcarsi. Tra una pietanza e l’altra l’attore non perde occasione per lanciare la sua campagna in difesa della natura e del cibo vero e lancia il messaggio del rispetto verso chi produce, soprattutto per chi lo fa in armonia con l’ambiente e con l’ecosistema: «Questa è la cucina che adoro, senza additivi chimici e vorrei che dall’Unione europea arrivassero incentivi maggiori all’agricoltura sostenibile e ai contadini. Preservare gusto e identità dovrebbe essere un imperativo nell’era della globalizzazione».
Il giro si è concluso a Pompei con la scoperta della «ars culinaria» degli antichi pompeiani.
L’attore francese e la sua troupe televisiva hanno girato tra le antiche vestigia degli scavi di Pompei. È rimasto affascinato dal mondo culinario della Pompei di duemila anni fa e prima di lasciare gli scavi ha voluto visitare l’Anfiteatro, l’area dell’esercito degli antichi romani che lui ha «sfidato» nei panni di Obelix. Si è informato sull’origine del Garum che dà il nome anche a una sala di Pompei. Il Garum nato durante la famosa eruzione del Vesuvio del 79 era una salsa, un condimento per molti piatti, soprattutto a causa del suo forte gusto salato. Sarà adottato dai Greci, poi dai Romani. Dopo questa breve ma full immersion, Depardieu già innamorato della Campania e dei suoi prodotti diventerà con questo documentario un testimonial d’eccezione delle eccellenze campane.