Il 2015 si apre con un bel colore solare, quell’arancione che rimanda all’Olanda e alla sua storia. Sarà Amsterdam, infatti, una delle città più interessanti da visitare subito dopo la notte di san Silvestro. I motivi sono sostanzialmente due: il lancio dell’anno dedicato a Van Gogh – una data un po’ tirata per i capelli, sarà il 125/mo anniversario dalla morte del pittore, ma il programma costruito ad hoc è di grande suggestione – e la robusta mostra sul Rembrandt dell’ultimo periodo che verrà ospitata al Rijksmuseum (dal 12 febbraio). Rispetto all’esposizione londinese, ci saranno quattro dipinti difficilmente ottenuti in prestito in altre occasioni e un documentario che in Italia vedremo in febbraio. In entrambi i casi – Van Gogh e Rembrandt – una rassegna sarà l’asse portante e farà da traino per una serie di attività turistiche-culturali parallele che promettono escursioni intorno ai luoghi natali, spettacoli, concerti.

Zelfportret als oude man, Kenwood House
Rembrandt nacque a Leiden ma spese la maggior parte dei suoi anni d’oro a Amsterdam (dal 1631), conoscendo lì facoltosi collezionisti da ritrarre e Saskia, la sposa che rappresenterà anche un balzo sociale per quell’artista «figlio di un mugnaio» pur benestante. Non basterà né la fama né l’eccezionalità del suo pennello: la vita di Rembrandt si chiuderà in estrema miseria e una tomba anonima accoglierà il suo corpo.

 

In primavera si rinverdisce il suo mito con la mostra presso il museo Rembrandthius, sua casa natale, incentrata sull’insegnante e le influenze disseminate dal suo atelier nel periodo più tardo. Si potrà, inoltre, passeggiare per una Amsterdam a tema «rembrandtiano», o frequentare lo stesso percorso in barca, attraversando i canali.

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Dalle miniere alle stelle
Su Vincent Van Gogh c’è ben poco da scoprire, ma l’Olanda si prepara a una full immersion, trasformando le opere del pittore in una specie di parco a tema dalle mille risorse. Prima, in gennaio, i designer contemporanei si cimenteranno, in un confronto serrato, con le sue creazioni, poi sarà allestita una pista ciclabile intitolata Starry Night (Eindhoven e dintorni), ispirata alla Notte stellata. Da non perdere, naturalmente, è il museo omonimo ad Amsterdam, che presenta un nuovo allestimento e che sigillerà l’anno con la mostra blockbuster Munch -Van Gogh (settembre – gennaio 2016).
Ci saranno addirittura percorsi gastronomici dedicati ai suoi quadri e una mostra fotografica nel giardino della casa natale di Zundert che porrà l’accento sul suo amore, con picchi mistici, per la natura. Nel parco floreale Keunhof, Lisse (dal 20 marzo al 17 maggio), verrà invece riprodotto un celebre dipinto di Vincent con i tulipani.

Uscendo dai confini, l’attrazione maggiore è rappresentata da Van Gogh nel Borinage: siamo a Mons, in Belgio, capitale europea della cultura 2015. In quella regione carbonifera, Van Gogh si fece evangelizzatore, vivendo l’esistenza di contadini e minatori. L’esposizione offre circa settanta lavori degli anni 1878-1880. Per chi volesse introdurre nel viaggio un «tandem affettivo», lo spostamento d’obbligo è a Basilea: qui dall’8 febbraio al 28 giugno sarà di scena l’amico Paul Gauguin, con cinquanta opere e un’attenzione particolare rivolta a Tahiti.

Gironzolando in compagnia dei «master» del XIX secolo, a febbraio bisognerà tenere gli occhi puntati sull’asta di Christie’s a Londra. Il 4 verranno battuti Vue sur l’Estaque e Le Château d’If (una veduta provenzale che torna sul mercato dell’arte dopo quasi 80 anni): considerando che I giocatori di carte sono stati acquistati da una famiglia reale del Qatar per 250 milioni di dollari (in privato, però), la vendita all’incanto, nonostante la base non astronomica, potrebbe rivelare imprevedibili esiti da record.
In compagnia delle artiste

NPG x88512; Barbara Hepworth by Ida Kar
Londra resta una mèta con un sicuro appeal non solo per miliardari in cerca del capolavoro del cuore, ma anche per le tre mostre al femminile annunciate alla Tate Modern: Sonia Delaunay e i suoi tessuti astratti dell’Atelier Simultané, Agnes Martin con il suo minimalismo senza sbavature e la conturbante sudafricana Marlene Dumas. L’itinerario può proseguire in estate alla Tate Britain con la scultrice inglese Barbara Hepworth (giugno-settembre) e, spostandosi fuori città, a Liverpool, con Leonora Carrington, scrittrice e pittrice, una delle ultime surrealiste, morta nel 2011 a 94 anni. Un personaggio da non sottovalutare: inglese, di famiglia alto-borghese, 19enne era già al fianco di Max Ernst (46enne). Costretta dal nazismo alla fuga in Spagna, conoscerà l’internamento negli ospedali psichiatrici per una profonda depressione, ma in seguito si riprenderà in Messico, diventando la capostipite del surrealismo latino-americano.

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In linea con la tradizione messicana, consigliamo una mostra speciale a New York. Non la solita retrospettiva su Frida Kahlo che illustra tutti gli anni di produzione con un’attenzione morbosa alla sua sofferta biografia, ma un particolarissimo primo piano sui suoi interessi naturalistici, l’ossessione per piante e fiori dal significato spesso simbolico. Anche il luogo che ospiterà la mostra dal 16 maggio ci dice qualcosa: siamo dentro al Botanical Garden dove viene ricostruita la Casa Azul dell’artista e dove sfila un «erbario» raro, dal sapore precolombiano e folkloristico, uscito dai pennelli di Frida.
Fra le donne entrate nel mito figura nel 2015 anche Cleopatra: la regina d’Egitto volerà in cieli lontani, alla volta di Singapore (4 maggio), per poi sbarcare a Madrid, presso il Centro de Exposiciones Arte Canal (27 novembre – 3 maggio 2016). Molti i ritratti esposti e anche i monili: come sempre, si trovano nelle teche diversi bracciali a forma di serpente, che legano l’animale alla sua morte (si dice avvenuta per il morso di una vipera), ma nessun gioiello con quelle fattezze proviene in realtà dal suo paese d’origine, li possiamo considerare «presenze leggendarie».

Da non mancare, nel giro delle artiste, una intensa tappa romana, al Maxxi. Ad aprile, si inaugurerà Good Luck di Lara Favaretto, un progetto che è frutto di una lunga ricerca sul tema degli «scomparsi». L’anno italiano può comunque cominciare prima, con una sosta in Puglia, a Novoli (Lecce). Qui, il monumentale falò della Fòcara verrà acceso il 16 gennaio da Jannis Kounellis. Venticinque metri di pira e un cumulo di 80mila fascine di tralci di vite daranno luogo alla «festa del fuoco». Kounellis che per anni ha liberato l’energia delle fiamme nelle sue bombole, qui si confronta con un rito collettivo che sprigiona fermenti vitali: sarà lui a progettare l’installazione del falò, il manifesto e un multiplo d’autore.
Una giungla poco urbana
Naturalmente, la calamita culturale del Belpaese nel 2015 sarà Milano con la sua Expo e non solo. Leonardo è il «volto» scelto per aprire le danze internazionali: l’appuntamento è per il 15 aprile a Palazzo Reale. Lo stesso luogo accoglierà un’altra mostra da non sottovalutare in omaggio al genio di Giotto (in settembre), considerata l’evento conclusivo del «semestre Expo».

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Il nord non disdegna anche progetti visionari: a Venezia, in primavera (dal 6 marzo), sarà protagonista al Palazzo Ducale il Candore arcaico di Henri Rousseau, pittore non scontato nel cartellone italiano. Il viaggio assicurato è doppio, si lasciano alle spalle le strade trafficate per entrare in foreste incantate e giungle tropicali in compagnia di un artista onirico. Anche Torino pullulerà di presenze sognanti: uccelli, stelle e lune di Joan Mirò inaugureranno l’accordo di cooperazione tra il Reina Sofía di Madrid e i Musei di Torino. Nella seconda parte del 2015 sarà allestita sotto la Mole una rassegna con sessanta opere, molte delle quali mai uscite dai confini spagnoli.

Infine, da Torino a Parigi, il tratto è brevissimo. Vale la pena andare per godersi gli ultimi giorni della mostra su Hokusai, al Grand Palais (finisce il 18 gennaio). E sognare, per il 2016, un volo intercontinentale alla volta del Giappone, quando a Tokyo aprirà il tanto atteso museo dedicato al poetico cantore del «mondo fluttuante».