Sarà anche vero che il Movimento 5 stelle non ha correnti ma al massimo qualche spiffero, come ironizzava solo qualche giorno fa Beppe Grillo, ma adesso quegli spifferi stanno facendo sbattere molte porte. Dopo Tommaso Currò, il deputato che il 16 dicembre scorso ha sorpreso tutti dando l’addio al gruppo, ieri a lasciare sono stati altri tre parlamentari del M5S, i senatori Giuseppe Vacciano e Ivana Simeoni e il deputato Cristian Iannuzzi, questi ultimi madre e figlio. Tutti e tre con motivazioni che non hanno permesso a nessuno, né in rete né tra i cosiddetti falchi, di dare avvio alla solita sequenza di insulti e insinuazioni che solitamente accompagnano simili scelte. «In questi mesi più di una volta mi è sembrato che alcuni dei principi» del M5S «fossero stati messi in secondo piano o accantonati per un ’bene superiore’» scrive su Facebook Vacciano – che a palazzo Madama ricopre la carica di tesoriere del gruppo – aggiungendo di aver già consegnato la sua lettera di dimissioni. Dimissioni «dal Senato e non dal gruppo parlamentare», specifica il senatore scongiurando così possibili speculazioni. E la senatrice Simeoni rincara la dose: «Determinate situazioni interne al mio gruppo parlamentare e le ultime votazioni sul blog mi hanno fatto perdere fiducia nel progetto iniziale a cui avevo aderito con passione e amore».
Per il M5S si tratta di un altro colpo, altri pezzi che se ne vanno nell’indifferenza dei vertici impermeabili come al solito a ogni critica. Del resto il conto di chi ha lasciato parla da solo: tra i banchi di palazzo Madama sono rimasti solo 37 dei 54 senatori iniziali mentre 17 sono usciti, chi perché espulso, chi perché non ce la faceva più a sopportare decisioni prese dall’alto, l’impossibilità di esprimere una critica, gli insulti dei falchi e della rete. Nove, invece, i deputati usciti. Come ha fatto ieri Cristian Iannuzzi che solo pochi giorni fa, il 17 dicembre, si sfogava anche lui si Facebook: «Questo non è più il Movimento 5 stelle di cui parlava Beppe dai palchi». Un malessere generale che un’altra ex come la deputata Paola Pinna, ultima cacciata insieme al collega Massimo Artini, in un’intervista alla Nuova Sardegna ha riassunto così: «In parlamento il M5S è una prigione: espulsioni e fiducia cieca nei leader».
Anche se abbondantemente nell’aria, le dimissioni di ieri rischiano ora di avere un effetto dirompente tra le truppe grilline. Venerdì, nella notte in cui al Senato si è votata la legge di stabilità, era stato proprio Vacciano a dar voce alle proteste dei 5 stelle: «Ci chiedete di votare la fiducia su Topolino», aveva detto riferendosi agli errori contenuti nel provvedimento. Fedele alla linea, ma non per questo disposto ad accettare tutto. Come quando – in controtendenza rispetto alle indicazioni di Grillo – scelse di votare Pietro Grasso alla presidenza del Senato. Ma anche come quando ha deciso di non subìre in silenzio la decisione di Grillo e Casaleggio di nominare un direttorio alla guida dei gruppi parlamentari. Al punto da inviare una lettera ai colleghi in cui si diceva pronto alle dimissioni. Cosa avventa puntualmente ieri.
Vacciano, e con lui Simeoni e Iannuzzi, non passeranno però al gruppo misto come hanno fatto altri ex, ma lasceranno Senato e Camera non appena le rispettive aule avranno accettato le dimissioni (cosa che potrebbe avvenire tra qualche mese). Il che significa che verranno sostituiti dai primi non eletti nei rispettivi rami del parlamento. «Fino a quel giorno «continuerò a rispettare tutti gli accordi sottoscritti sia in termini di voto che di restituzione qualitativa e quantitativa delle eccedenze», ha spiegato Vacciano.
L’emorragia interna al M5S sembra dunque destinata a non esaurirsi, Entro i primi giorni del prossimo anno potrebbero infatti uscire un nutrito gruppi di deputati dissidenti che da tempo ritengono chiusa l’esperienza con il M5S. Stando alle voci sarebbero almeno una ventina, pronti dar vita a un gruppo autonomo. Intanto in rete c’è già chi dà per imminente un’ipotetica scissione del M5S, al punto da averne fissato la data in un giorno altamente simbolico: il 25 aprile del 2015.