È toccato al vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, mettere la faccia per tirare la volata al partito campano sempre più avvitato nella spirale «impresentabili» e nel caos della legge Severino. La lista di candidati con pendenze giudiziarie gravi ha solo due regioni segnate in rosso: 4 nomi in Puglia e, si dice, 17 in Campania dove, alla fine, potrebbero essere persino di più.

Il giro di Guerini, ieri nell’hinterland partenopeo e casertano, ha fatto tappa a Napoli con i candidati sindaci, ma la discussione con la stampa è tornata sulla lista che la commissione antimafia presenterà domani e, soprattutto, sugli esiti della pronuncia della Cassazione sulla Severino: Vincenzo De Luca, in caso di elezione, dovrà appellarsi al giudice ordinario e non al Tar per bloccare la sospensione, conseguenza della condanna in primo grado per abuso d’ufficio. Quando e come potrà entrare in carica è materia tutta da esplorare, visto che non ci sono precedenti.

«La decisione della Cassazione non cambia l’essenza della questione» la replica di Guerini. Alla vigilia del voto nessuno vuole dire che la legge verrà modificata, meglio un giro di parole: «Più avanti la politica dovrà riflettere sul tema. C’è una legge decisa dal parlamento in una fase particolare del nostro paese, sulla Severino si è aperto un dibattito in questi mesi, ci sono stati pronunciamenti. Credo quindi che chi sarà chiamato a intervenire su eventuali ricorsi dovrà lavorare». Ironico De Luca: «Keep calm. Sulla base delle anticipazioni di una pronuncia della Cassazione ancora non conosciuta, si è sviluppato un altro episodio della strategia della ‘confusione’. Hanno paura di perdere. In casi precedenti, i giudici ordinari e quelli amministrativi sono arrivati alle stesse conclusioni, garantendo l’esercizio delle cariche pubbliche». E comunque Renzi «ha chiaramente definito la Severino un problema superabile».

Stefano Caldoro, governatore in corsa per la rielezione, e tutta Forza Italia battono sul tasto del caos istituzionale. «Non ci sarà alcun caos, De Luca è candidabile, eleggibile e insediabile – ribatte Guerini -. Se potevamo pensarci prima? Le primarie hanno dato un esito abbastanza chiaro». Sugli impresentabili poi la parola d’ordine è «nel Pd non ce ne sono, non è un problema nostro». A destra però affondano il colpo: «Cito Renzi – replica Caldoro -, disse che la motivazione più forte per fare la legge elettorale era la sicurezza di sapere chi è il presidente del consiglio. Faccio lo stesso appello: noi il giorno dopo dobbiamo avere un presidente di regione».
Sulla graticola della Severino c’è anche il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che però si è detto sereno: «Svariati magistrati amministrativi e giudici ordinari hanno rilevato questioni di incostituzionalità gravissime». Dalla notifica, il sindaco avrà 30 giorni per fare opposizione. Se il tribunale facesse scattare comunque la sospensione, a luglio ci sarà l’appello del processo Why not che gli è costato la condanna in primo grado, procedimento prescritto ad aprile. De Magistris è deciso a chiedere l’assoluzione nel merito ma il tribunale potrebbe chiudere i giochi comunque.
Renzi si è tenuto lontano da Napoli, l’unica sortita l’ha fatta a Salerno, mentre la pattuglia Pd del governo (Delrio, Franceschini, Boschi) è andata in processione dal candidato sindaco di Ercolano, il renzianissimo Ciro Buonajuto. Così fioccano le illazioni: al premier interessa più Ercolano che la regione, preferisce Caldoro a De Luca, ha l’accordo in tasca con Denis Verdini e i socialisti di destra del Nuovo Psi (il partito da cui viene Caldoro) così non si spende per la Campania. La verità è che i dem pensano di vincere comunque: Fi è lontanissima dal 31,66% di cinque anni fa, pezzi dell’elettorato di destra hanno lasciato la barca preferendo De Luca.

«Mi sembra un discorso ipocrita quello del Pd – sottolinea il senatore di Sel Peppe De Cristofaro, della commissione antimafia – gli impresentabili noi non li abbiamo in lista e neppure tra gli alleati. In una elezione con le preferenze e il proporzionale, le liste collegate pesano sul risultato. Domani pubblicheremo i nomi, è tardissimo ma almeno daremo un contributo in tema di trasparenza». L’iniziativa è partita con un paio di settimane di ritardo sull’ufficializzazione delle candidature ma anche i prefetti campani non hanno brillato per rapidità: martedì mancava ancora il vaglio di alcune liste, in particolare del napoletano e casertano.