Non si può dire che essere sindaco di Pechino porti per forza al vertice del potere cinese. Ne sapeva qualcosa Chen Xitong sindaco della capitale tra il 1983 e il 1993. Solo che Chen, appartenente alla «cricca di Pechino», oltre ad aver bollato come «controrivoluzionario» il movimento che occupava piazza Tian’anmen nel 1989, firmando di fatto l’intervento dei militari (salvo pentirsene in seguito, almeno a parole) finì nelle grinfie dei solerti funzionari anti corruzione, probabilmente pilotati dal suo acerrimo nemico, o almeno così si dice, Jiang Zemin. Condannato a 16 anni è morto nel giugno del 2013.

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LA DIRIGENZA CINESE, liturgica allo spasimo, ne diede l’annuncio proprio in concomitanza con l’anniversario dei fatti di Tian’anmen. Il caso di Chen non dovrebbe preoccupare forse troppo Cai Qi, attuale sindaco di Pechino, da novembre 2016. Chen infatti era inviso al potente di turno, mentre Cai, al contrario, viene dato come grande alleato dell’attuale numero uno del Pcc e non solo, Xi Jinping. Anzi, pare che la sua ascesa al ruolo di primo cittadino di una città complessa come Pechino, si debba proprio alla sua strettissima alleanza con Xi Jinping. In Cina funziona così: funzionari che hanno fatto carriera insieme, spesso vedono legati i propri destini.

E – ora come ora – essere nel carrozzone, o nel «partito nel partito», di Xi Jinping potrebbe essere una garanzia per finire dritti nel novero dei più potenti uomini della Cina, ovvero nell’Ufficio centrale del Politburo del partito comunista che proprio quest’anno, presumibilmente a novembre, andrà a Congresso per decidere i cinque, o sette, nomi che accompagneranno il presidente Xi e il premier Li Keqiang nei prossimi cinque anni.

CAI QI NON È UN NOVELLINO: prima di diventare sindaco di Pechino, dopo una carriera da funzionario nel Zhejiang, nel novembre 2014 era stato nominato (da Xi) a capo della Commissione nazionale per la sicurezza, un organo voluto proprio dal numero uno. All’epoca secondo alcuni fonti citate dal quotidiano di Hong Kong South China Morning Post, «venne apprezzato in particolar modo da Xi Jinping quando era a capo della commissione per le riforme politiche, nei primi anni ’90, in Fujian». Già, perché Cai ha operato nella regione del Zhejiang per quasi 15 anni, facendo una brillante carriera dopo essere diventato sindaco di Quzhou nel 1999.
In precedenza ha lavorato nel Fujian, la provincia nella quale è nato nel 1955. E non a caso l’attuale presidente, nonché segretario e «nucleo» del Pcc, ha lavorato in Fujian e Zhejiang nel periodo a cavallo tra il 1985 e il 2007.

OLTRE AD AVERE LA FAMA di riformatore, benché le sue fortune siano più da considerarsi legate al gradimento da parte del boss, Cai è famoso in Cina per il suo utilizzo dei social media. Nel 2013, al termine del Plenum del Pcc, venne promosso. Cai è stato il primo funzionario a comunicare il termine del suo mandato via Weibo: «Compagni, ci vediamo su internet», scrisse annunciando la fine del suo ruolo di capo del dipartimento del personale del Zhejiang. Due giorni dopo è stato nominato governatore della regione. Non solo, perché durante la sua vita sui social ha raccimolato oltre 10 milioni di followers dimostrando grande dimestichezza con il mezzo.

GRANDE PERSONALITÀ, si è distinto nel tempo come un politico molto pratico e determinato nella risoluzione dei problemi. A una madre che si lamentava con lui – su Weibo – perché il figlio era costretto a bere alcol per compiacere il suo boss (una pratica piuttosto comune nelle aziende cinesi) Cai Qi aveva risposto perentoriamente: «Dove lavora tuo figlio? Ovviamente deve smettere di bere».

Poi aveva dovuto comunicare ai suoi followers che li avrebbe abbandonati per un po’: il ruolo di capo della commissione per la sicurezza non gli avrebbe consentito di utilizzare la rete con la stessa spavalderia di prima: questioni di sicurezza nazionale, naturalmente. E infine e a novembre la carica di sindaco di Pechino e la prima apparizione pubblica per parlare dei problemi della città, a gennaio. Una conferenza dal tema obbligato, l’inquinamento, durante la quale Cai Qi ha annunciato il suo piano per combattere le cause della cappa di smog che annienta il respirto dei pechinesi, attraverso lì’istituzione di una apparente stramba «polizia anti inquinamento». E già si parla di lui come potenziale membro dell’Ufficio centrale del Pcc che a fine anno rinnoverà i suoi membri. Innegabilmente lui e Wang Qishan, il capo dell’anticorruzione, sono considerati in ascesa. Sempre che la nuova carica non porti a problemi, più che a nuove glorie.