La destra romana è attonita, la sinistra plaudente con moderazione, il movimento lgbt scavalcato in radicalità. Il diavolaccio Ignazio Marino ha ancora spiazzato tutti trascrivendo sedici matrimoni omosessuali celebrati all’estero. Hai voglia a dire, come fa Alfano, che è un gesto illegale, che il prefetto di Roma, cancellerà gli atti, rimane un avvenimento politico mondiale, ripreso in ogni dove: nel centro nella cattolicità per la prima volta le famiglie gay sono arrivate fino all’anticamera dell’aula dove si celebrano i matrimoni eterosessuali. Marino, l’amico del cardinale Martini, il sindaco che ha buon dialogo con Bergoglio, ha messo in riga tutti, infischiandosene delle scomuniche del Vicariato (nel gioco delle parti erano inevitabili), delle sceneggiate di sparuti gruppi di irriducibili fascisti, di un centro destra istituzionale, che rabbiosamente ulula denunce e ricorsi.

La sua maggioranza, che a giorni dovrà affrontare in Consiglio 5 mila emendamenti presentati da Alemanno e soci, sulla delibera d’istituzione del Registro sulle Unioni Civili, mostra il volto della soddisfazione, per nascondere la preoccupazione. È chiaro a tutti che ciò che è avvenuto ieri nella sala della Protomoteca, è uno scossone alle sabbie mobili governative e parlamentari. Alle consuetudini curiali, al rassicurante rivendicazionismo dei movimenti. Ci voleva un “cavallo matto” come Ignazio Marino, ad abbattere il muro della acquiescienza che tutti i primi cittadini di sinistra e di centro sinistra hanno costruito per non farsi massacrare dai chierici dell’Urbe. Tra quelle coppie, i loro parenti e amici, i rappresentanti delle reti associative si è capito bene che si assisteva, con posto in prima fila, al disfacimento di diversi tabù, alla fine di un’era.

La destra italiana non è pronta, nonostante l’attivismo di Luxuria, che giustamente prova a utilizzare Pascale per arrivare a un Berlusconi non mal disposto.La sinistra di governo si contorce, tra la necessità di mantenere in piedi una maggioranza di cui i voti di Giovanardi, Sacconi, Roccella, Casini sono al Senato indispensabili e, di non ripetere le figuracce del passato. Renzi è seriamente intenzionato a districare la matassa, ma ora che Marino lo ha tirato per la giacchetta, l’uomo che ama la velocità non potrà certamente farsi superare da un cattolico sfrontatamente laico. Non stupisca il silenzio degli ex amministratori delegati della ditta, che erano finalmente arrivati ad ammettere che qualcosa bisognava pur fare, ora son tornati a occuparsi solo dei temi tradizionali, continuando a non capire che una delle ragioni che li ha portati alla sconfitta risiede proprio nella loro incapacità di comprendere come è cambiato il mondo. Un po’ come succede ai cardinali della Curia che non hanno mai messo piede in una periferia, che sia fatta di catapecchie, di emarginazioni sociali, di ingiustizie trasversali. Le gerarchie ex comuniste italiane e quelle delle opulente diocesi del bel paese sono abituate a rivendicare il pane (tema certamente decisivo per la vita delle famiglie), ma ad essere, se va bene, indifferenti alle rose. Marino invece ride, tra le coppie omosessuali, tra i bambini dei rioni, tra i ciclisti arrabbiati; ride ma non è scemo come qualcuno continua a pensare.

Il governo della città lo giudicheremo nel tempo, intanto il sindaco combatte contro la corruzione dilagante, le furberie dei costruttori di opere indispensabili per la città, inaugura asili nido e, propone Roma come metropoli contemporanea, che al pari delle altre punta tutto sui talenti, tecnologia, tolleranza. Una bella lezione per tutto il Pd e il suo segretario, con cui va d’accordo e ne sostiene lo sforzo innovatore, che però sollecita ad avere più coraggio, a superare quella troppo evocata “timidezza” sui diritti. Perché quelle sedici coppie sono solo la punta di un iceberg, composto da decine di migliaia di famiglie omosessuali, che non si possono permettere un matrimonio all’estero, che hanno come tutte le coppie problemi di precarietà, lavoro, casa e, in più subiscono odiose discriminazioni. A loro bisogna pensare, subito, dopo decenni di colpevole latitanza. Da ieri tutto questo è più chiaro.