Lovet ha appena 17 anni, quando era più piccola viveva con la nonna in un villaggio della Nigeria, poi la nonna è morta, è andata a vivere con il padre che però aveva una nuova famiglia e Lovet non andava per niente d’accordo con la matrigna, quindi è scappata nella megalopoli di Benin City e lì tramite una conoscente ha deciso di partire per cercare lavoro in Europa, dove è arrivata sì – in Italia – ma per prostituirsi a dieci euro a cliente e ripagare il suo debito. Adesso vive sotto protezione, studia, ma ha ancora paura che gli sfruttatori la rintraccino. La sua è una delle tante storie contenute nel rapporto di Save the Children «Piccoli schiavi invisibili» sulla condizione dei minori vittime della tratta di esseri umani presentato a Roma alla vigilia della Giornata mondiale contro la tratta che si celebra oggi.

Sono sempre di più i minori non accompagnati, soli, che sbarcano sulle coste siciliane dai porti libici di el-Gatrun, Sebha, Brach , Tripoli, Zuara, Sabratah o che arrivano via terra, via aereo, con viaggi spesso lunghissimi e pieni di pericoli, violenze, torture. Nei primi sei mesi del 2016 i minori, sia maschi che femmine, arrivati via mare in Italia sono stati 11.608, il 90 per cento senza un adulto di riferimento ad accompagnarli nel viaggio. Un numero più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. In forte aumento sono proprio le ragazze nigeriane come Lovet (3.529 ne sono sbarcate finora quest’anno) e sempre più giovani, in molti casi appena adolescenti tra i 15 e i 17 anni ma anche più piccole. Il percorso delle nigeriane è codificato: il patto con i trafficanti è stipulato con un rito juju o voodoo, l’attraversamento del Sahara parte da Agadez, lo smistamento in Campania, il debito del viaggio si somma a quello per la casa e il mantenimento in Italia e con le multe per le ribellioni, per i farmaci e la droga somministrata per sopportare quella vita non scelta.

Oltre alle unità di strada che riescono a intercettare ragazze come Lovet, Save The Children ha inaugurato in questi giorni una nuova Helpline telefonica, per assistenza legale e psicologica gratuita, attiva dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 17 con un servizio in sei lingue (cioè anche in tigrino, somalo e farsi) al numero verde 800141016.

La tratta è la terza fonte di lucro per le organizzazioni criminali dopo armi e droga e il 12 per cento dei trafficanti arrestati è di nazionalità italiana. Non ci sono solo le nigeriane, ma anche le minori albanesi, le rumene, il loro arrivo da sole è aumentato da quando per passare la frontiera non hanno più bisogno di visto, essendo i loro paesi entrati nell’area Schengen. Le giovani dell’Est Europa hanno altri percorsi, spesso una rete individuale di conoscenze in loco e vanno spesso a lavorare come cameriere e bariste al nero. O avviate anche loro alla strada da qualche «fidanzato» sfruttatore.

I minori albanesi (1.453 tra maschi e femmine) sono al secondo posto per numero di presenze in Italia e si concentrano soprattutto in Toscana e Emilia-romagna. Segnalata in forte crescita è la presenza di ragazzini egiziani, anche di 12-13 anni che arrivano dopo un viaggio di una o due settimane per mandare i soldi a casa lavorando al nero in pizzerie, panifici, autolavaggi o scaricando pancali di frutta e verdura per i mercati a dieci euro a camion.

Spesso i minori una volta arrivati in Italia si «inabissano» per tentare di essere registrati altrove, nel Nord Europa. Ed è quello il momento in cui possono rimanere intrappolati in circuiti illegali e di spaccio. Per questo Raffaella Milano di Save The Children spera che passi presto il ddl per fornire un sistema nazionale di protezione e accoglienza dei minori non accompagnati che ha recentemente ripreso il suo iter dopo mesi di stallo.