La prima settimana lavorativa di Trump si apre con la firma di tre ordini esecutivi riguardanti Ttp, assunzioni governative e diritto all’aborto.

Il ritiro degli Stati Uniti dalla Trans Pacific Partnership, l’accordo di libero scambio firmato lo scorso anno da Barack Obama con altri 11 Paesi del Pacifico, è in realtà una mezza notizia in quanto il Congresso si è finora rifiutato di ratificarlo, ma durante la campagna elettorale il ritiro dal Tpp è stato un vero cavallo di battaglia del candidato Gop, che su questo si era paradossalmente trovato vicino alle posizioni di Sanders e della sinistra americana. Ora, stando alle sue dichiarazioni, gli Stati uniti daranno inizio a negoziati commerciali con i singoli Stati che fanno parte della Trans Pacific Partnership, «difendendo così i diritti dei lavoratori statunitensi».

Con un secondo decreto il neo presidente ha congelato le assunzioni del governo federale, «fatta eccezione per quelle militari», come lui stesso ha dichiarato. Anche qui si tratta di una delle sue promesse elettorali per il primo giorno alla Casa Bianca, e di un provvedimento già messo in atto tanto da Carter quanto da Reagan ma che nel 1982 era stato bollato come inefficace dal Government Accountability Office (Gao), l’ente governativo che fornisce il controllo, la valutazione e i servizi investigativi per il Congresso degli Stati Uniti.

Il terzo dei provvedimenti è quello che sta facendo maggior scalpore in quanto l’ordine esecutivo che taglia i fondi federali alle Ong internazionali che praticano aborti o forniscono informazioni a riguardo, arriva letteralmente il giorno seguente la gigantesca manifestazione delle donne che ha portato oltre 4 milioni di persone in piazza. Si tratta di un provvedimento che, dalla sua introduzione dall’amministrazione repubblicana del 1984, è stato revocato da tutte le amministrazioni democratiche e puntualmente reintrodotto da quelle repubblicane che si sono succedute. L’ultimo a cancellare il bando era stato il presidente Barack Obama. Questo provvedimento non solo ha un effetto sulla pratica dell’interruzione volontaria di gravidanza, ma neanche sulla prevenzione e sulla contraccezione.

Visto che i tagli puntualmente arrivano ad ogni cambio di casacca, le associazioni e i consultori di Planned Parenthood si erano già messe a riparo garantendosi un record di donazioni da parte di privati già dal giorno successivo all’elezione di Trump, e nelle ultime settimane governatori e sindaci democratici hanno a loro volta rafforzato le leggi locali che garantiscono il diritto all’aborto. Trump però spacca ulteriormente il Paese: negli Stati democratici sarà ancora possibile interrompere una gravidanza, fare un test per l’Hiv gratuito e avere facile accesso a tutti i metodi contraccettivi, negli Stati repubblicani, invece, si riporterà ancora una volta indietro l’orologio dei diritti civili.