La partita in Grecia sembra ancora aperta. Ancora non è chiaro come andranno a finire le negoziazioni del governo Tsipras con le istituzioni Ue e il Fondo monetario internazionale, se vi sarà una qualche forma di compromesso o uno strappo definitivo. Fra gli stessi sostenitori di Syriza, non c’è un consenso su cosa ci si debba augurare.

Quel che è sicuro è che la maggior parte dei commentatori, mostrando una certa equidistanza, non mostra un marcato interesse nella ricostruzione del precedente contesto. Così è rimasta abbastanza nel buio una delle notizie più esplosive dal «fronte greco».

Ambrose Evans-Pritchard, giornalista britannico «conservatore burkiano» (dal nome del liberale inglese che avversava la Rivoluzione francese) non è certo incline al radicalismo di sinistra, afferma che la crisi del debito greco è la «guerra all’Iraq della finanza».

Avrebbe senso una discussione ignorando le falsità sulle armi di distruzione di massa? O togliendo dal tavolo le manipolazioni della coalizione degli invasori?

Il 17 giugno si è tenuta al Parlamento greco, al cospetto della presidente dell’Assemblea e del premier Tsipras, la presentazione del rapporto preliminare della Commissione per la verità sul debito pubblico greco costituita ad aprile. Il belga Eric Toussaint del Comitato per l’annullamento del debito del Terzo mondo (Cadtm) è stato scelto dalla presidente Zoe Konstantopoulou (che ha promosso la Commissione) per il coordinamento scientifico. Chi segue da tempo le vicende di finanza legate a debiti internazionali sa che il Cadtm è il soggetto più qualificato e preparato per un compito del genere, attivo dagli anni Ottanta in questo campo: lo stesso Toussaint è stato il coordinatore dell’analoga Commissione che ha lavorato sul debito dell’Ecuador, su impulso del governo Correa.

I contenuti del Rapporto preliminare, on line dal 18 giugno nel sito istituzionale del Parlamento greco, sono esplosivi.

Investigando come si è formato il debito pubblico greco dalle origini e il modo in cui si è ingigantito sotto la tetra tutela della Troika, evidenzia come tali meccanismi abbiano fondamentalmente salvato le grandi banche d’affari; le istituzioni fossero consapevoli di creare un debito impagabile e insostenibile (vengono citati documenti riservati usciti alla luce); di come gli accordi del 2010 abbiano prodotto costi aggiuntivi innecessari; di come si siano trasferiti i debiti delle banche su creditori istituzionali come il Fondo europeo di stabilità i cui soldi sono entrati direttamente nei forzieri degli istituti finanziari esposti, anziché avvantaggiare il popolo greco; di come i piani di aggiustamento si siano tradotti in misure lesive dei diritti umani.

Il debito greco insomma è in larga parte illecito, illegittimo ed odioso, il che costituirebbe una salda base giuridica per il suo annullamento.

È stato violato ogni genere di norma: diritto europeo, internazionale, Costituzione greca, il regolamento interno del Fmi.

L’introduzione della Commissione termina così: «Rendendo questo rapporto preliminare disponibile alle autorità e al popolo greci, si spera che costituirà uno strumento utile per coloro che vogliono uscire dalla distruttiva logica dell’austerità e difendere ciò che oggi viene messo in pericolo: diritti umani, democrazia, dignità dei popoli e il futuro delle prossime generazioni. In risposta a coloro che impongono misure ingiuste, il popolo greco dovrebbe rispondere con Tucidide riguardo la costituzione del popolo ateniese: “di nome è denominata una democrazia, perché l’amministrazione è gestita in vista degli interessi dei molti, non dei pochi”».